Dossier Idos, i numeri dell’immigrazione in Sardegna
Un’ondata di migranti più mediatica che reale: è questo, in sintesi, il dato che si coglie sfogliando la 27esima edizione del Dossier statistico Immigrazione 2017 curato dal centro studi e ricerche Idos appena dato alle stampe. La presenza degli stranieri residenti in Italia e in Sardegna è in leggero aumento ma tutto sommato stabile da anni: a guardare i numeri del dossier, elaborato su dati Istat e da altre fonti in collaborazione con il centro studi Confronti, il contributo della Chiesa valdese e la collaborazione dell’Unar, non siamo davanti a un’emergenza di nuovi arrivati, considerato che nel 2016 in tutto il paese abbiamo registrato solo 21 mila stranieri in più rispetto all’anno precedente. E se in Italia ogni cento residenti ci sono circa 8 stranieri, in Sardegna ne abbiamo appena 3: segno che la presenza degli extracomunitari non è così alta come quella che si percepisce.
E proprio sulla percezione, sulla corretta comunicazione dei dati, sulla necessità di dialogare e trovare le risposte giuste a chi solleva dubbi e paure sugli immigrati in Sardegna si è concentrato l’incontro di presentazione del dossier ospitato oggi a Cagliari nella Facoltà di Scienze Politiche. I dati sono stati mostrati da Maria Tiziana Putzolu, consigliera regionale di parità, e commentati da Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, Tiziana Giovanna Costantino, prefetta di Cagliari e da Virginia Mura, assessore al lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale della Regione Sardegna. Ha chiuso i lavori Gianni Loy, referente scientifico di IDOS Sardegna.
Eccoli, i dati: in Sardegna al 31 dicembre 2016 si sono contati 50.346 residenti stranieri (tremila in più rispetto all’anno prima), la metà sono donne. Se consideriamo che la popolazione totale nell’isola è di 1, 6 milioni di persone, gli stranieri incidono sulla popolazione locale per il 3%, mentre la media nazionale è di 8,3%: siamo ben lontani, dunque, dal concetto di ‘invasione’ usato da alcuni come motivo di allarme sociale. Non tutti sono richiedenti asilo, molti arrivano per studio, lavoro, per ricongiungersi a familiari, o sono semplicemente stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana per naturalizzazione o per matrimonio. La maggior parte, in percentuale rispetto al totale dei residenti, si concentra nella provincia di Olbia Tempio, seguono Cagliari, Sassari e Nuoro, sono appena l’1,4% nel Medio Campidano.
Un fenomeno, quello dell’immigrazione, che non è emergenza ma un dato di fatto, come hanno più volte sottolineato i relatori che hanno commentato il Dossier Immigrazione. Una realtà che dobbiamo capire e conoscere anche per l’opportunità di costruire “una società laica, inclusiva e rispettosa verso tutti – ha sottolineato il vescovo di Cagliari Arrigo Miglio – davvero multiculturale e multireligiosa” secondo quanto sostenuto anche da Papa Francesco che di recente ha aperto il dialogo con i rappresentanti di altre religioni.
Sul tema sicurezza, la Sardegna non è certo una regione a rischio: “Non neghiamo che esiste la criminalità tra gli extracomunitari – ha sottolineato la prefetta Costantino – ma sappiamo che è un problema che non esiste per i richiedenti asilo, attualmente 5.230 distribuiti su 148 centri di accoglienza straordinaria, dato che tra di loro il tasso di reati è quasi pari allo zero”. Anche a livello nazionale i numeri reali sono ancora una volta diversi da quelli percepiti: secondo le statistiche Eurostat, il tasso di criminalità ogni 100 mila abitanti è più basso tra gli stranieri che tra gli italiani, e nel 2016 le denunce sono anche diminuite rispetto all’anno precedente.
E ancora sulla percezione: tra gli stranieri più numerosi in Sardegna non ci sono gli africani, come si potrebbe pensare, ma i rumeni. Nella classifica delle comunità non italiane, schematizzata dalla consigliera di parità Maria Teresa Putzolu, al primo posto ci sono i quasi 14 mila rumeni, la maggior parte sono donne prevalentemente impiegate nella cura alle persone; al secondo posto i senegalesi, al terzo i marocchini. Seguono cinesi, ucraini, filippini, nigeriani, tedeschi, pachistani e polacchi. Dal continente africano, in totale, si registrano 13.373 residenti, gli asiatici sono 8.548.
Sul fronte del lavoro, anche gli stranieri non sono indenni dal momento di crisi che la Sardegna attraversa da anni. Oggi ne sono occupati quasi 24 mila (meno rispetto al 2015), lavorano soprattutto nei servizi, nell’industria e in minima parte nell’agricoltura. Aumentano in modo significativo le imprese immigrate, cioè quelle in cui oltre la metà dei componenti sono nati all’estero: sono il 6,2% delle imprese sarde, e negli ultimi cinque anni sono cresciute del 23,8%.
“Mentre si attende il 2017 per fare un bilancio della reale portata delle iniziative prese dal Governo per fronteggiare il fenomeno degli sbarchi nel paese, il 2016 è stato attraversato da ondate più mediatiche che reali – si legge tra le conclusioni del Dossier – . In ogni caso, la questione non può essere sminuita e liquidata facilmente, perché periodici ingressi massicci e ravvicinati di persone bisognose di ogni cura non possono non aver costituito una ‘messa alla prova’ del sistema dell’accoglienza isolano. Nel 2016 è aumentata la brezza locale dell’intolleranza, sfociata in alcuni atti intimidatori verso strutture che si stavano approntando per accogliere migranti“. Il pensiero va agli attentati di Monastir, Sassari, Dorgali e agli altri centri distrutti da incendi e esplosioni nei mesi scorsi: la realtà degli stranieri in Sardegna si inserisce in un clima di grandi cambiamenti e complessità, con la popolazione e i nuovi nati che diminuiscono progressivamente e l’età media sempre più alta, in cui si innestano facilmente dubbi e paure. Movimenti, scambi e viaggi con cui dovremo fare i conti negli anni che verranno.
Francesca Mulas