Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Estasi”, indagine sulle passioni più segrete dell'anima

Fonte: L'Unione Sarda
25 ottobre 2017

AUTUNNO DANZA. Domani al Massimo, a Cagliari, lo spettacolo del coreografo Enzo Cosimi

 

 

 

 

I l desiderio, l'estasi, l'eros, occupano un posto importante nella nostra vita come il bere o il mangiare. Solo che mostrano risvolti più complicati e profondi, poiché riguardano i lati più intimi e nascosti della nostra vita, da cui si lasciano costantemente modificare. “Estasi” è il titolo dello spettacolo che va in scena domani alle 21 al Teatro Massimo di Cagliari per il festival Autunno Danza. Secondo capitolo di una trilogia ideata da Enzo Cosimi sulle passioni dell'anima, e non solo. «Lo scorso anno lo abbiamo presentato a Sassari e sono ben felice questa volta di proporlo a Cagliari. Un lavoro che mischia spiritualità ed erotismo e indaga in maniera poetica l'estetica del sesso e della droga, cercando di fare interagire tutto questo», dice il coreografo romano, che da tanti anni cammina nei territori della sperimentazione: «Avevo voglia anche di lavorare nuovamente con un gruppo, e infatti in scena ci saranno sei danzatori. Una delle cose belle di questa produzione, è che ho potuto lavorare con un organico composto da generazioni diverse».
La pièce è divisa in due parti…
«La prima, che amo moltissimo, si intitola Take me up, take me higher, ed è una sorta di ipnosi collettiva, di mantra erotico, però molto sospeso e calibrato. In questo momento dello spettacolo c'è un forte uso della voce. Nella seconda, ci sono degli elementi tipici del mio lavoro, con rimandi a un pop colorato ma che allo stesso tempo è ricco di elementi crepuscolari. Un gioco tra tinte accese e altre invece rarefatte».
Cosa ricerca prima tutto nei suoi spettacoli?
«Un equilibrio tra racconto e astrazione. “Estasi” è un lavoro pensato per il teatro. A seconda di dove agisci, il linguaggio cambia. Alcuni mettono la stessa tipologia di scrittura dove gli pare, io faccio il contrario. Adeguo il mio linguaggio allo spazio».
Per Jan Fabre l'arte è femminile e maschile, confortante e pericolosa, protegge e ferisce. Lei aggiungerebbe qualcosa?
«No perché condivido pienamente questo pensiero».
Davanti a suoi lavori, il pubblico resta più sedotto o inquieto?
«Per alcuni lavori, il pubblico non era ancora pronto a recepirli, così come invece è stato quando li ho riproposti a distanza di anni, penso ad esempio a “Calore”. Certe mie creazioni che prima potevano spiazzare, oggi producono effetti diversi e vengono letti come dei pezzi classici». Venerdì, Autunno Danza proporrà “Tipologia della resistenza”, del cileno Pablo Tapia Leyton.
Carlo Argiolas