Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A Macomer il centro migranti Ipotesi confermata nel vertice con l'inviato del ministero

Fonte: L'Unione Sarda
17 ottobre 2017

Sindaci e prefetti d'accordo per l'accoglienza diffusa di profughi e richiedenti asilo

A Macomer il centro migranti Ipotesi confermata nel vertice con l'inviato del ministero 

Il Centro permanente per i rimpatri dei migranti irregolari (Cpr) si farà anche in Sardegna. Sarà realizzato a Macomer nell'ex carcere chiuso dal 2014 e oggi in stato di abbandono. Lì finiranno gli algerini e gli altri migranti economici che negli ultimi mesi hanno preso d'assalto le coste del Sud Sardegna, aprendo una nuova emergenza sul fronte sbarchi e creando forti tensioni sociali.
L'OK DEL SINDACO L'accordo tra il sindaco di Macomer, Antonio Onorato Succu, e il capo Dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno, Gerarda Pantalone, è stato raggiunto ieri in Prefettura a Cagliari, subito dopo la firma dei due protocolli d'intesa che ridisegnano il sistema regionale dell'accoglienza per i profughi e i richiedenti asilo. Il primo cittadino del centro del Marghine chiedeva garanzie precise e il rappresentante del Governo gliele ha date. Saranno stanziati circa 2 milioni e 600 mila euro per la messa in sicurezza dell'ex carcere che potrà ospitare tra le 80 e le 120 persone. Tempi? «Sono in corso i sopralluoghi tecnici», ha detto la Pantalone. Ma già a dicembre il Centro potrebbe aprire.
COME SARÀ «Si tratta di un centro di detenzione amministrativa prioritariamente destinato alla gestione dei flussi d'immigrazione dall'Algeria», ha specificato l'assessore regionale Filippo Spanu. Il che significa che i migranti non potranno uscire come e quando vogliono ma dovranno attendere il rimpatrio senza possibilità di muoversi se non autorizzati. Di fatto sono i Cie 2.0, ma pare con maggiori garanzie per chi ci finisce dentro perché la normativa prevede tempi molto più rapidi per procedere all'espulsione.
IL GOVERNATORE PIGLIARU «La creazione di un Cpr in Sardegna è un deterrente all'immigrazione illegale soprattutto di matrice algerina - ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru -, nelle more dei procedimenti amministrativi che bisogna adottare per effettuare i rimpatri è infatti bene che queste persone sappiano di non poter fare come fanno adesso, che prendono il foglio di via e poi possono andare in giro ovunque vogliano. L'altro punto fondamentale è trovare con l'Algeria, così come già accaduto con la Tunisia, un accordo che consenta di rimpatriare subito coloro che entrano illegalmente, ma anche su questo fronte ci è stato assicurato che si sta procedendo».
L'ACCOGLIENZA La questione Cpr di Macomer sarà oggetto di un accordo separato e specifico che verrà predisposto nei prossimi giorni. Intanto ieri sempre in Prefettura sono stati firmati i due protocolli d'intesa che riorganizzano l'intera macchina dell'accoglienza sarda per i richiedenti protezione internazionale presenti nell'Isola. Oltre alla Pantalone e al governatore Pigliaru, gli accordi sono stati sottoscritti da tutti i prefetti sardi, con in testa quello di Cagliari Tiziana Costantino, dal presidente dell'Anci Emiliano Deiana e dai sindaci di Cagliari Massimo Zedda, di Sassari Nicola Sanna, di Nuoro Andrea Soddu e di Oristano Andrea Lutzu.
I DUE ACCORDI Con il primo si ribadisce che il principio da perseguire, la filosofia dell'intero sistema, deve essere quello dell'accoglienza diffusa, in modo che - come ha spiegato anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda - «non siano solo i grossi centri urbani a dover gestire la pressione dei flussi migratori». In attesa del riconoscimento dello status di profugo, i migranti dovranno dunque essere distribuiti nell'intero territorio regionale - anche nei piccoli Comuni che riceveranno fondi dalla Regione - in modo proporzionale e sostenibile, evitando di ammassarli in maxi strutture che si trasformano facilmente in ghetti fuori controllo. Il tutto «modulando le azioni sulla base delle specificità territoriali». Col secondo protocollo invece si tenta un ulteriore salto di qualità: l'impiego dei migranti in attività di utilità sociale. «Ciò comporterà - ha detto Gerarda Pantalone - sia un'integrazione da parte dei migranti sia una migliore accettazione da parte dei territori dove queste persone renderanno un servizio di utilità sociale per la collettività». Azioni per le quali si attingerà dai 4 milioni e 300 mila euro a disposizione col Piano regionale per i flussi migratori non programmati. Se basteranno per voltare finalmente pagina, lo dirà solamente il tempo.
Massimo Ledda