TEATRO. “Benvenuto in ” di Cada Die ispirato all'esperienza di un educatore sanitario
A l principio fu un manoscritto. Pagine e pagine in cui Giovanni Casula, educatore del servizio di Psichiatria del Santissima Trinità di Cagliari, raccontava «frammenti di intensa umanità, le sorprese, l'empatia, le bellezze e le distorsioni che aveva visto e incontrato da quando aveva iniziato il suo lavoro». Crebbe in quel momento l'interesse di Alessandro Mascia, autore e regista della compagnia Cada Die, per un tema così doloroso e pressante, anche se il progetto faticò a prendere forma per un senso di rispetto. Qualche anno dopo, e dopo la pubblicazione di “Benvenuti in psichiatria”, quei frammenti, quelle storie, quel grumo di emozioni hanno dato vita a una pièce (Benvenuto in...), che sabato è approdata alla Vetreria di Pirri, per la stagione del Cada Die Teatro. Un adattamento firmato da Mascia e dal compagno d'avventure teatrali Pierpaolo Piludu, e da quest'ultimo magistralmente diretto, che vuole essere un viaggio in cui «tentiamo di ritrovare la dignità della malattia mentale e di guardare con occhi diversi il disagio comune a tanti esseri umani».
In scena solo due attori, e uno non parla. Eppure, in un'ora di grande intensità, riescono a dare vita a un mondo affollato di persone: matti da legare, medici, parenti. I sommersi e i salvati. Distinguerli non è immediato. Come non è facile capire chi sia il matto tra Giovanni, l'educatore che racconta (Alessandro Mascia), e Nino (Giorgio del Rio, autore anche delle elaborazioni musicali) che registra tutto e non apre bocca. Emozionanti entrambi, il primo col suo frenetico parlare, col suo immedesimarsi, fino a diventare tutti i suoi personaggi. Il secondo col silenzio e l'ossessivo bisogno di registrare voci e suoni. E allora, dove sta la pazzia? Dove la cura? Quella preliminare, suggerita da Nino, passa attraverso l'abbraccio, l'ascolto, la mancanza di giudizi e pregiudizi.
“Benvenuto in...”. Benvenuto a questo progetto che coinvolge centinaia di studenti. Racconta di un disagio che appartiene alla condizione umana, il male di vivere di Gianvito, Martino, la signora Bonaria, il signor Mauro, Simone. Persone reali e fantastiche (come Nino), storie tragiche e a lieto fine.
Nella stanza bianca della follia, illividita dalle luci di Giovanni Schirru, solo due sedie: quella dell'angolino di Nino, e quella firmata da Federico Carta-Crisa. Riporta i versi della “Cura” di Battiato, che con Jimy Hendrix (“Little Wing”) e le musiche rielaborate da Del Rio percorre tutto lo spettacolo. «Perché sei un essere speciale, e io avrò cura di te».
Maria Paola Masala