MARTEDÌ, 23 GIUGNO 2009
Pagina 2 - Cagliari
Dopo tre anni di battaglie torna l’ipotesi iniziale di lottizzazione, ma tutto è ancora bloccato per il ricorso dei proprietari al Tar
CAGLIARI. Due anni e mezzo fa, il 14 dicembre, furono bloccati per la prima volta i lavoro di ricostruzione del palazzo Aymerich in Castello (via dei Genovesi). La sovrintendenza ai Beni architettonici avviò la procedura per definire quel che resta di quella storica costruzione (bombardata nel 1943) come monumento da tutelare. L’intervento dell’organismo periferico del ministero dei Beni culturali seguì alla mobilitazione di parte dell’opinione pubblica e venne motivato con la considerazione che in «quel che si trova dopo bombardamenti vi sono ancora importanti elementi architettonici in grado di ricostruire una serie di fasi storiche della struttura». Ma da allora tutto si è fermato. Nel luglio del 2007 su quel manufatto venne posto il vincolo di monumento di interesse culturale. Quasi contestualmente la società proprietaria dell’immobile (la Dac Srl) fece ricorso al Tar, che ancora non si è espresso.
Ora quell’area riemerge nel piano particolareggaito del centro storico, che ne parla come di aree «attualmente vuote, seppure storicamente edificate, di particolare rilevanza per l’allestimento dei servizi sociali nel tessuto urbano storico». Il parere della commissione cosiliare all’Urbanistica parla di «possibilità di trasformazione, con costruzione».
Prima del blocco, le ruspe aveano lavorato per tre giorni rimuovendo, secondo Maria Paola Morittu di Italia Nostra, «punti molto importanti delle parti della struttura ancora in piedi. Il progetto di ricostruzione, infatti, prevede la rimozione e la ricostruzione». Mentre l’ipotesi avanzata dalla sovrintendenza è quella di un recupero «filologico» del rudere sulla base di ciò che è rimasto dopo il bombardamento.
Sul centro storico, oggi alle 10,30 il gruppo consiliare Comunisti, Sinistra Sarda e Rosso Mori presenterà un’interpellanza sulle norme urbanistiche e il piano particolareggiato. L’obiettivo, spiega Luciano Uras (presidente del gruppo), «è fare trasparenza su quali interventi si intendano autorizzare nel centro storico» cittadino. La paura, afferma Radhouan Ben Amara (consigliere comunale e regionale dei Comunisti italiani), «è che il piano particolareggiato ipotizza anche la fabbricazione di edifici laddove non ci sono, giocando sulla parola “vuoti urbani”, per far passare un’altra dose consistente di cemento postbellico, invece di consolidare quei “vuoti urbani” come “uso pubblico”». (r.p.)