Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un giorno storico per la Sardegna e si può ripartire

Fonte: La Nuova Sardegna
27 febbraio 2018

Un giorno storico per la Sardegna e si può ripartire
Il 26 febbrario ricorre il 70esimo anniversario dello Statuto sardo

Potremmo dire: compie settant’anni e non li dimostra. Oppure: mostra le rughe della sua età. Infine: 14 lustri non sono bastati per dare alla Sardegna una immagine di vitalità e di rinnovamento. Di tutto un po’. In realtà le cose sono più complesse e più articolate.

Il presidente della Repubblica oggi partecipa a un compleanno di speranze e di fiducia verso un futuro diverso e migliore. Sergio Mattarella è un uomo troppo rigoroso e serio per esprimersi in un contesto come questo cioè una campagna elettorale di veleni, di violenze e di accuse reciproche. Un isolano di Palermo come lui, ricco di esperienza politica e costituzionale, potrebbe dare i giusti consigli a una classe politica che porta sulle spalle una responsabilità enorme. Non parlo di quella di oggi o di quella di ieri ma mi riferisco a tutta una classe dirigente che è obbligata a fare un salto di qualità per poter poi festeggiare gli 80 anni (nel 2028) di una Sardegna rinnovata, innovatrice, al passo delle Regioni più ricche della Penisola.

Non è difficile puntare il dito su chi non ha fatto le scelte che avrebbero consentito all’isola di affrontare i problemi con maggiore determinazione. Ma, diciamoci la verità, i governi nazionali non hanno sempre avuto la sensibilità di capire che questa terra è stanca di assistenzialismo. Vuole crescere, vuole sviluppare le sue parti migliori come il turismo, l’agroalimentare e l’industria che funziona. Vuole salvaguardare l’ambiente pur intuendo che va fatta una legge urbanistica in grado di consentire gli aggiustamenti necessari per migliorare lo standard del sistema turistico.

Non vuole questi trasporti (aerei, ferroviari e viari) non all’altezza di una terra civile che pretende collegamenti rapidi tra il Nord e il Sud, tra il centro e i vari fronti della Sardegna.

Ma oggi vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, vogliamo concedere ulteriore fiducia a una dirigenza politica in chiara difficoltà. Diciamo che deve rinnovarsi al proprio interno e affrontare le questioni con più determinazione. Deve far crescere lo spessore politico e la trasparenza. Deve connotare la sua azione servendosi di armi improprie come la cultura e disinnescare i facili populismi. Più fatti e meno chiacchiere. Le cose si possono e si devono fare. Giorgio Napolitano, predecessore del Presidente Mattarella, disse a Sassari nella visita del febbraio 2012 che i “governi centrali non avevano mai rispettato gli impegni presi con i sardi” e consigliò “di applicare fino in fondo lo statuto speciale per dare risposte alla condizione di insularità”. Ecco, potremmo chiedere a Mattarella, dopo le elezioni, di far pressione sul nuovo governo perché si ricordi della Sardegna e dia seguito alle proposte che arrivano da qui. In una cornice istituzionale, come parte di un grande Paese, e non come

un’isola tenuta ai margini. Per avere più peso non si può aspettare che gli altri decidano al posto dei sardi ma i sardi in Parlamento possono battersi perché un compleanno si trasformi in un giorno storico. Di crescita e di base per un orizzonte senza nubi.