Cultura. Per i lavori, che sarebbero dovuti terminare a giugno, serviranno almeno altri tre mesi
Il nodo della gestione potrebbe far slittare di un anno l'inaugurazione
Il palcoscenico era stato realizzato in cemento e ricoperto di legno e non era stata prevista una cassa acustica.
La seconda vita del Teatro Massimo sta per cominciare. Ma, almeno per il momento, non è tempo di brindare. Perché lo storico palcoscenico di viale Trento rischia di partire a scartamento ridotto: dopo aver risolto i problemi tecnici, restano da affrontare i problemi burocratici. Un ostacolo che potrebbe bloccare il teatro per un anno. Sarebbe un vero peccato perché ormai i lavori di ristrutturazione sono arrivati al traguardo. «La consegna doveva essere fatta entro giugno», afferma l'assessore ai Lavori pubblici Raffaele Lorrai, «ma abbiamo concesso altri due mesi di proroga. Sono, comunque, convinto del fatto che il teatro sarà terminato entro la fine dell'estate». Sarà, per intendersi, pronto per ospitare una serie di spettacoli. «Quando parlo di conclusione dei lavori, intendo proprio dire che sarà consegnato pronto per essere utilizzato».
GLI OSTACOLI TECNICI Sono stati superati anche una serie di problemi tecnici che avevano rallentato i lavori. Di recente si sono accorti che il palcoscenico era stato realizzato in cemento e ricoperto di legno. Cioè non era stata prevista una cassa acustica con l'effetto di trattenere i suoni soltanto nella parte antistante al palcoscenico. Un problema scoperto in tempo e in fase di soluzione.
I PROBLEMI BUROCRATICI Da settembre, l'assessore Lorrai ne è certo, il teatro sarà operativo. Ma comincerà davvero a operare? Molto probabilmente no. E per una ragione ben precisa. «L'amministrazione», spiega l'assessore alla Cultura Giorgio Pellegrini, «non può accollarsi direttamente i costi di gestione». Dunque il Massimo dovrebbe essere affidato a un gestore esterno. «Una fondazione del teatro di prosa», ricorda il presidente della commissione Cultura Maurizio Porcelli, rilanciando una proposta emersa qualche anno fa. Che, proprio lunedì riproporrà questa soluzione nel corso della riunione di commissione, convocata per discutere del bilancio. «Abbiamo già affrontato questo problema», interviene Pellegrini, «in un primo abboccamento con il Teatro di Sardegna: sia noi che loro siamo interessati a questa soluzione». Tutto fatto? Naturalmente no. La programmazione di una stagione teatrale non può essere messa in piedi all'ultimo momento: c'è il serio rischio che, una volta individuato il gestore, sia comunque troppo tardi per chiamare le compagnie. Non a caso, gli operatori si stanno già muovendo in vista della prossima stagione come se il Massimo non fosse ancora disponibile: è probabile che, per un altro anno, i cultori di teatro dovranno accontentarsi ancora dell'Alfieri.
LA STRUTTURA Un peccato dal momento che il Massimo è destinato a diventare una struttura all'avanguardia. Ospiterà due sale: una da 594 posti a sedere nella platea a gradini, 134 in galleria e 24 nelle 8 logge laterali, un'altra, più raccolta, di posti ne avrà 198. La sala grande in prospettiva potrebbe diventare la casa di un “teatro stabile di Cagliari”. Una sala, per altro, che sarebbe in grado di proporre quegli spettacoli che non possono essere fatti all'Alfieri (alcune compagnie hanno bisogno di spazi decisamente ampi) mentre quella più piccola dovrebbe ospitare rappresentazioni di gruppi locali e all'occorrenza essere sede di convegni. All'interno della struttura, inoltre, ci saranno anche un ristorante e un caffè letterario, destinato a diventare uno dei centri di incontro del mondo intellettuale cagliaritano.
IL NODO Ma, appunto, prima di tutto dovrà essere risolto il nodo gestione. Un problema mica di poco conto. Che, però, non spaventa la Cedac che, da anni, organizza la stagione di prosa in città. «In fondo», afferma il vice presidente Antonio Cabiddu, «il Massimo sta rinascendo per rispondere a una domanda da parte di Cagliari: noi abbiamo 2.800 abbonati che, tra l'altro, sono riconosciuti in tutta Italia come uno tra i pubblici più sensibili». I problemi economici, secondo Cabiddu, possono essere risolti. «La scorsa stagione ha avuto un valore di circa 600.000 euro, una cifra utilizzata per fare una sessantina di recite. Dal Comune abbiamo avuto un contributo di 70.000 euro mentre il resto è arrivato da altre fonti. Certo, un teatro più grande comporta cifre più alte. Ma non credo proprio che il Massimo non cominci a lavorare solo per problemi di soldi». La Cedac, dal suo canto, è già pronta. «Non ci sarebbe alcun problema a trasferire la stagione dall'Alfieri al Massimo».
MARCELLO COCCO
26/05/2008