Rassegna Stampa

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Rotta Algeria-Sardegna vista dalla sponda nordafricana: parla un giornalista algerino

Fonte: web Ad Maiora Media
19 dicembre 2017

IMMIGRAZIONE,

Rotta Algeria-Sardegna vista dalla sponda nordafricana: parla un giornalista algerino


Se il clima di preoccupazione determinato dagli sbarchi diretti dall’Algeria è tuttora elevatissimo in Sardegna, in particolare nel Sulcis, dove arrivano i barchini carichi di clandestini, ed a Cagliari, dove si sono registrate le scorribande di tanti di loro, non altrettanto si può dire, nonostante i proclami del ministro Minniti, per quanto riguarda il Governo nazionale. Addirittura, con fastidio, l’ambasciatore italiano ad Algeri, Pasquale Ferrara, aveva sminuito l’importanza del fenomeno: “I migranti che si imbarcano da Annaba diretti in Sardegna sono circa un migliaio all’anno (per la precisione, nel 2017, hanno già superato quota 1.800, nda), parliamo di un fenomeno di dimensioni esigue”.

Il fenomeno degli ‘harraga’ (termine dialettale per indicare coloro che partono verso l’Europa in modo irregolare) sulla rotta Algeria-Sardegna, tornato protagonista della cronaca sarda in particolare negli ultimi due anni, dopo aver conosciuto numeri importanti a metà degli anni 2000, negli ultimi mesi sta trovando ampio spazio anche nelle pagine dei quotidiani algerini: “Il risorgere di questo fenomeno coincide con l’inizio della crisi economica in Algeria, derivante dal crollo del prezzo di un barile di petrolio dal 2014 – spiega Mansour Massinissa. giornalista del quotidiano on line “Algeria-Focus” di Algeri – L’economia dell’Algeria si basa sopratutto sulle entrate derivanti dagli idrocarburi e di fronte a questa crisi i giovani si sono ritrovati senza speranza. Credono ostinatamente che raggiungere l’altra sponda del Mediterraneo garantisca loro una vita migliore. E per realizzare questo ‘sogno’, sono pronti a rischiare la vita. Risparmiano denaro per mesi e talvolta anche per anni. L’obiettivo è quello di comprare una barca e un motore abbastanza potente per fare la traversata. Ma la pessima vita, la disoccupazione, la disperazione e l’assenza di prospettive non sono le uniche motivazioni, a volte siamo in presenza di casi sociali dolorosi”.

E torna in mente Essam, il giovane algerino che, a luglio 2017, ha deciso di fare la traversata per essere curato in Italia, dopo essere rimasto vittima di un incidente automobilistico. Proprio grazie alle tante e diverse storie, che si nascondono dietro le scelte di tanti giovani che abbandonano l’Algeria, ultimamente anche i media algerini sono più interessati a questo fenomeno, dedicando spazio ad articoli di cronaca, ma anche alle loro testimonianze: “C’è sempre maggiore interesse per questi giovani che sfidano la morte nella speranza di una vita migliore – aggiunge il giornalista – Tra le molte testimonianze che abbiamo raccolto, siamo riusciti a definire i percorsi ed a comprendere il modo di pensare di questi harraga”.

 

Gli algerini per raggiungere l’Europa possono scegliere tra tre diverse mete: la Sardegna, il sud della Spagna, ma anche la Turchia: “Ovviamente, preferiscono ammassarsi su barche di fortuna, costa meno di un biglietto aereo – prosegue Massinissa – Attraversare i 260 chilometri tra Annaba e la Sardegna è un guadagno di tempo e di fatica. Il passaggio dalla Turchia è percepito come pericoloso. Perciò, la Sardegna è diventata un punto di transito. Nell’immaginario degli algerini, l’Italia è una specie di Algeria un po’ più sviluppata. ‘Gli italiani sono come gli algerini, nel Sud vivono un po’ come noi’, dice la maggioranza degli algerini”.

