L'intervista Da oggi a domenica (e lunedì a Sassari) al Teatro Massimo di Cagliari
N on ha tanto tempo per le interviste, Alessandro Haber, vuole fumarsi una sigaretta e non trova l'accendino. Lo chiama Stefania Sandrelli e, scusandosi, interrompe la conversazione: «Son due anni che non la sento». Ma a chiedergli della sua professione, del personaggio che interpreta nel lavoro di Florian Zeller, “Il padre”, risponde con entusiasmo.
Il protagonista della pièce che debutta questa sera al Massimo di Cagliari per la stagione CeDac è un uomo attaccato dall'Alzheimer. Un argomento doloroso da affrontare.
«Certo, ma non mi pesa affatto perché ho sempre fatto delle scelte ben precise, ho cercato testi che abbiano un significato, facciano riflettere, non siano vacui. Inutile farsi quattro risate a teatro e poi tornare a casa. Avevo letto il copione a Cagliari, durante gli allestimenti de “Il visitatore”, altro bellissimo spettacolo fatto con Alessio Boni. Non mi aveva colpito, l'ho accantonato. Poi mi hanno offerto di metterlo in scena e l'ho rivisto con maggiore attenzione. E scoperto quanto è interessante. Il pubblico vive le stesse ansie e paure che tormentano Andrea e sua figlia Anna, impersonata da Lucrezia Lante della Rovere. Rimane spiazzato dai suoi momenti di buio, dalle assenze, dal non avere più cognizione del presente, né del passato, né del futuro. Lui è come una di quelle isole che si formano e poi spariscono. È buffo, infantile».
E insieme cattivo e cinico.
«Io stesso, con i miei genitori, ho vissuto questo problema e sul palco mi sono liberato dall'angoscia e visto il decadimento senile sotto altre prospettive». Nessuno voleva mettere in cartellone “Il padre”.
«Dicevano che era un soggetto triste, che il botteghino sarebbe stato deserto. Invece ora lo vogliano tutti, abbiamo richieste da ogni parte».
Lei è figlio di un'italiana e di un rumeno, ha vissuto per parecchi anni in Israele. Per questo è così duttile ?
«Non credo siano le condizioni ambientali a darti il talento. Ci sono centinaia di violinisti bravi e cinque geniali. Ho avuto un'esistenza libera e selvaggia e da sempre un'autentica passione per il mio mestiere. Ciò che mi interessa è il mio aspetto artistico, al punto da trascurarmi come persona. Non saprei neanche definirmi, come uomo. Mi faccio assorbire dal testo e dal momento che faccio fatica a memorizzare ho bisogno di concentrarmi sullo spazio, di entrare fisicamente nel personaggio, del sostegno dei colleghi. Sono un attore ed entro nei panni degli altri».
Infatti, dopo l'esordio a vent'anni con “La Cina è vicina” di Marco Bellocchio, Alessandro Haber è stato diretto dai più grandi registi, ha totalizzato sei Nastri D'argento e un lungo elenco di nomination. Nella più sconosciuta veste di cantante ha inciso un cd che si intitola “Haberrante”. Il prossimo film, ne accenna con piacere, è “In viaggio con Adele” di Alessandro Capitani.
Alessandra Menesini