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Abbandono scolastico alle superiori, il triste record: Sardegna prima in Italia nel dossier di Save

Fonte: web SardegnaOggi.it
15 novembre 2017

Abbandono scolastico alle superiori, il triste record: Sardegna prima in Italia nel dossier di Save the Children 

In Italia i bambini in povertà assoluta sono 1.292.000, 1 su 8 vive in questa condizione, il 14% in più rispetto all'anno precedente. L'Isola è la seconda regione con la Campania per numero di ragazzi che lasciano precocemente la scuola, mentre è prima per abbandono scolastico nelle scuole superiori. I dati di Save the Children.



CAGLIARI - Ogni anno oltre 130.000 ragazzi sono a rischio dispersione scolastica e l'abbandono continua a essere tra le sfide maggiori per la scuola italiana. La Sardegna prima regione in Italia per tasso di abbandono scolastico nelle scuole secondarie di secondo grado, comunemente dette scuole superiori. Save the Children lancia oggi anche nell'isola Fuoriclasse in Movimento, rete nazionale di 150 scuole, di cui 3 a Cagliari con circa 300 studenti, 50 docenti e 50 genitori, che promuove il confronto tra docenti, alunni e genitori per individuare soluzioni e azioni per contrastarlo.

La Sardegna è la seconda regione in Italia con la Campania per numero di ragazzi che hanno lasciato precocemente la scuola (il 18,1% su un tasso nazionale del 13,8%). In un'Italia in cui le famiglie con minori in povertà assoluta in dieci anni sono quintuplicate, in cui bambini e ragazzi in povertà relativa sono 1 su 5 e che si trova a fare i conti con gli effetti della recessione sulla motivazione dei giovanissimi e con una popolazione sempre più vecchia, con oltre 165 anziani ogni 100 bambini (con picchi sull'Isola nelle province di Carbonia Iglesias, Oristano e Medio Campidano, rispettivamente con 246,9, 243,3 e 223,9), alunni e studenti spesso non trovano nella scuola risposte idonee alle sfide di oggi. A livello nazionale, per esempio, le strutture sono spesso inadeguate, con oltre 4 istituti su 10 (41,4%) che non sono dotati di laboratori a sufficienza (in Sardegna vanno dal 15% di Oristano al 35,8% di Sassari).

 

Nel Settentrione i quindicenni in condizioni socio-economiche svantaggiate che non raggiungono le competenze minime nella lettura sono il 26,2%, cifra che sale al 44,2% nel Meridione. È necessario, dunque, che sistema scolastico e interventi sociali rispondano in modo adeguato a contesti e bisogni diversi. In Sardegna l'incidenza di alunni respinti nella scuola secondaria di primo grado va dal 3,1 % di Nuoro al 4,4% di Cagliari su una media nazionale del 2,8%, mentre i respinti alla scuola secondaria di secondo grado vanno dall'11,7 % di Nuoro al 15% di Oristano su una media nazionale del 9,15%, nei licei dal 7,3% di Nuoro al 9,8% di Cagliari su una media nazionale del 5,3%, e negli istituti tecnici dal 10,3% di Oristano al 20,2% di Cagliari su una media nazionale dell'11,5%.

 

Disconnessi culturali e ultraconnessi.
Con l'aggravarsi delle condizioni socio-economiche di molte famiglie, all'aumento della povertà economiche sono corrisposte anche nuove povertà educative: tanti bambini, infatti, non hanno accesso ad attività culturali. Sei ragazzi su 10 (il 59,9%) tra i 6 e i 17 anni non arrivano a svolgere in un anno (la percentuale in Sardegna è poco sotto la media nazionale con il 58,4%) quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet.

