COMUNE. L'amministrazione allarga il campo e ci riprova. Ma ci sono i primi furti
Ecco il frutteto condiviso In via Biasi agrumeti e orto saranno gestiti dal quartiere
Si sono portati avanti col lavoro prendendo alla lettera il concetto del frutteto condiviso. Così in via Biasi, un attimo dopo l'eliminazione delle recinzioni che delimitavano l'area di mille metri quadri in cui l'amministrazione municipale ha messo a dimora le piantine di agrumi, qualcuno ha deciso di raccogliere i pochi frutti già disponibili, sottraendo all' orto i primi prodotti, forse anche un po' acerbi.
L'INCONVENIENTE Del furtarello poco importa probabilmente al gruppo di residenti che ieri pomeriggio si è radunato all'inaugurazione del frutteto pubblico. Il blitz ha fatto più che altro sorridere. La speranza è che d'ora in poi quelle piante di mandarini nostrani e cinesi, aranci e limoni protetti da un filare di ulivi, siano davvero un bene comune. Da condividere, non da rubare. Da gestire insieme, coltivare in gruppo. Al pari dell'orto che il sindaco Massimo Zedda, l'assessore al Verde pubblico Paolo Frau e il presidente della commissione Alessio Alias sperano possa già dai prossimi giorni essere inventato dalle persone del rione. Qualcuno la disponibilità l'ha già data, resta da vedere se poi le idee e i propositi si tradurranno in azioni concrete.
GLI ESEMPI Perché se è vero che in città gli orti urbani hanno preso piede da oltre un anno, quelli direttamente gestiti dai “giardinieri del Comune” stanno dando i loro frutti. Vedi l'orto dei Cappuccini di viale Merello, dove nelle aiuole ben curate in un angolo protetto del parco stanno maturando le fragole e un bel po' di essenze.
Piange , invece, l'orto di Mulinu Becciu. Qui il progetto non sembra aver attecchito più di tanto. Dopo un primo periodo di entusiasmo, le aiuole sono ora ricoperte dalle erbacce. Davide Salaris a Mulinu Becciu ci abita, c'è cresciuto: «Peccato, sbotta. Le prime melanzane appena spuntate se le sono prese, poi col tempo l'orto è stato abbandonato». Intorno il giardino è in perfetto stato. Sull'erba giocano i bambini. «Che, forse, se coinvolti insieme agli anziani avrebbero potuto darecontinuità culturale alla cura di ortaggi e verdura. È accaduto anche nell'ex cava recuperata di Monte Urpinu, dove l'orto urbano in area privata è stata spazzato via dall'incuria e dalla mancanza d'acqua disponibile per l'irrigazione. Adesso spetta al frutteto di via Biasi rilanciare l'idea di un'oasi verde davvero condivisa dalla cittadinanza. Scommessa difficile ma non impossibile, che ha però bisogno di tempo e di una piccola rivoluzione culturale.
LA SCOMMESSA L'amministrazione municipale ci crede e investe. Racconta Paolo Frau: «A Sant'Elia, dopo il furto di alcune piante, c'è stata la rivolta del quartiere, una presa di posizione in difesa di un bene pubblico sentito come bene dell'intero rione. E anche l'orto tra le piante è una realtà in divenire. Nel frutteto di via Biasi abbiamo predisposto gli allacci dell'acqua, chi volesse cominciare a piantare pomodori, zucchine o altro può mettersi al lavoro». È stato il presidente della commissione consiliare Alessio Alias a ricordare che «il frutteto, come gli orti e i giardini della città non sono beni del Comune ma beni comuni e i progetti per gestirli insieme hanno una componente sociale ma anche educativa».
LA SCELTA Massimo Zedda: «Stiamo intervenendo nei quartieri che non hanno una riqualificazione in termini di verde diffusa come i naltre zone della città. Diventano luoghi da frequentare e possono essere adottati e gestiti. In questi ultimi anni abbiamo restituito alla città venti ettari di verde, mentre siamo passati da un milione e 600mila euro di investimenti a quasi tre e solo per la manutenzione ordinaria di parchi e giardini».