In Sardegna più che marce della pace, serve pace sociale
La chiesa sarda arriva al 31° appuntamento con la marcia della pace, che si terrà ad Ozieri con il fiato un po’ corto, soprattutto perché il suo approccio ‘totale’ sul problema dei migranti, fedele alla linea tracciata da Papa Francesco, scricchiola parecchio proprio nell’Isola. Ed alcuni segnali sono per certi aspetti ‘interna corporis’ della chiesa, arrivano dal di dentro, dal parroco nuorese di San Giuseppe, don Mariani, ma anche da Sassari e Cagliari.
Tutto avviene senza clamore, com’è nello stile degli uomini di fede, ma è un fatto che dalle gerarchie ecclesiastiche non sia arrivata alcuna ‘correzione’ di tiro. Nel silenzio istituzionale, politico e mediatico, la chiesa è in qualche modo il primo contatto sociale di quella enorme popolazione sommersa, sarda e non, che vive ai margini e molto spesso oltrepassa, per necessità o per convenienza, i confini della legalità.
I conti, per chi voglia parlare davvero di pace sociale nella Sardegna di oggi ed in quella di domani, sono presto fatti. Nell’Isola, al netto di una strana ripresa economica che convince la Regione ma fa storcere molto il naso ad imprese e sindacati (e un motivo ci sarà), ci sono circa 100.000 disoccupati e 30.000 cassintegrati, numeri che generano altri numeri, in particolare quelle circa 300.000 famiglie che costrette a vivere intorno alla soglia di povertà. Ebbene, solo una piccola parte può contare su interventi pubblici di sostegno al reddito (Rei regionale e/o Rei nazionale, cumulabile solo parzialmente), vicini ai 1.000 euro mensili, la somma che viene assegnata non tanto al sostentamento dei rifugiati, che hanno un percorso a sé, quanto al mantenimento della stragrande maggioranza di migranti irregolari e/o in transito che si trovano in Sardegna, il doppio di quelli programmati secondo le Prefetture.
E’un discorso scomodo e duro, spesso aggirato o eluso dalle istituzioni e dalla meglio società sarda. Però è alla base di un sentimento diffuso di malessere che in Sardegna c’è eccome e che ora anche la chiesa, sia pure con metodi soft come è suo costume, sta iniziando a portare in superficie. Chi parla di pace e vuole davvero la pace nella giustizia e nella verità dovrà pur affrontarlo, non foss’altro per dare la sveglia a chi fa finta di non sentire.