Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stadio, partita da un milione di euro

Fonte: L'Unione Sarda
23 giugno 2009

Canoni d'affitto arretrati. Cagliari e Comune in disaccordo per la gestione delle stagioni tra il 1979 e il 2007
Quattro le cause in corso, ora si cerca una transazione

La società del presidente Cellino sostiene di vantare crediti per circa 800 mila euro, spesi per la messa a norma del Sant'Elia.
L'appuntamento è fissato per il 30 giugno: da una parte l'avvocato Carla Curreli (in rappresentanza del Comune) e dall'altra i legali che curano gli interessi del Cagliari calcio. Sul tavolo i fascicoli delle quattro cause civili (alcune addirittura riferite agli anni '80) che oppongono l'amministrazione alla società del patron Massimo Cellino, originate dal presunto mancato pagamento dei canoni per l'utilizzo dello stadio da parte del Cagliari calcio. Sodalizio che, invece, ritiene di vantare crediti nei confronti del Comune, dovuti a lavori d'urgenza eseguiti dai privati ma di competenza pubblica. Il tentativo è quello di arrivare a una transazione, un accordo stragiudiziale (al di fuori delle cause civili in corso) che tenga conto sia degli interessi della collettività che di quelli della società.
IL PRE-CELLINO Tre dei quattro contenziosi giudiziari in atto si riferiscono a gestioni societarie precedenti a quella dell'attuale presidente. La prima venne promossa dal Comune nel marzo del 1991 e riguarda i servizi di gestione, allora curati dalla Conscoop (Consorzio cooperativo di produzione e lavoro). Contratto di affidamento stipulato dall'amministrazione che, con una delibera, aveva stabilito che i costi sarebbero stati a carico della società allora guidata dai fratelli Orrù. Il Cagliari calcio non pagò i 72 mila euro stabiliti (circa 139 milioni di lire dell'epoca) e a farsene carico fu il Comune, che citò poi in giudizio la società. Praticamente uguali le motivazioni alla base della seconda causa, radicata nell'agosto del 1991, con la quale il Comune faceva riferimento alla gestione (sempre della Conscoop) relativa alle stagioni 1988-89 e 1989-90, nelle quali il Cagliari portò a termine l'irresistibile cavalcata dalla C alla A. Allora il Sant'Elia era interessato dai lavori di ristrutturazione per i Mondiali del '90 e la squadra fu a lungo costretta a giocare all'Amsicora. Anche in questo caso a pagare le fatture della società di gestione fu il Comune, che successivamente ha cercato rivalsa nei confronti della società.
IL COMMISSARIO La terza causa civile è forse la più complessa: nel 1994 venne promossa dal Cagliari calcio, che si opponeva al decreto ingiuntivo firmato dall'allora commissario prefettizio Renzo Maniscalco, che riguardava il periodo compreso tra quell'anno e il 1979. Venticinque anni nel corso dei quali la proprietà passò di mano tra Alvaro Amarugi, Fausto Moi, i fratelli Orrù e Massimo Cellino, diventato proprietario del Cagliari nel giugno del 1992.
Il Comune chiedeva circa 780 mila euro, a fronte di 370 circa pagati proprio nel 1994 dall'attuale presidente. La cifra pretesa faceva riferimento ai canoni per l'utilizzo dello stadio, ai danni subiti dalla struttura nel corso degli anni e ai consumi di energia elettrica. Una richiesta che il Cagliari calcio ha soddisfatto solo in parte, pagando in varie tranche circa il 45 per cento delle cifre richieste.
L'ERA CELLINO La quarta causa è la più recente e conosciuta: a promuoverla è stato il Cagliari calcio, che si è opposto al decreto ingiuntivo emesso dal Comune per 335 mila euro, riferiti a mancato o tardivo pagamento dei canoni relativi all'uso del Sant'Elia nel periodo tra il 1996 e il 2007. Una richiesta mai soddisfatta da Cellino, che ha più volte sostenuto di essere a sua volta creditore di 774 mila euro nei confronti del Comune: soldi spesi per la messa a norma dello stadio, la riparazione della condotta idrica, la realizzazione dei tornelli richiesti dal decreto Pisanu e perfino delle tribune in tubi Innocenti realizzate qualche anno fa. Una tesi fin qui avversata dal Comune, che ha fatto notare come mai tali opere siano state autorizzate (come previsto dalla convenzione del 2002, valida fino al 2012).
Una valanga di carte e migliaia di euro spesi in avvocati. Ora, se l'incontro del 30 andrà bene, potrebbe scoppiare una pace che sancirebbe la fine della disputa giudiziaria. E che potrebbe gettare le basi per una ripresa del dialogo sulla costruzione del nuovo stadio.
ANTHONY MURONI

23/06/2009