La rabbia di Gianni Chessa dopo la cacciata di Zedda : “È stata una grande vigliaccata politica”.
Le prime dichiarazioni al vetriolo dell’ormai ex Assessore ai Lavori Pubblici Gianni Chessa, che paga l’accordo tra Partito Sardo d’Azione e la Lega: «Io non cedo ai ricatti, rispetto la linea del mio partito».
L’ex assessore non ci sta è arrabbiato e deluso. «Io sono abituato a rispettare le regole della politica, non potevo certo dissociarmi dal mio partito in maniera autonoma», si sfoga Chessa. «Non mi è stato dato il tempo di convocare il comitato cittadino, avrei sentito prima loro ed eventualmente a seconda della decisione presa con il comitato, avrei poi portato un eventuale dissociazione al segretario nazionale e solo allora avrei deciso».
Chessa spiega che Zedda e il PD colpendo lui hanno voluto dare un messaggio chiaro ai Sardisti, ma rivendica l’accordo pattuito in precedenza col Sindaco: «Avevamo un accordo esclusivamente legato alle Comunali, io mi sono dimesso da consigliere e adesso vengo escluso, personalmente lo trovo un gesto profondamente vigliacco e i partiti politici che hanno avvallato questa vigliaccata in futuro pagheranno politicamente questa scelta».
L’ex assessore pur precisando che la sua delusione si ferma sul piano politico e non personale nei confronti del Sindaco, ribadisce:«Non scendo a ricatti con un ragazzino viziato, sono state fatte delle intimidazioni politiche e questo mi dispiace, perché personalmente ho dato molto all’Amministrazione Comunale, sia in termini di voti che come contributo fattivo, ci ho creduto e mi sono impegnato al massimo, Zedda non ha mantenuto la parola, ha tradito il nostro accordo». Il Sindaco ha motivato il ritiro della delega all’Assessore Chessa con la mancata dissociazione da parte di quest’ultimo, avrebbe voluto una dichiarazione ufficiale con la quale si prendessero apertamente le distanze dalla Lega di Salvini. Per Zedda è inaccettabile che in consiglio siedano persone che avvallano alleanze con partiti che sostengono principi legati a discriminazioni razziali, paventa rischi concreti di una deriva già vissuta in passato e conclude dicendo: «C’ è un’etica della coerenza e della responsabilità che recita: fai quel che devi, avvenga quel che può». (Dalila)