Una scuola (non) a misura di bambino. Con solo il 4% del PIL nazionale speso nel settore dell'istruzione, contro una media europea superiore di quasi un punto percentuale (4,9%), non è facile per la scuola pubblica offrire una risposta adeguata alle problematiche che incontra. Le poche risorse si traducono in strutture spesso poco o male attrezzate: il 41% delle scuole secondarie di primo grado, per esempio, lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento adatti a sperimentare nuove prassi didattiche, con 4 scuole su 10 che possono fare affidamento su meno di un laboratorio ogni 100 studenti (dato che in Sardegna oscilla tra il 15% di Oristano e il 36,4% di Cagliari). Solo il 17,4% degli istituti scolastici (1 scuola su 6), inoltre, è dotato di almeno una palestra in ogni sede (che in Sardegna ha percentuali molto sotto la media tra il 13,5% di Cagliari e il 4,9% di Nuoro) [17] e, sebbene quasi tutte abbiano una biblioteca, quasi 3 su 4 danno la possibilità di effettuare un servizio prestito (esattamente il 72,5% a livello nazionale, che sale al 78% a Cagliari e scende al 62% a Oristano) ma meno di un terzo del patrimonio librario risulta fruibile (in Sardegna tutte le province scendono sotto la media nazionale del 31,1%, fino ad arrivare al 9,4% di Nuoro)[18]. Appare evidente il divario tra Nord e Sud: se in Settentrione 2 biblioteche su 3 sono dotate di almeno 3.000 volumi, in Meridione lo è solo 1 su 3 (39%), ancora meno nelle isole (32%).

Denatalità e altre sfide. Tra i fenomeni che condizionano la scuola di oggi, accanto alle povertà socio-economiche, c'è la denatalità: in cinquanta anni gli under 15 sono passati da 12 a 8 milioni, perdendo circa un terzo della popolazione in età della scuola dell'obbligo: l'Italia conta 165 anziani ogni 100 bambini sotto i 14, con un numero di over 65 che doppia quello dei giovanissimi in diverse province (molte sono in Sardegna: 246,9 a Carbonia-Iglesias, 243,3 a Oristano, 223,9 a Medio Campidano).

Nonostante il numero totale di alunni diminuisca, aumenta invece quello dei bambini di origine straniera, che rappresentano il 9,2% (in Sardegna oscillano tra l'1,5% di Oristano e il 3,1% di Sassari)[20]; tra coloro che non hanno la cittadinanza italiana il 58,7% è nato in Italia (nell'Isola si va dal 32,5% di Nuoro al 41,8% di Cagliari)[21]. Di fronte alla sfida dell'inclusione, tuttavia, solo nel 2,2% delle scuole del primo ciclo gli insegnanti ricevono formazione specifica (1,1 a Cagliari)[22]; un passo avanti è stato fatto con il Piano di formazione dei docenti 2016-2019, che ha recepito le indicazioni del IV Piano nazionale infanzia su questo tema.

"Lezioni" e buone pratiche. Sarebbe sbagliato, tuttavia, ritenere che il sistema scolastico nazionale sia rappresentato solo da timori, limiti e sfide: esiste una scuola fatta di innovazione, dedizione, emozioni positive che è ben raccontata all'interno dell'Atlante. "Vi sono scuole che hanno svolto e svolgono un ruolo anticipatore, di avamposto, con un artigianato intelligente, un pensiero pratico. Accanto a tante eccellenze, nelle scuole italiane si incontrano tuttavia situazioni inaccettabili, di analfabetismo didattico, precarietà organizzativa, carenze strutturali, deserti relazionali, vere e proprie discriminazioni e ingiustizie che fanno pagare un prezzo enorme ai bambini più svantaggiati, soprattutto a quelli che vivono in condizioni di povertà assoluta e relativa anche in Sardegna" afferma Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children. "Per riformare davvero l'istituzione scolastica si potrebbe cominciare investendo nella trasformazione delle zone più a rischio in comunità educanti, che nel concreto significa non lasciare da sola la scuola a combattere la povertà educativa per far sì che il numero di coloro che la lasciano in modo prematuro, il 18,1% nell'Isola, il secondo più alto in Italia, si abbassi fino a essere nullo. Con la costruzione di comunità educanti dove oggi regnano il degrado urbano e la criminalità si va a lavorare in frontiera: quella che segna l'orizzonte del nostro Paese e della nostra democrazia." conclude Raffaela Milano.