Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La sinistra in fermento: sì a una lista unica

Fonte: La Nuova Sardegna
7 novembre 2017

La sinistra in fermento: sì a una lista unica
Si, Mdp, Movimento Possibile e Rifondazione vogliono essere alternativi al Centrosinistra nel 2018

CAGLIARI. A sinistra del Pd c’è un gran fermento. I vari gruppi sembrano essere sempre più decisi a presentarsi nelle elezioni politiche del 2018. Bisognerà vedere se in alternativa o meno con il Centrosinistra classico. Anche se vincono una contraddizione non facile da superare: a Roma Articolo 1-Mdp è un avversario dichiarato del governo Gentiloni, a Cagliari invece è il terzo partito della coalizione che sostiene la giunta Pigliaru e ha un assessore, Giuseppe Dessena. A parte il posizionamento in Consiglio, dentro Mdp, Sinistra Italiana, Rifondazione comunista e il movimento Possibile di Giuseppe Civati qualcosa si muove da diverse settimane. L’ultimo passo è stato proprio di Sinistra Italiana, che nei giorni scorsi ha riunito la direzione regionale. «È arrivato il momento – si legge nel documento finale approvato all’unanimità – di avviare in concreto il processo per costruire una nuova aggregazione politica che modifichi gli attuali equilibri e inverta le scelte dell’attuale governo su lavoro, scuola, sanità e su tutti gli altri temi che coinvolgono la vita quotidiana degli italiani». Per poi lanciare un appello ai possibili alleati: «Individuiamo quattro o cinque punti centrali per il nostro prossimo messaggio elettorale e massimo fra 30-40 giorni organizziamo un evento a Cagliari per confrontarci». Fino a dare mandato alla segreteria regionale di «trattare con i rappresentanti di altri partiti, associazioni e movimenti per rafforzare quel processo unitario indispensabile in vista delle prossime elezioni politiche». Di fatto l’evento annunciato da Sinistra Italiana segue l’appello rivolto qualche giorno fa e insieme da Thomas Castangia, movimento Possibile, Yuri Marcialis, Mdp, e Roberto Mirasola, Sinistra Italiana, ai dirigenti dei rispettivi partiti. «Basta – c’era scritto – con i troppi dibattiti interni, o l’eterno tira e mola fra improvvise accelerazioni e brusche frenate. È arrivato il momento di ritornare fra la gente con progetti e idee». La convention annunciata dovrebbe essere quel primo atto sollecitato, perché «alla gente interessa sapere come e quando vogliamo cambiare questo Paese, e lo vuole sapere al di là delle sigle, dei nomi e del grado di purezza dei vari possibili interlocutori». Anche Rifondazione comunista, nelle scorse settimane, ha riunito gli iscritti per eleggere il successore del segretario Giovannino Deriu. L’elezione però è stata rinviata di qualche giorno, ma nel dibattito è stato chiaro che anche Rc vuole entrare in un’alleanza alternativa al Centrosinistra classico. Lo strappo, tra l’altro, c’è già stato un anno fa, con l’uscita dalla maggioranza del 2014, quella che portò alla vittoria Francesco Pigliaru. Allora Rc scriveva: «Siamo nella seconda metà della legislatura e non intravediamo il minimo segnale che vada nella

direzione di uscita dal dramma del lavoro che vive la nostra terra. Si è smarrito il carattere di originalità e innovazione su cui si fondava la coalizione progressista e sovranista che ha vinto le elezioni nel 2014». E per Rifondazione nulla è cambiato per poter esserci un ripensamento.