IL CASO.
Allo studio il modo per sanare una situazione che blocca lo scalo industriale Il Porto Canale è abusivo Decadute diciotto anni fa le autorizzazioni paesaggistiche
La ricetta è semplice: per rilanciare il Porto canale è necessario attrarre i traffici intercontinentali mettendo a disposizione delle grandi navi ottimi servizi (gru, fondali, spazi). In poche parole infrastrutture, che però non possono essere realizzate perché le autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dalla Sovrintendenza sono state bocciate prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato. E non da oggi: l'ultima e inappellabile sentenza dei giudici romani risale al 2000. Da quella data sono decadute tutte le autorizzazioni relative al porto industriale cagliaritano che, stando ai documenti, è da considerarsi abusivo. I lavori sono stati eseguiti con autorizzazioni al momento valide, ma poi dichiarate illegittime. I riflessi possono essere drammatici, soprattutto per l'occupazione: lo sviluppo portuale è bloccato e i finanziamenti milionari non possono essere sfruttati.
IL PASTICCIO A giugno dell'anno scorso l'allora commissario dell'Autorità portuale, il capitano di vascello Roberto Isidori, chiama in causa la Sovrintendenza rea, a suo giudizio, di non aver mai emesso un provvedimento che sanasse la bocciatura delle sue autorizzazioni paesaggistiche e il conseguente invalidamento di tutti gli altri atti collegati.
Un missile terra-aria lanciato dal comandante della Capitaneria di porto prima del passaggio di consegne all'attuale presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana. Le conseguenze, come detto, sono devastanti soprattutto in un momento di crisi come questo. Per attrarre navi portacontainer, ed evitare che facciano rotta su scali concorrenti, è necessario realizzare infrastrutture specifiche per il carico e lo scarico delle navi e spazi attrezzati per la lavorazione delle merci. Una strada che al momento è sbarrata dagli intoppi burocratici e che blocca la realizzazione della banchina pescherecci e le due “colmate” destinate alle navi “Roro” (per mezzi gommati e container) e alla nautica da diporto.
LA BOCCIATURA Il direttore della Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana, Fausto Martino, non vuole rimanere con il cerino in mano. «Le autorizzazioni rilasciate a suo tempo dalla Soprintendenza furono annullate dal Tar e dal Consiglio di Stato che diede così ragione ai proprietari dei terreni espropriati su disposizione del prefetto». Martino non fa una difesa d'ufficio e ammette l'errore. «La sentenza dei giudici amministrativi ha smontato in modo articolato l'autorizzazione per la realizzazione del Porto canale. Come è stato possibile che una zona vincolata, con una spiaggia, possa essere trasformata in quel modo»? Mancava la motivazione. «Le autorizzazioni poi bocciate non tenevano conto delle grandi modifiche al paesaggio che il porto industriale avrebbe comportato». Come si esce dal guado? «La normativa da allora è cambiata. Noi rilasciamo solo pareri, se pur vincolanti». Non è possibile una sanatoria? «No, le norme vigenti lo vietano. L'autorizzazione paesaggista viene concessa dalla Regione di concerto con il ministero dell'Ambiente». Solo chi ha titolo può presentare la domanda per l'autorizzazione paesaggistica: Autorità portuale, Cacip o Demanio. «Per il momento non è pervenuto niente, la Sovrintendenza rilascia il parere in tempi brevissimi: 45 giorni». Se quelle autorizzazioni non erano valide 20 anni fa perché dovrebbero essere valide oggi, c'è il rischio di commettere lo stesso errore? «In caso di valutazione ambientale chiunque prenda in esame questa fattispecie non potrà ignorare la sentenza del Tar», afferma Martino. «La vicenda deve essere risolta con la massima attenzione possibile coinvolgendo l'Avvocatura generale e la Direzione generale della Sovrintendenza». Le nuove gru, le banchine, le colmate? «Non è possibile autorizzare la realizzazione vista l'illiceità dei precedenti nulla osta».
L'AUTORITÀ PORTUALE La situazione di “abusivismo” del Porto canale preoccupa il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana. «Stiamo lavorando con Regione, Cacip e Avvocatura per formalizzare la richiesta alla Regione e risolvere la vicenda con un benestare oggi per allora . È un lavoro faticoso, abbiamo recuperato i dossier storici risalenti a decine di anni fa per ricostruire tutti i passaggi». Si può prevedere un termine? «No, però siamo i primi interessati affinché sia fatto nel più breve possibile».
Andrea Artizzu