Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Povertà, oltre 20mila famiglie chiedono un aiuto ai Comuni

Fonte: L'Unione Sarda
25 novembre 2017

Reddito d'inclusione, domande a valanga. Deiana (Anci): una città di disperati Povertà, oltre 20mila famiglie
chiedono un aiuto ai Comuni

In Sardegna esiste una «città di poveri». Utilizza questa suggestione il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, per rappresentare le quasi 21mila famiglie che hanno chiesto il Reis (Reddito di inclusione sociale). Una realtà con cui i sindaci si confrontano ogni giorno, perché è ai servizi sociali dei Comuni che le domande vengono inoltrate.
Quando il rischio di non poter soddisfare queste richieste per mancanza di risorse è reale, il problema diventa urgenza. All'appello mancano circa 40 milioni di euro, e per questo l'Anci bussa alla porta del Consiglio regionale per puntellare la Finanziaria: «La massa manovrabile ammonta a 40 milioni, sarebbe bene utilizzarne la metà per le povertà», propone Deiana.
I CONTI I numeri del Reis fotografano una situazione grigia, anche perché le richieste riguardano i nuclei familiari, e quindi «le persone che vivono in una condizione di povertà sono molte di più», sottolinea il presidente dell'Anci. In tutto il Reddito di inclusione sociale viene finanziato con 29,5 milioni di euro: di questi, 23,6 sono già stati erogati ai Comuni, mentre quasi 6 milioni sono ancora da assegnare. Ne servirebbero quasi il doppio, per dare una risposta positiva a tutte le richieste.
I DUBBI Il Reis è nato con l'obiettivo di dare un sostegno alle persone in difficoltà, scardinando il concetto di assistenzialismo per sposare quello del reinserimento sociale. Eppure per Deiana «non è la soluzione migliore». La maggior parte delle persone in difficoltà sono giovani ed è proprio questo aspetto a preoccupare il numero uno dell'Anci: «Si legano eccessivamente al sistema pubblico e in Sardegna i numeri sono già altissimi. Servirebbero semmai degli interventi per incentivare il sistema produttivo». Il timore è che il meccanismo si riveli meno virtuoso rispetto a quanto previsto, con il timore che poi debbano essere i Comuni a sostenere questi costi.
I TAGLI Un onere pesante, viste le sforbiciate degli ultimi anni sui trasferimenti statali. Tema che apre uno scenario in cui si rende necessaria «una vertenza complessiva da parte della Regione», insiste Deiana: «Il problema non sono soltanto gli accantonamenti, ma anche i tagli a Comuni, Province e Città metropolitana». Per dare la cifra di quanto pesi la forbice dello Stato sui Comuni sardi, basta ricordare i 300 milioni di euro complessivi che mancano ogni anno nei bilanci.
Dal 2014 al 2018, dunque, c'è stata una decurtazione complessiva di un miliardo e mezzo. A questi si sommano quelli che nel linguaggio fiscale vengono definiti “avanzi di amministrazione” e che, in pratica, sono soldi congelati che le amministrazioni non possono utilizzare: in Sardegna questa partita vale 1,4 miliardi di euro. Da qui la richiesta per fare una legge che permetta l'utilizzo di questi fondi, «non per fare piazzette», dice Deiana, «ma per garantire i bisogni incomprimibili dei cittadini».
LE RICHIESTE La discussione della Finanziaria in Consiglio regionale è l'occasione per l'Anci di avanzare suggerimenti e richieste. Davanti alle notizie confortanti di un Pil in crescita e maggiori entrate tributarie, la prima richiesta è per un adeguamento anche del Fondo unico per gli enti locali. C'è poi un altro ragionamento che riguarda l'imposizione fiscale. «La Giunta ci dice che la tassazione regionale è tra le più basse d'Italia», spiega Deiana. Con l'1,23% l'Irpef ha un valore minimo e l'Irap al 2,93% è al di sotto della media nazionale, rinunciando a gettiti di diverse centinaia di milioni di euro. Per questo motivo l'Anci suggerisce di riflettere su quanto sia faticoso rinunciare a tutta questa somma e se non sia il caso di apportare qualche correttivo. Anche perché «i Comuni sono costretti a fare la parte dell'esattore, aumentando i tributi propri».
L'APPELLO Giunta, Consiglio regionale ed enti locali tutti uniti in una maxi vertenza con lo Stato. L'appello dell'Anci è chiaro e mira a sollevare l'asticella nei confronti del governo. Che servano maggiori risorse è un dato scontato, ci sono quei 40 milioni di euro liberi in mano al Consiglio che possono essere utilizzati. È vero anche che i primi cittadini spesso bussano alle porte di via Roma per chiedere risorse per progetti locali. «Dobbiamo cambiare la visione delle cose», spiega il presidente dell'Anci, «i Comuni imparino a fare programmazione territoriale».
NON SOLO PIL Non può essere soltanto il Prodotto interno lordo il criterio di valutazione per la vita delle persone. Il mondo degli enti locali propone di rivedere l'elenco degli indicatori, comprendendo tra le varie cose anche criteri su ambiente, salute, aspettativa di vita e reddito medio.
LE PROPOSTE Infine, arriva l'elenco di «politiche di sistema» per affrontare la discussione sulla Finanziaria. Riguardano «periferie rurali e urbane, politiche per la montagna, per la famiglia, istruzione e formazione».
Matteo Sau