Riforme. Nuovo attacco del ministro: troppe risorse finanziarie
Ma l'Isola si prepara a una nuova stagione costituente per riscrivere lo Statuto sardo
Il ministro Brunetta ci riprova. «Le Regioni a statuto speciale godono di un privilegio finanziario che andrebbe eliminato », ha ribadito ieri il ministro della Pubblica amministrazione proponendo di rivedere una legislazione “vecchia di oltre 50 anni”. «Ho detto ancora una volta cose che tutti conoscono che però non si possono dire - ha esordito il ministro - Negli ultimi 50 anni molte Regioni hanno utilizzato bene questa autonomia, altre l'hanno usata male. Vorrei però dire e ricordare che tutte queste Regioni hanno avuto più risorse di altre: per fare un esempio, un bambino valdostano ha 4-5 risorse in più di un bambino piemontese. È giusto? Io dico che a 60 anni dalla Costituzione, dalla fine della Guerra, nell’Europa delle Regioni questi statuti, che, voglio precisare, non riguardano l’autonomia ma le risorse, vanno rivisti. A mio parere tutte le Regioni devono diventare speciali, con costi e trasferimenti standard per tutti, senza cioè più la distinzione tra Regioni privilegiate e Regioni non privilegiate. Nessuna lesa maestà per carità - conclude Brunetta - però par condicio per quanto riguarda le risorse».
QUALCHE MESE FA le stesse dichiarazioni di Brunetta avevano suscitato reazioni indignate in Sardegna. Il vicepresidente del Consiglio regionale Michele Cossa, coordinatore regionale dei Riformatori sardi, aveva, chiesto all'assemblea di via Roma di reagire «compatto all'attacco alla specialità della Sardegna ». Cossa aveva auspicato una «posizione unitaria» ricordando come i Riformatori sono impegnati per la riscrittura dello statuto e per la revisione della specialità. Proprio questo il tenore della proposta di legge presentata la settimana scorsa dai sardisti per l'avvio di una nuova fase costituente. Sferzante anche la reazione di uno dei leader del Pdl isolano. Per il senatore Piergiorgio Massidda «gli elementi fondanti della specialità sarda continueranno ad esistere anche dopo che il gap di sviluppo dovesse essere superato. Fino a quando tali elementi non saranno riconosciuti nel nuovo Statuto sardo, la specialità della nostra autonomia sarà inevitabilmente soggetta agli assalti degli inguaribili economicisti e non solo di essi»