Di Ennio Neri 26 ottobre 2017
Nel 2015 hanno dichiarato un reddito lordo accertato di 66 mila e 382 euro. In casa sono in sei. Ma non abitano in un villino di via Bainsizza o di via Milano. Pagano regolarmente il modesto (almeno rispetto alle loro reali possibilità) canone al Comune per un alloggio popolare del rione Cep. Mentre in città tante famiglie bisognose la casa popolare proprio non riescono ad averla e spesso sopravvivono in situazioni di fortuna.
Quella del Cep fa parte del gruppo di famiglie dal reddito superiore ai 40 mila euro l’anno, (sono una quindicina in tutto tra 40 mila e i 66 mila euro annui lordi) assegnatarie di alloggi Erp. Secondo il regolamento dovranno obbligatoriamente lasciare l’alloggio solo se superano una certa soglia per tre anni consecutivi. Ma ora “si cambia musica”, assicurano dal Comune, perché le verifiche da parte dell’amministrazione sono più efficaci dopo l’accordo siglato con l’Agenzia delle entrate.
Il caso del Cep ha scosso l’assessorato al Patrimonio. “E’ davvero clamoroso”, ammette Gianni Chessa, assessore ai Lavori pubblici (con delega all’Edilizia residenziale), “si tratta una famiglia di 6 persone, l’appartamento è stato assegnato una trentina di anni fa. A breve”, aggiunge, “arriverà una lettera a tutti gli inquilini che hanno un reddito accertato oltre i 40 mila euro. Dovranno acquistare l’appartamento o lasciarlo. E così tutti i morosi dovranno pagare. La musica sta per cambiare. Dobbiamo responsabilizzare gli inquilini nei diritti e nei doveri”.
L’altro problema degli alloggi popolari, oltre a quello degli assegnatari senza più diritto, è quello delle morosità che in città ammontano a 7 milioni e 900 mila euro. Equitalia gestisce una fetta di debito pari a 3 milioni 300 mila euro. Ma è riuscita a recuperarne solo 70 mila.