 

Ovviamente, la Sardegna non rappresenta la meta finale (spesso neanche l’Italia). La maggior parte degli ‘harraga’ cerca di arrivare in altri paesi europei: la destinazione preferita è la Francia e, in misura minore, la Germania: “Chi parte ha una scolarizzazione modesta, anche se la tendenza sta cambiando negli ultimi tempi. Coloro che vogliono arrivare in Francia lo fanno per pragmatismo, perché spesso in quel paese hanno familiari e molti di loro capiscono e parlano un po’ di francese. In Germania, invece, non conoscono la lingua e le usanze, ma lo identificano come il paese in cui i loro sogni possono diventare realtà, un paese sviluppato dove possono avere successo”.

 

I frequenti arrivi, in poche ore, di numerosi barchini e di centinaia di algerini nelle spiagge del Sulcis ha fatto pensare che il fenomeno non fosse del tutto spontaneo, ma che esista un’organizzazione criminale che gestisce i ‘viaggi della speranza algerini’. Addirittura, più volte è stata avanzata l’ipotesi che, in alcuni casi, venga utilizzata una ‘nave madre’, cioè un mezzo navale più grande che trasporta le piccole imbarcazioni (massimo 6/8 metri) con motore ed i clandestini, abbandonandoli a pochi chilometri dalla costa sarda: “Considerando che la domanda di emigrazione illegale è aumentata negli ultimi due anni, il crimine organizzato si è dimostrato sempre più interessato a questo fenomeno. Inoltre, ultimamente, si è notato che anche alcuni giovani della classe media algerina si imbarcano, portando con loro discrete somme di denaro. Perciò, certamente i ‘contrabbandieri’ di uomini ne approfittano per incrementare i loro guadagni”. A supporto dell’allargamento sociale del fenomeno, un recente fatto di cronaca: “L’estate scorsa, la Gendarmeria nazionale ha smantellato una rete criminale che aveva acquistato barche da pesca da giovani algerini, beneficiari di un programma dell’Agenzia nazionale per l’occupazione. Barche vendute senza scrupoli ai ‘contrabbandieri’, che, considerata l’aumentata richiesta, le usava per gli ‘harraga’. Il problema è che i beneficiari sono stati numerosi, diverse centinaia”. Per prevenire il traffico, il Dipartimento di Polizia algerino, in collaborazione con le Direzioni della Pesca marittima, ha deciso di preparare un registro delle imbarcazioni da pesca e da crociera coi nomi dei proprietari.

 

Il forte incremento di ‘harraga’ è testimoniato anche dai dati diffusi dalla stampa algerina: tra luglio e settembre di quest’anno, sono state fermate 817 persone (tra loro anche intere famiglie con bambini) che tentavano di partire, numero in forte crescita, infatti, in tutto il 2016, ne erano stati fermati 1.215. Se fino a poco tempo fa, le Istituzioni algerine sembravano aver sottovalutato questo fenomeno migratorio, che sta rischiando anche di complicare i rapporti con alcuni stati europei, i recenti incontri con ministri italiani, spagnoli e francesi hanno ‘costretto’ il Governo di Algeri a prendere in considerazione il miglioramento dei controlli nelle proprie spiagge e nel pattugliamento del mare: “Le autorità insistono sul fatto che alla popolazione non manchi nulla e che il paese, a causa della sua ricchezza, può soddisfare i bisogni di tutti. Non è credibile. Ma se confrontiamo il Pil dell’Algeria con quello dell’Italia, notiamo una differenza abissale. Alcuni eventi economici hanno influenzato lo stile di vita degli algerini e gli anni di opulenza sono un ricordo del passato. Perciò, oggi, le persone con salari modesti hanno difficoltà a far quadrare i conti, immaginiamo quelli provenienti da ambienti maggiormente svantaggiati. L’attuale crisi economica sta spingendo sempre più giovani a partire ed il numero di ‘harraga’ è esploso, le autorità non possono più negare la gravità della situazione”.

Nonostante l’emigrazione illegale sia considerata un reato dal codice penale algerino, neanche l’aumento delle sanzioni contro gli ‘harraga’ ha scoraggiato le partenze: ”E’ stata ripetutamente annunciata l’adozione di nuove misure, senza indicare quali – puntualizza Massinissa – Il caso è in discussione nel Parlamento algerino, ma finora non è stato formulato alcun progetto di legge”.