Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il Natale colorato degli immigrati

Fonte: L'Unione Sarda
27 dicembre 2017

VIA COGONI. Trenta nazionalità, capi religiosi e comunità straniere all'iniziativa della Caritas

 

 

 

L'arcivescovo Miglio: «L'accoglienza è lo spirito vero della festa» 

 

 


Ognuno ha il suo, ma quello degli immigrati è il Natale di tutte le nazionalità. Tanti colori e una trentina di etnie insieme per riscoprire lo spirito vero della festa, «all'insegna dell'accoglienza, della pace e della solidarietà». La Caritas, per la quinta volta, rinnova il miracolo e l'aula magna del seminario arcivescovile si riempie di musiche, canti e balli stranieri. Ieri mattina, nell'incontro organizzato in collaborazione con il gruppo Migrantes e il Csv Sardegna Solidale, c'era il mondo, in tutti i sensi: all'appello di monsignor Arrigo Miglio hanno risposto gli stranieri di tutti i Paesi, Bangladesh, Marocco, Senegal, Costa D'Avorio, Somalia, Camerun, Egitto, Benin, Bosnia, Burkina Faso, Palestina, Libano, Etiopia, Eritrea, Burundi e Romania, tante famiglie rom seguite dalla Caritas.
L'ACCOGLIENZA L'iniziativa “È Natale, il vescovo incontra gli immigrati” è l'occasione per incontrare e conoscere gli stranieri della diocesi cagliaritana, creare un momento di confronto tra le varie comunità e i capi religiosi ospitati in città, come padre Ioan Agape, della chiesa ortodossa romena, padre Nicolaj Volskyy, per gli ortodossi russi, bielorussi, ucraini, moldavi e padre Vasyl, per la comunità greco cattolica ucraina. «Accogliere culture, religioni ed etnie diverse è un momento di crescita, come la storia ci insegna» sono state le parole che Miglio ha rivolto agli immigrati che, numerosi, hanno accolto il suo invito, come ormai succede da cinque anni alla vigilia di Natale. «Tanto più in un momento come quello che stiamo vivendo, l'accoglienza è importante, come dice il Papa che invita a guardarci in faccia per riscoprire l'umanità e la ricchezza che ognuno porta dentro di sé».
Accogliere il forestiero è nel dna della Chiesa, come ricorda il direttore della Caritas diocesana, don Marco Lai: «I migranti non sono numeri ma persone da ospitare, proteggere, integrare e includere», sottolinea don Lai. L'iniziativa coincide quest'anno con l'arrivo in Italia dei primi 162 migranti giunti dai lager della Libia attraverso i corridoi umanitari attivati grazie alla Cei, al Governo e all'Agenzia Onu per i rifugiati. In prima fila, tanti giovani migranti giunti nell'Isola con i barconi, dopo aver attraversato il deserto per sfuggire alla guerra. Immigrati di ultima generazione che si incontrano con gli immigrati storici, come quelli del Bangladesh, comunità che ha iniziato a prendere forma a Cagliari dal '94, con l'arrivo del primo cittadino, applaudito ieri nell'aula del seminario.
LE ISTITUZIONI La presenza del vice prefetto aggiunto di Cagliari, Giuseppe Rania, e della dirigente dell'Ufficio immigrazione della questura, Maria Bonaria Angius, testimonia l'attenzione della città e delle istituzioni verso l'ondata migratoria. «La prefettura è a disposizione - ha chiarito Rania - per cercare di risolvere i vostri problemi». Punto di riferimento anche il consolato della Repubblica di Belarus in Sardegna, rappresentato ieri da Giuseppe Carboni che ha consegnato all'arcivescovo un regalo della città ebraica di Babushka. Presenti anche gli studenti dei licei Brotzu di Quartu ed Eleonora D'Arborea, impegnati nei progetti di alternanza scuola-lavoro promossi dalla Caritas.
AUGURI IN TUTTE LE LINGUE Sgombra il campo dagli equivoci padre Stefano Messina, direttore dell'ufficio Migrantes della diocesi: «Gli auguri di Natale ai fratelli musulmani si possono fare, come chiarisce la Casa della Fatwa, uno dei più importanti organismi dell'Islam». Non solo auguri (in tutte le lingue) ma anche canti e balli popolari nell'incontro con il vescovo, reso festoso dalla musica e dalle voci di ogni paese, per un giorno l'uno vicino all'altro, per condividere gioie e dolori. Come quello che vive Samir Osman, rappresentante palestinese, per la sua Gerusalemme «città sacra di tutte le religioni monoteiste» e il suo amico del Libano, dove «sono ospitati due milioni di siriani in fuga dalla guerra».
Carla Raggio