Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Via Gallinara, il pm indaga sulla dirigente del Comune

Fonte: L'Unione Sarda
5 gennaio 2018

Dopo lo stop alla demolizione della palazzina e il rilascio della concessione

 

 

 

Dieci anni di inchieste penali, cause amministrative, sequestri del cantiere, ordini di demolizione, pronunciamenti sulla liceità o meno a costruire un edificio di sei piani a ridosso di Molentargius e ancora non basta: sulla palazzina di via Gallinara 20 si apre un nuovo fronte giudiziario. Questa volta al centro delle verifiche c'è il comportamento del Comune. Lo scorso ottobre Manuela Atzeni, nei tre giorni in cui (dall'11 al 13) è stata responsabile pro tempore del servizio “Edilizia privata”, ha disposto il rilascio della concessione edilizia alla società che aveva realizzato lo stabile: decisione in contrasto con quelle precedenti dello stesso ufficio ma conforme, è spiegato nell'ordinanza, a quanto stabilito in via «esecutiva» dal Tar qualche mese prima. Ora il pm Giangiacomo Pilia, destinatario di un esposto firmato da Sandro Mazzella e Alberto Onali, residenti nelle abitazioni adiacenti, ha aperto un'inchiesta per abuso d'ufficio a carico della dirigente: vuole capire se l'iniziativa sia regolare.
LA VICENDA Per stabilirlo sarà necessario riprendere la vicenda dall'origine, incentrata sulla posizione dell'edificio (a ridosso dello stagno) e sull'eventuale obbligo di avere, in casi simili, l'autorizzazione paesaggistica prima di posare un solo mattone. L'assenza di questo benestare era stato ritenuto insuperabile dal Consiglio di Stato, che nel 2012 aveva annullato la concessione edilizia del 2007 (sentenza confermata nel 2013 dalla Cassazione); ma di recente, dopo gli ulteriori ricorsi dell'impresa edile, il Tar ha «riattivato» la procedura per la licenza e specificato che, essendo stata presentata nel 2017 una «istanza di autorizzazione paesaggistica», nella valutazione ci si doveva basare «tenendo conto della normativa» attuale. Municipio e Regione questa volta hanno ritenuto non necessario il benestare paesistico e inesistenti eventuali vincoli archeologici o ambientali. Così la società ha avuto il via libera.
NEL 2012 Ennesima tappa di un percorso cominciato il 4 luglio di undici anni fa col permesso a costruire ottenuto dalla “Progetto Casa Costruzioni srl”. I confinanti fanno ricorso, ma nel 2008 il Tar dà loro torto. Nel maggio 2009 il cantiere viene messo sotto sequestro e il costruttore e il geometra della società sono accusati di abuso edilizio e falso per la violazione del piano attuativo di lottizzazione e del regolamento edilizio comunale (vietavano la costruzione di palazzi tra le ville) e per l'assenza dell'autorizzazione paesaggistica e di uno studio che stabilisca se l'intervento poteva pregiudicare l'ambiente. Nell'aprile 2012 il Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar e ritiene «illegittima» la concessione edilizia: i lavori non dovevano neanche iniziare, l'edificio in via Gallinara è abusivo. Nel frattempo però il pm ha archiviato l'inchiesta, il palazzo è stato ultimato e gli appartamenti sono stati venduti.
IL TAR Cosa accade in seguito è spiegato nel nuovo esposto. Nell'ottobre 2012 l'ingegnere Riccardo Castrignano, dirigente del Servizio edilizia privata del Comune, in esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato ordina la demolizione della palazzina. Nel 2015 la Progetto casa costruzioni presenta allo stesso ufficio «un'istanza di accertamento di conformità» che però viene respinta. Qui interviene ancora una volta il Tar, cui la società si è intanto rivolta, che nel giugno 2017 «annulla l'ordinanza di demolizione» e «riattiva il procedimento di rilascio della concessione». Su questa decisione pende ancora il ricorso al Consiglio di Stato. L'11 ottobre in sostituzione della nuova dirigente del Servizio edilizia (malata) viene nominata fino al 13 dello stesso mese Manuela Atzeni, allora a capo del «Servizio provveditorato ed economato».
LA CONCESSIONE Atzeni studia le carte e spiega: la sentenza del Tar «è esecutiva perché non è stata chiesta la sospensiva» e a essa ci si deve «conformare»; a domanda, il «Servizio comunale pianificazione strategica e territoriale» ha risposto attestando «l'inesistenza di vincoli paesaggistici» sull'area di via Gallinara; così anche «la Regione»; inesistenti anche eventuali «beni archeologici». Dunque, «non risulta necessario acquisire l'autorizzazione paesaggistica per la realizzazione delle opere», ed essendo «venuto meno il vizio della sua mancanza» non c'è l'obbligo «di acquisirla ora per allora». Da qui la decisione di rilasciare la concessione. Nell'esposto i residenti, che si sono rivolti all'avvocata Silvia Boggio, sottolineano che «nessuna rilevanza viene data ai problemi di volume, altezza e distanza dai confini che presentava il fabbricato». Ora sarà la Procura a stabilire se qualcosa non va.
Andrea Manunza