Rassegna Stampa

Il Sardegna

Il disagio dei giovani di periferia l'assistenza è solo per chi la paga

Fonte: Il Sardegna
15 giugno 2009

Pirri. Centro di aggregazione “a costo zero” per il Comune. «Aperto 3 ore al giorno, ma non più gratis»

A Santa Teresa petizione per il aboratori alla Vetreria.Oltre700 firme contro il nuovo regime

Elena Laudante elena.laudante@epolis.sm ¦

Adesso Marco, 15 anni e ultimo di cinque figli, a Santa Teresa - frazione di Pirri - ha perso il suo punto di riferimento. Come lui, decine di ragazzi del quartiere-ghetto che non gode nemmeno dell'attenzione di altre periferie, hanno tutto il tempo libero per iniziare a delinquere. «Conosco mio figlio, sono tranquilla - spiega la madre, Ignazia Casula, 50 anni - ma qui il piccolo spaccio sta dilagando. E stare per strada può essere pericoloso». Ignazia per vivere fa le pulizie, suo marito di 58 anni ha trovato lavoro due anni fa come autista, «dopo 14 anni di disoccupazione». Dal primo giugno, oltre a cibo e bollette dovrebbe pagare il “laboratorio contro il disagio”, questa la locuzione ufficiale, che il figlio Marco ha frequentato per 10 anni in modo completamente gratuito grazie ai finanziamenti della legge Turco. In una stanzetta della Vetreria ogni giorno oltre quaranta adolescenti di Santa Teresa da anni si confrontano e fanno progetti con gli operatori della coop “La Carovana”, grazie ai circa 3- 4.000 euro al mese che via Roma - distribuendo fondi nazionali - concede alle associazioni. Questi fondi potrebbero essere tagliati. Del tutto. «Ci hanno detto che dobbiamo pagarci il laboratorio, che i fondi ci sono ma che non saranno più destinati al centro di Pirri», spiega Ignazia al telefono, che prima ha messo la firma su una petizione di circa 700 persone poi è andata fino in Comune per sperare di sentirsi dire che non era vero. A Santa Teresa il labora torio de “La Carovana” (un tempo ospitato nella scuola Dante Alighieri) non se lo vogliono far scappare, perché è l'unico posto dove i ragazzi che abbandonano la scuola ma non certo perché hanno trovato lavoro, imparano ad organizzare progetti, programmare il presente libero e il futuro da inventare. Così si sono mobilitati in tutti i modi, con raccolta di firme e riunioni operative. Non è chiaro se da giugno il centro continua ad esistere o no. Marco non ci va, «perché magari io sì, ma tante persone non si possono permettere di pagarlo», chiarisce la mamma. In realtà dal municipio è arrivata l'indicazione informale di razionalizzare le spese, pure per quei ragazzi di frontiera a contatto quasi diretto con la criminalità di strada. Tutto in nome dell'“assistenza sociale a costo zero”, costo zero per l'amministrazione, non certo per chi ne ha bisogno e diritto. «Questo è quello che ci è stato comunicato», confermano la presidente della coop La Carovana, Elisabetta Lasio e il suo vice, Claudio Zasso. Impossibile chiedere spiegazioni a chi di Politiche sociali si occupa, l'assessore comunale Anselmo Piras, che interpellato al telefono su un argomento che dovrebbe conoscere bene ha spiegato di non rilasciare «interviste telefoniche a chi non conosce». La dirigente Ada Lai invece ha garantito che i fondi «ai laboratori per l'adolescenza non saranno toccati. Ma le mamme che lavorano dovranno iniziare a pagare alcuni servizi, perché quei laboratori non possono essere utilizzati per lasciare i figli che non sanno cosa fare il pomeriggio». Insomma per il Comune i laboratori antidisagio sono diventati babyparking. «Saranno aperti per tre ore al giorno, non certo pagando stipendi agli operatori come se lavorassero a tempo pieno». Ecco spiegati i tagli.


Svista sul sito del Comune sulla legge per i ragazzi
Gli stanziamenti ¦
¦ La legge numero 285 del 1997 (nota come legge Turco) si riferisce alle “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza”. Non finanzia solo l'adolescenza, dunque come vorrebbe interpretare l'area “servizi al cittadino” del Comune, nel cui sito istituzionale c'è un evidente errore: viene attribuita alla Regione, mentre è stata approvata dal Parlamento italiano, come è possibile verificare in Internet. La norma istituiva un Fondo presso la presidenza del Consiglio dei Ministri e stanziava un quota pari al 30 per cento delle risorse a interventi nei comuni di Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari. Al capoluogo - si legge nel sito - sono andati nell'ultima tranche 251mila euro. Non è chiaro se siano in arrivo altri fondi.