Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«È sapiens un uomo che ferisce la terra?»

Fonte: L'Unione Sarda
7 novembre 2017

Karel: Covatta racconta “L'evoluzione arranca”

 

 

 

 

T orna il Karel Music Expo e lo fa in grande stile. Il festival di musica (e non solo) diretto da Davide Catinari prosegue, nella versione winter, con “L'evoluzione arranca”, spettacolo divertente, colto e pieno di ritmo in programma a Cagliari al Teatro Massimo, venerdì 10 novembre, alle 21,30.
Potrà ancora dirsi “sapiens” l'uomo contemporaneo, che mette in pericolo la sua stessa specie? Soprattutto, è possibile riderne e allo stesso tempo accendere il pensiero? Nessuno può rispondere meglio di Giobbe Covatta, comico di successo e testimonial di cause ambientali, impegnato stavolta sulla scena con Mario Tozzi, geologo divulgatore prestato al mondo del teatro.
Cosa si può aspettare il pubblico questa volta?
«Parlando di Homo Sapiens si sottintende un discorso davvero ampio, aperto a tutto lo scibile umano, dall'invenzione della ruota in avanti. Allo stesso modo sarebbe possibile parlare di “Non sapiens” per ore, giorni e mesi. Magari capita che si inizi con un dato di stretta attualità, come può essere la scarsità d'acqua e la difficoltà nel procurarsela, soprattutto in alcune zone del mondo, e poi da lì si sviluppa tutto lo spettacolo. Non abbiamo un canovaccio definito e cerchiamo sempre di non ripeterci».
Come si riesce a far divertire lo spettatore affrontando tematiche così serie?
«Si può ridere di tutto, non ci sono “leggi” che lo impediscano. Si tratta di trovare la chiave giusta per farlo, ridere di determinati argomenti senza però farli cadere nel ridicolo. Io non voglio che la gente impari dalle mie storie, ma che si incuriosisca. Vorrei che alla fine dei miei spettacoli restassero due punti in sospeso, come ad aprirsi su un discorso ulteriore, se sono riuscito a offrire al pubblico stimoli per approfondire».
Qual è il suo rapporto con la Sardegna?
«Un rapporto stretto che inizia negli anni Sessanta, quando ho frequentato le scuole elementari alla Maddalena al seguito di mio padre, ufficiale della Marina mercantile. Di rado è capitato che non sia venuto sull'Isola per più di un anno di seguito».
La Sardegna fa abbastanza per tutelare il suo patrimonio naturalistico?
«Sinceramente no. Basta pensare al recente decreto che consente agli alberghi entro i 300 metri dal mare di ingrandirsi del 25%, con deroghe per i progetti di particolare rilevanza economica e sociale. Quando ero bambino ricordo che Baja Sardinia era soltanto un'espressione geografica, al massimo c'era un pontile per le barche. Penso che ci potrebbe essere una maggior cura per preservare l'unicità della Sardegna, sia sulle coste che nell'interno».
Il comico fa le domande, la politica dà le risposte. La politica è troppo spesso silenziosa?
«Per anni e anni si è parlato del Biafra, e nessuno saprebbe neppure dire dove si trovi sulla cartina. I politici si schierano volentieri per queste cause impegnate ma le iniziative concrete sono ben poche. Non si va mai alla radice dei problemi. Nessuno racconta perché la gente emigra, qual è la causa del disagio di miliardi di persone».
Cosa le resta del suo impegno in Africa con l'Ong Amref?
«Un'infinità di piccoli mattoncini che tutti insieme costituiscono un edificio. Ognuno di noi è il risultato delle proprie esperienze».
Qual è il primo contributo che può dare ciascuno di noi per la causa ambientalista?
«Studiare: è il primo passo da compiere. Secondo me l'Unione Europea non si doveva fondare sulla moneta ma sull'istruzione. E così, pure in Africa, niente è più necessario del costruire scuole».
Luca Mirarchi