Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il mayday del Porto canale

Fonte: L'Unione Sarda
4 gennaio 2018

Grande preoccupazione tra i lavoratori: traffico container in calo del 70%

 

 

 

La Cgil: «Il transhipment è morto, serve diversificare»

 

 

 

 

Per il momento i sindacati sono riusciti a rispedire al mittente la richiesta di cassa integrazione per nove lavoratori. Ma è solo una questione di tempo. Se il traffico merci del Porto canale non effettuerà un radicale cambio di rotta, presto i rappresentanti sindacali dovranno difendere le buste paga di oltre 700 lavoratori. Lo scalo commerciale cagliaritano sembra destinato a schiantarsi contro la crisi.


IL BICCHIERE MEZZO PIENOIl Porto canale è una nave alla deriva? Massimiliana Tocco è una sindacalista della Cgil che con i colleghi della Cisl combatte una battaglia che non lascerà feriti. «Questo è il momento della svolta: o abbandoniamo tutto o prendiamo la decisioni che possono salvare e rilanciare lo scalo». Qual è la vostra ricetta? «Il traffico dei container è crollato drasticamente a maggio dell'anno scorso. Come annunciato dalla Cict (la concessionaria del porto) il taglio della linea Ios (Indian ocean service) ha causato la diminuzione del 70 per cento». Da allora è iniziato l'incubo dei dipendenti, degli agenti marittimi e di chi in qualche modo guadagna dal traffico dei container. «La Cict ci rassicurava: “tranquilli, i traffici riprenderanno”». Per il momento l'orizzonte è incerto e non rasserenante. «Le grosse compagnie si sono fuse in una triplice alleanza che decide il bello e cattivo tempo nei porti», spiega la sindacalista. «Il nostro Porto canale non è più appetibile per un motivo molto semplice: siamo un'isola e non abbiamo infrastrutture, come le ferrovie, che consentono una rapida consegna delle merci in Europa». Nuove gru, tasse dimezzate, zona franca o simili sono agevolazioni poco convincenti. «Gli armatori preferiscono Tangeri, dove la manodopera costa 3 dollari all'ora contro i 23 dell'Italia o Gioia Tauro che può distribuire i container con i treni».

LA MORTE DEL TRANSHIPMENT Come salvare il Porto canale? «Il minimo sindacale sono le agevolazioni fiscali e le gru per i nuovi colossi del mare. Pensiamo che il transhipment (il trasbordo di container da grandi navi a più piccole per la distribuzione) è destinato al declino. Per salvarci è necessario - aggiunge Tocco - stringere partnership con uno dei tre colossi». Il futuro passa attraverso la diversificazione, «sia nel trattare e lavorare le merci che nella gestione del Porto canale». Ora c'è il monopolio. «La Cict ha condizioni davvero favorevoli e conserverebbe la gestione del porto anche con traffici minimi, impedendo di fatto l'alternanza sulla gestione. Questo secondo noi blocca lo sviluppo». E il deposito di gas naturale liquido che dovrebbe sorgere a Giorgino? «Non ci piace. Troppe le misure di sicurezza che limiterebbero l'agibilità del porto»
IL FUTURO A metà gennaio è atteso in città Franco Nicola Cupolo, amministratore delegato di Contship. «Aspettiamo il buon esito della richiesta di incontro fatta al presidente della Regione Francesco Pigliaru dal sindaco Massimo Zedda, dai sindacati, da Confindustria e dall'Autority. L'importante - conclude Tocco - è fare in fretta».
PIANO DI RIDUZIONE Per Mauro Pili, deputato di Unidos, la fine del Porto canale è già segnata: «Con una comunicazione del 29 dicembre Andrea Battilani, uno dei general manager della Cict, dal plurimo ufficio di Bruxelles, Copenaghen, Madrid, Parigi ha comunicato al Gruppo Manutenzione di Cagliari il piano di drastico ridimensionamento del porto canale. La comunicazione - afferma Pili - è secca: nell'ottica del contenimento dei costi dovuto al ridimensionamento dei volumi di traffico previsti nel 2018, in accordo con il Reparto Operativo è stato varato un piano di riduzione dell'utilizzo dei mezzi/attrezzature per l'anno 2018 che consentirà minori spese di esercizio. Il piano di riduzione, che sarà attuato a partire da lunedì 8 gennaio».
Andrea Artizzu