Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Edilizia sarda nel caos, bloccati migliaia di atti

Fonte: L'Unione Sarda
17 gennaio 2018

Le norme confuse hanno cancellato 4mila aziende e 38mila occupati

 

 

 

Non sono certo che la pratica sia in regola? La boccio. Le norme che dovrei applicare sono complicate o contraddittorie? Boccio anche quelle. Negli uffici comunali dell'edilizia privata, in Sardegna, funziona così da oltre dieci anni. Il risultato è nei numeri di una crisi nella quale il caos normativo e burocratico hanno una parte di responsabilità: 38mila occupati in meno in un comparto che vale l'11% dei Pil regionale, oltre quattromila imprese chiuse o fallite dal 2008, un indotto sgretolato. Un indotto importante perché il 90% di ciò che entra in un cantiere - secondo i report dell'Ance e della Cna costruzioni - arriva da altri settori dell'industria manifatturiera e del terziario. E perché ogni occupato nell'edilizia ne genera 2,5 nei settori collegati.
DECINE DI MIGLIAIA DI ARRETRATI Il caos è anche nella quantità di pratiche arretrate accatastate negli uffici - decine di migliaia, molte delle quali risalgono a vent'anni fa - nei folli tempi d'attesa per ottenere qualsiasi risposta, nei contenziosi che intasano le aule dei tribunali amministrativi, nella frustrazione dei cittadini che devono ristrutturare casa o solo ottenere un certificato di abitabilità, per non parlare di un'autorizzazione paesaggistica, nella rassegnazione degli imprenditori e dei professionisti onesti. I servizi tutela del Paesaggio della Regione hanno ricevuto 5162 pratiche tra autorizzazioni paesaggistiche e accertamenti di compatibilità: ne hanno smaltito 4.303: l'83,3%. Molti sono dinieghi.
«IMPOSSIBILE METTERE UN MATTONE» «Oggi in Sardegna mettere un mattone è diventato impossibile», sentenzia Pierpaolo Tilocca, presidente dell'Ance, l'associazione dei costruttori edili di Confindustria. «È un sistema bloccato, incapace di rispondere alle domande dell'utenza», gli fa eco Francesco Porcu della Cna costruzioni. «Da sempre ripetiamo che vogliamo realizzare e ristrutturare case non passare il tempo a costruire montagne di carta perché ormai il nostro lavoro sembra essere quello di scrivere e produrre documenti, interpretare leggi, fare il tour degli uffici, collezionare timbri e aspettare, aspettare, aspettare», si rammarica Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato edilizia Sardegna. Dalla parte dei cittadini il discorso è lo stesso.
IL PECCATO ORIGINALE Il peccato originale, a sentire tecnici e addetti al lavori, è il Piano paesaggistico regionale al quale pochi Comuni hanno adeguato i loro Piani urbanistici. Poi la mancanza dei Piani quadro in molti centri storici, le normative nazionali che fanno a pugni tra loro, la carenza di personale negli uffici tecnici di Comuni e Regione e la difficoltà di molti funzionari a leggere tra le pieghe delle leggi.
QUALCHE ESEMPIO Tra mille esempi fattibili ce n'è uno che riguarda le distanze fra edifici. La materia è regolata dai Puc e dal codice civile e fino a poco tempo fa sembrava chiara. Ma oggi, in seguito ad alcune sentenze della Cassazione e del Consiglio di Stato, è cambiata la definizione di sporti e distanze da cui misurare i corpi di fabbrica e non è più univoca. Anche solo il cambio di dirigente all'interno di un Comune può variare il parametro tanto da rendere incerta una precedente autorizzazione edilizia. Il risultato è che la magistratura, chiamata in causa da qualunque interessato, può portare alla demolizione di manufatto regolarmente autorizzato. La confusione è tale che si sospetta di dirigenti, funzionari e assessori, emergono fantasiose teorie complottistiche, trame corruttive, manovre di partito. Da qualche parte ci saranno, forse, ma la verità è spesso molto più semplice: «Il problema è l'applicazione di norme e direttive, le regole, sempre tante e scritte male, quindi interpretabili in modo diverso», dice Meloni.
I FUNZIONARI NON FIRMANO «Organici sottodimensionati, normative complicate e inestricabili generano paura e reticenza: i funzionari pubblici sono sempre più restii a mettere la loro firma su un procedimento perché temono di essere perseguiti», racconta Porcu. «Chi deve chiedere un'autorizzazione deve avere a che fare con pletora di enti e nessuno si assume la responsabilità. La vicenda della balena spiaggiata ricorda molto bene le cose dell'edilizia», aggiunge: «per un'operazione che richiederebbe mezz'ora si devono sentire una ventina di enti. Alla fine la balena si decompone». Una metafora perfetta.
Fabio Manca

 

LE IMPRESE.

Saverio Granata, costruttore, spiega perché la crisi è diventata strutturale

Qualità architettonica, il nodo della commissione

 

 

«Incertezza normativa, burocrazia e frequente introduzione di norme nuove, mancato adeguamento dei Puc al Piano paesaggistico regionale, mancanza dei Piani quadro del centro storico». Per Saverio Granata, cagliaritano, imprenditore edile da generazioni, sono solo i principali problemi che hanno trasformato la crisi del comparto da congiunturale a strutturale.
«Nell'incertezza, tecnici istruttori e dirigenti del servizio edilizia privata tendono ad applicare la più restrittiva delle interpretazioni a danno dell'interesse privato», lamenta Granata. «E spesso il diniego è la strada per superare l'incertezza tanto le controversie amministrative non fanno paura».
LA COMMISSIONE PER LA QUALITÀ Per Granata tuttavia, «la vera arma dell'amministrazione comunale di Cagliari è quella della qualità architettonica gestita da un'apposita commissione». Secondo una norma del regolamento edilizio, all'atto del suo insediamento “e comunque non oltre 60 giorni” la commissione deve stabilire i criteri e metodi di valutazione dei progetti sottoposti al suo esame in rapporto alla qualità formale e compositiva degli interventi.
«Ebbene, questo documento non esiste», sostiene l'impresario. Significa che i criteri da adottare dipendono dall'interpretazione che ogni dirigente dà delle innumerevoli norme.
FIDEJUSSIONI E CREDITO Ma anche quando si ottiene una concessione edilizia i problemi non sono finiti. Esiste una norma che si applica alle nuove costruzioni e impone il rilascio di una polizza decennale e, nel caso di immobili da costruire, una fidejussione pagabile a prima vista, pari a gli importi incassati dall'impresa prima della consegna dell'immobile. «Una fidejussione come questa è pari ad uno scoperto per un'impresa e non tutte le imprese sono affidabili per le assicurazioni», conclude l'impresario. «Questo è un'ulteriore ostacolo, per molti insormontabile, che si aggiunge al difficile rapporto che il comparto ha con il sistema bancario».