«A Is Mirrionis servono
cultura e giustizia
I residenti sono pronti»
Abbiamo letto la bella intervista al comandante della Squadra mobile, Marco Basile, comparsa l'8/12 su L'Unione Sarda, individuando nelle sue affermazioni («serve il contributo di tutti» e «facciamo tesoro del contributo» dei residenti) come una sorta di allarme, a proposito del crescente mercato della droga nel quartiere di Is Mirrionis, rivolto a istituzioni e popolazione. Crediamo anche noi che la sola risposta repressiva da parte delle forze dell'ordine, pur doverosa, non può essere sufficiente. Intendiamo offrire il nostro contributo come gruppo di cittadini volontari, in maggioranza abitanti nel quartiere, recentemente costituitisi in Comitato promotore “Casa del quartiere di Is Mirrionis”.
Amareggiati dal dover sentire parlare di Is Mirrionis solo per le devianze poste in essere da una minoranza di personaggi e per i frequenti, conseguenti blitz delle forze dell'ordine, siamo convinti che solo dall'acquisizione di coscienza civica, di cultura, da percorsi di socializzazione e giustizia sociale si possono recuperare gli antidoti ai vari tipi di devianza. Il primo passo per noi è stato recuperare un pezzo della storia di Is Mirrionis ricostruendo il percorso intrapreso negli anni '70-'75 quando, nel cuore del quartiere, fu impiantata l'esperienza di una Scuola popolare dei lavoratori, autogestita e autofinanziata (e riportandone la cronaca in un libro realizzato lo scorso anno), che portò al conseguimento della licenza media per circa 250 lavoratori in sintonia con 150 giovani insegnanti volontari. Titolo di studio in quegli anni indispensabile per ottenere un'occupazione. Ma fu anche Scuola di maturazione di coscienza civica, impegno sociale, altruismo, solidarietà e partecipazione. Tant'è che nessuno dei partecipanti a quella Scuola popolare ebbe poi a che fare con fatti di criminalità o devianza varia (tra cui la droga). L'attività si svolse quotidianamente in locali in precedenza adibiti ad asilo, centro sociale e, successivamente, comitato di quartiere (sino a fine anni '90), continuando poi come Centro culturale di Is Mirrionis.
È a partire da queste esperienze, venendo ad oggi, che ci siamo risoluti a operare un lavoro di cucitura tra tutti i momenti associativi nel quartiere (sinora 16 realtà di differenti ambiti tra cui: Acli di Is Mirrionis, Teatro del segno, circolo Me-ti, cooperativa Cometa, gruppo parrochiale di Sant'Eusebio, “Edmondo de Amicis”, associazione Sardegna-Palestina, centro di quartiere Strakrash di via Brianza) impegnandoci, con essi, a preparare un progetto di crescita di coscienza civica, solidarietà, opportunità di incontri tra i cittadini come accaduto in passato.
Attualmente ci riuniamo in locali offerti generosamente dalla Parrocchia di Sant'Eusebio in attesa di una sede più idonea, ma contiamo di chiedere il recupero e la ristrutturazione degli ex locali della Scuola popolare (ridotto a rudere, per quanto sia un “bene comune”, situato in una imbarazzante “via non via”, a meno che tale si possa considerare “via Is Mirrionis 43 segue numerazione”) trasformandolo un Centro di servizi polifunzionale in un progetto che punti alla riqualificazione dell'area circostante (anche se - e ce ne chiediamo il perché - fuori dal progetto ITI) per la riappropriazione, da parte del quartiere, di una fase della propria storia dall'enorme valore umano. Aspiriamo a coinvolgere, oltre alle associazioni, il maggior numero di cittadini in un'indispensabile sintonia di intendimenti con Comune, Regione, Area, Fondazioni.
È nostro convincimento che devianze varie e marginalità proliferano quando siano carenti cultura, relazioni, solidarietà. In queste condizioni, c'è forse da stupirsi se nel nostro quartiere si registrano il 25 per cento di dispersione scolastica (la più alta in città), il 30 per cento di occupazione e il 68 per cento di edilizia popolare (anche questa la punta cittadina più alta) a fronte di scarsa presenza di luoghi, proposte di incontri e di crescita civile?
In conclusione, rispondendo all'invito del dirigente Basile, ci piace poter rispondere: noi come cittadini volontari di Is Mirrionis (e non), siamo pronti e disponibili a offrire il nostro contributo nel difficile impegno di migliorare la qualità della vita in un quartiere periferico e popoloso cui siamo orgogliosi di appartenere. Interpellateci: noi ci siamo».
Terenzio Calledda
presidente del Comitato promotore “Casa del quartiere di Is Mirrionis”