L'ultimo atto delle celebrazioni dedicate all'intellettuale Statua di Sciola in piazza Gramsci
Non è una delle tante statue di Pinuccio Sciola: quella scoperta ieri in piazza Gramsci ha una storia particolare. «Normalmente», ha raccontato Tommaso, il figlio dello scultore, «quando mio padre vedeva le pietre sulle quali lavorare, aveva un'idea di quello che sarebbe venuto fuori. Per questa scultura, invece, ha cercato proprio la pietra più adatta».
Una pietra che simboleggia la porta del carcere di Turi, uno dei luoghi di detenzione in cui Gramsci fu rinchiuso dai fascisti.
Ieri quella pietra che stava nel “giardino sonoro” di San Sperate è stata scoperta in piazza Gramsci, alla presenza del sindaco Massimo Zedda, dell'assessore alla Cultura Paolo Frau, del presidente della Fondazione di Sardegna (che ha finanziato l'intervento) Antonello Cabras e dei familiari dello scultore (oltre a una vasta rappresentanza di assessori e consiglieri).
Si è trattato dell'ultimo atto dell' Anno gramsciano con il quale è stato celebrato l'ottantesimo anniversario della morte di Gramsci, avvenuta il 27 aprile 1937, dopo anni di detenzione nelle carceri fasciste.
La statua, si diceva, rappresenta la porta della prigione di Turi. Ma, quando sarà illuminata (alcuni problemi tecnici hanno ritardato il completamento), mostrerà anche la luce che continua a esistere oltre le sbarre oltre la prigionia.