«Pronti alla class action
se le amministrazioni
non renderanno i soldi»
E ora, scoperto l'inghippo, rimane ancora da stabilire come rimettere le cose a posto: «Da quale capitolo di bilancio attingeranno le risorse i Comuni che devono restituire i soldi chiesti illegittimamente ai propri cittiadini per la Tari?», chiede Giorgio Vargiu, presidente regionale dell'Adiconsum. La domanda non è secondaria: una volta accertata la lista delle amministrazioni che hanno sbagliato i calcoli della tassa sui rifiuti, i municipi dovranno trovare i soldi da restituire. Ma se queste somme dovessero arrivare dal fondo per la Tari, il servizio rischia di rimanere scoperto: «Le amministrazioni non sarebbero in grado di pagare la raccolta e tutto il resto. Si rischia un buco nei bilanci. C'è un'altra soluzione: quei soldi potrebbero essere garantiti dalla fiscalità generale. Ma in questo caso è lo Stato a dover intervenire», dice Vargiu.
L'INTERVENTO Proprio sulla provenienza dei fondi da cui attingere si è soffermato Antonio De Caro, presidente nazionale dell'Anci, che ha definito il rimborso automatico un «diritto dei cittadini», subordinandolo alla possibilità di utilizzare i capitoli della fiscalità generale. Servirebbe però una legge che consenta di farlo, dunque la palla passa al Parlamento.
E nel frattempo? «Bisogna confidare sul buon senso dei Comuni. O c'è l'onestà di restituire il maltolto, in maniera automatica e senza gravare sui cittadini, oppure verrà proposta una class action contro le amministrazioni. Sono già arrivate alcune segnalazioni dall'Isola, ma aspettiamo che il Ministero elabori la lista ufficiale delle città e dei paesi in cui i calcoli sono stati sbagliati», spiega il presidente dell'Adiconsum Sardegna. Non c'è fretta: «Ci sono 5 anni per chiedere indietro i soldi».
L'ERRORE Gli errori sono venuti fuori un paio di settimane fa in Parlamento e poi sono stati confermati dal ministero dell'Economia. In molti casi ci sarebbe stata una moltiplicazione illegittima della «quota variabile» della Tari, quella che cambia in base al numero delle persone che compongono la famiglia. Il problema si pone quando una casa ha un garage o una cantina di pertinenza: la procedura impone di applicare una sola volta la quota variabile, ma in molti Comuni la somma viene ripetuta, come se la presenza dei box moltiplicasse la capacità della famiglia di produrre rifiuti.
L'INTERROGAZIONE «Sarebbe auspicabile che il ministero dell'Economia dettasse delle linee guida ai Comuni affinché il calcolo della tariffa nelle sue diverse componenti sia chiaro e uniformato a livello nazionale, anche per dare maggiore trasparenza ai contribuenti su quanto devono pagare», attacca Giuseppe L'Abbate, portavoce dei deputati del Movimento 5 stelle che hanno sollevato il problema con un'interrogazione.
LE ALTRE ASSOCIAZIONI Sul calcolo della tassa sui rifiuti e sui possibili errori è calata una nebbia che le associazioni vorrebbero eliminare: «Tra rimpalli di responsabilità, circolari ministeriali che sconfessano le leggi esistenti, sulle somme illegittime versate da migliaia di cittadini, pretendiamo comunicazioni chiare, come impone lo Statuto del contribuente», avverte in una nota Altroconsumo, che ha inviato una lettera al ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan. La preoccupazione principale riguarda i meccanismi di rimborso. Il rischio è che non sia tutto automatico: «Dopo la conferma dei calcoli errati il ministero ha diramato un circolare che sposta sulle spalle del cittadino l'onere della prova, prevedendo l'invio, inutile, di una documentazione già in possesso della pubblica amministrazione». Tutto questo, spiegano i responsabili di Altroconsumo, è «contrario alla legge 212 del 2000» che in questi casi obbliga a una marcia indietro automatica, senza bisogno di presentare i documenti. (m. r.)