Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Non mi candido e parlo con Grasso»

Fonte: L'Unione Sarda
13 dicembre 2017

«Non mi candido e parlo con Grasso»

M acché candidatura al Parlamento, resto sindaco di Cagliari. Darò una mano a livello nazionale, questo sì». Massimo Zedda da giorni è il più citato nel centrosinistra, dato per presente a ogni riunione romana di spifferi e correnti a sinistra del partito democratico: «E invece non mi sono mosso dal Municipio di Cagliari».
Dopo la rinuncia di Giuliano Pisapia, l'idea diffusa è che sarà lui a mettere la faccia sulla lista alleata del Pd alle elezioni politiche. Punto di riferimento - nelle intenzioni - per le anime in fuga verso i cugini-avversari del neonato movimento Liberi e uguali: «Mi hanno attribuito la volontà di partecipare alle prossime elezioni. Se fosse stato vero non avrei accettato la ricandidatura a sindaco: con la testa altrove, che senso avrebbe avuto? È passato solo un anno e qualche mese dalla rielezione, ho ancora tante cose da fare».
I giornali hanno segnalato la sua presenza a Roma per trattative elettorali.
«Era talmente segreto che l'ho scoperto leggendo gli articoli. È vero invece che ho parlato al telefono con tante persone, altre le contatterò a breve».
Sarà candidato?
«No, anche se me l'hanno proposto. Sono concentrato su quel che faccio, ce n'è gia abbastanza. Di sicuro non mancherà il mio contributo per rinsaldare l'alleanza di centrosinistra. Ci confronteremo sui temi da portare all'attenzione degli italiani per migliorare la qualità di vita dei cittadini».
Cosa sostituirà Campo progressista?
«C'è l'esigenza di non disperdere le energie. Non vogliamo un partitino come tanti altri, ci interessa svolgere una funzione di dialogo all'interno della coalizione».
Detto in parole povere?
«Mi sembra che ci sia un'attenzione enorme a chi sta con chi. È un approccio di politici e mezzi di informazione che rende più complicato il dialogo tra il partito democratico e il movimento di Pietro Grasso. Se torniamo a discutere dei temi, cioè diritti, lavoro e sviluppo, allora tutto è più chiaro, corretto. Ecco, mi impegnerò affinché si parli di problemi e soluzioni».
Renzi candidato premier fa storcere il naso a più d'uno.
«Ricordo l'incontro all'indomani della fine del governo Berlusconi, il premier Monti disse a me e ad altri sindaci che dovevamo accettare tagli consistenti per salvare l'Italia e l'Europa dalla dissoluzione. Oggi fortunatamente siamo in una situazione diversa, anche se è innegabile che tante persone vivano ancora tra grandi difficoltà. È stato Renzi a interrompere il sistema dei tagli agli enti locali. Grazie a questa inversione di rotta Cagliari - che è un Comune sano - assumerà 144 dipendenti in sostituzione dei 143 che andranno in pensione. Sino a qualche anno fa avremmo potuto sostituirne solo il venti per cento».
Quali errori ha commesso?
«Quello fondamentale è stato fare il presidente del Consiglio dei ministri nella fase di transizione. Quel momento doveva esaurirsi senza il segretario del Pd impegnato direttamente. La storia non si fa con i se, però penso che se avesse aspettato tre anni qualcosa sarebbe cambiato».
Renzi può essere sostituito?
«Non vorrei che la voglia di alcuni di vederlo sconfitto facesse commettere l'errore mortale di cadere nei veti personali. Per mesi si è chiesto che ci fosse una coalizione diversa, per semplificare dico senza Alfano. È accaduto. Poi, certo, tra alleati si può discutere tutto, anche il nome del candidato premier. Il resto non lo capisco, e se non lo capisco io che sono cresciuto a pane e politica immagino le difficoltà che incontrano i cittadini. È il momento di parlare dei bisogni della gente, dobbiamo costruire una proposta politica».
Prende piede il partito dei sindaci.
«Una parte della classe dirigente del Paese viene percepita positivamente, distante dalla casta, dedita a un impegno quotidiano verificabile».
Il sindaco di Assemini curerà la campagna elettorale del M5S in Sardegna, lei sarà l'anima della lista di sinistra ma nessuno di voi si candiderà. Paura di perdere?
«No. Ho sempre vissuto con serenità le scadenze elettorali, anche quelle che mi hanno coinvolto».
I temi su cui batterà?
«Il futuro dei giovani, innanzitutto. Ho trovato strano che qualcuno abbia giocato questo avvio di campagna elettorale esclusivamente sui pensionati».
Berlusconi ha promesso la creazione di un ministero degli anziani.
«È sacrosanto alzare le pensioni minime: per farlo, però, è necessario che siano assunti i ragazzi. Da quando esistono i partiti politici nessuno ha mai parlato alle nonne e ai nonni senza ipotizzare prima un domani per i figli e i nipoti. Se non invertiamo la rotta, tra qualche anno dovremo fare i conti con milioni di persone senza alcun tipo di pensione».
Facile dirlo, complicato riuscirci.
«Ci sono casi di assistenza che vanno avanti da quarant'anni e quattro generazioni. Penso alle tante case popolari che si tramandano di padre in figlio. È la certificazione del fallimento dello Stato, una spinta a cambiare le politiche sociali».
Come?
«Le persone che ottengono benefici con i soldi delle tasse dei cittadini devono restituire qualcosa, sotto forma di lavoro per la collettività. Solo così i destinatari degli aiuti non li vivranno come un'elemosina e saranno incentivati a fare di più e meglio».
Pisapia si è arreso.
«Ha affrontato con coraggio un logorìo quotidiano. A Milano continua a lavorare per la causa del centrosinistra».
Il dialogo con Grasso è possibile?
«Se ci si deve dividere, lo si faccia sui temi».
Il presidente del Senato ha detto che dopo le elezioni si potrà discutere col Pd.
«Perché non farlo prima sui programmi?»
Perché lei non è mai entrato nel Pd?
«Mi piace il dialogo tra soggetti politici diversi, mi riconosco in un centrosinistra vario».
Perché Berlusconi è tornato?
«La difficoltà oggettiva a cambiare di una parte del Paese, sommata ai problemi di leadership del centrodestra, produce gli effetti che stiamo vedendo: l'uomo più riconoscibile per quella parte è ancora Berlusconi».
Della sua giunta comunale fa parte l'assessore Marcialis, espresso da Liberi e uguali.
«A livello locale si pensa a lavorare sulle cose concrete, c'è forte preoccupazione per la frantumazione nazionale».
In Municipio il Psd'az è sul piede di guerra.
«Le difficoltà saranno superate».
Pigliaru non si ricandiderà alle Regionali. Toccherà a lei?
«C'è una categoria di persone che mentre svolge un incarico ha l'ansia di ciò che farà in futuro e mai la capacità di fare qualcosa nel posto che occupa. Facendo così non accade ciò che si desidera e non si fa bene quel che si deve fare».
Correrà alle Regionali?
«Ho sempre accettato le mie candidature all'ultimo minuto utile e c'è ancora tanto, tantissimo tempo».
ppaolini@unionesarda.it