In via Talete non c'è la prima elementare: mancano i bambini
L'età media dei residenti è ormai settant'anni
«Già, la droga. Ne ha ucciso tanti, molti di quei ragazzi ora non ci sono più». Li ricordano bene, i “vecchi” del Cep, gli anni bui dello spaccio, dell'eroina. Era il passato. Il quartiere, ora, si è scrollato di dosso sofferenze e pessima reputazione. Quella nomea che accostava il centro di edilizia popolare a siringhe maledette e manette. Accadeva tra gli anni Settanta e Ottanta.
LA TRASFORMAZIONE È diventato un luogo tranquillo, il Cep. Distante, se non in rarissimi casi che non fanno più statistica, dalle pagine della cronaca nera. Però si è trasformato in un quartiere per vecchi. Gli ex giovani rimasti nei palazzoni da dodici piani ognuno o nelle case basse che incorniciano il rione stretto tra Asse Mediano, quartiere Europeo e Pirri, sono oggi padri di famiglia e magari nonni.
I GIUDICI «Si sta tutto sommato bene. Bene rispetto a ciò che abbiamo passato e subìto in quegli anni», spiega Antonio Contu, mentre in piazza Pitagora separa accuratamente vetro e plastica per sistemarli nei cassonetti della differenziata. In questo rione di mattoni rossi che visto dall'alto ricorda la spirale della conchiglia di un Nautilus, vive da quarant'anni. «Se un difetto ce l'ha, è quello di non aver più negozi, servizi. Sono rimasti un supermercato in via Talete, una panetteria e la farmacia, ma nella parte bassa». Distanti, insomma, da piazza Pitagora, capolinea del “pollicino” del Ctm che salva l'intero quartiere dall'isolamento e consente a tanti anziani di raggiungere l'ufficio postale, il mercato di San Benedetto. La città, insomma.
LE EMERGENZE Una tranquillità conquistata a fatica che nasconde però non pochi problemi. Tra via Ruffini e via Flavio Gioia la notte - lo chiedono i residenti - un po' più di luce non dispiacerebbe. Lampioni guasti da tempo, un problema non più sopportabile. E poi le macchine ormai inutilizzate ma lasciate lì, «a marcire in strada», lungo l'interminabile curva di via Ruffini. E ancora i giardini. Che magari avrebbero la necessità di più attenzione dal Comune. «Vengono, puliscono - assicura Contu - ma una manutenzione straordinaria non farebbe male al verde del Cep».
LA SPESA Maria Teresa Palma ha ottant'anni, il carrello della spesa al suo fianco e tanta pazienza. Alla fermata del bus attende il Pollicino per raggiungere i negozi. «Da quando hanno allungato il percorso verso il quartiere Europeo, non è più lo stesso. Prima spaccava il minuto, adesso è spesso in ritardo. Anche il mio cuore non è più lo stesso, prima andavo da ogni parte a piedi, ora la salita mi costringe a fermarmi anche tre, quattro volte». Non è la sola, tra le anziane del Cep, a lamentare la carenza di servizi. «I grandi centri commerciali hanno spazzato via i negozietti dei portici. Per noi erano essenziali. Ci hanno portato via anche l'ufficio postale», spiega Giovanna Manai, da «una vita, ovvero quarantaquattro anni», residente al Cep. Praticamente dagli albori di questo rione di casermoni e grattacieli venuto su nella seconda metà degli anni Sessanta. Ci risiedevano, allora, cinquemila persone. Oggi non ci sono più di 3.500 abitanti. E - come racconta l'ultimo censimento - qui sono gli anziani a dominare, facendo del Cep il rione “più vecchio” di Cagliari, dove la media dei residenti si attesta sui settant'anni.
IN PARROCCHIA «All'oratorio molti bambini arrivano da fuori», racconta Vincenzo De Martino, stretto collaboratore di don Gigi Xaxa, parroco della chiesa intitolata alla Madonna del Suffragio che a ottobre ha festeggiato i suoi cinquant'anni. Piccoli ospiti in trasferta anche e soprattutto per il catechismo. Come se non bastasse, la scuola di via Talete non ha, da quest'anno, la prima elementare. Motivo? «Non ci sono bambini». È anche per questo che una parte di quella che un tempo era un'affollatissima scuola oggi ospita la sede dell'Avis.
Andrea Piras