Ottenere il condono di un abuso edilizio, visti i tempi biblici della burocrazia e le carenze di organico negli uffici comunali dedicati, può richiedere anni. E i numeri dell'arretrato lo dimostrano: in Italia su 5,3 milioni di pratiche inevase ben 3,5 milioni risalgono addirittura alla sanatoria del 1985: 33 anni fa. L'ultima legge di condono - la 326 del 2003 - all'articolo 32 prevede che il titolo edilizio in sanatoria si considera rilasciato se, dopo 24 mesi dall'attestazione del pagamento dell'intera oblazione, il Comune non si è espresso in termini negativi sulla domanda.
Opera dunque il cosiddetto silenzio assenso ma a certe condizioni: che l'abuso non sia in zone vincolate, che siano stati corrisposti l'oblazione (al momento della domanda di condono) e il contributo concessorio, nonché siano state presentati tutti gli altri documenti essenziali. Insomma, la pratica deve essere completa, per cui non è sufficiente aver pagato gli oneri. «Ottenere il titolo in sanatoria per silenzio assenso in realtà non è facile - conferma l'avvocato Marcello Vignoli, esperto in materia - e questo perché nella maggior parte dei casi ci sono vincoli che impongono autorizzazioni paesaggistiche o c'è la richiesta d'integrazione della documentazione da parte del Comune, che interrompe i termini». Esattamente ciò che è successo anche a Cagliari in questi anni. (m. le.)