Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Le tribune dell’anfiteatro romano sono abusive»

Fonte: La Nuova Sardegna
15 giugno 2009

LUNEDÌ, 15 GIUGNO 2009

Pagina 17 - Cronaca

Nuova offensiva delle associazioni ecologiste contro la mega-struttura in legno che l’amministrazione comunale non vuole ancora smontare 



Autorizzazione scaduta da cinque anni, esposto alla Procura della Repubblica




CAGLIARI. Le tribune in legno installate all’anfiteatro romano dall’amministrazione Delogu sono abusive. A sostenerlo, documenti alla mano, sono il Gruppo di Intervento giuridico e gli Amici della Terra: l’autorizzazione paesaggistica - è scritto in una nota - è scaduta da cinque anni e non c’è stata nel frattempo alcuna richiesta di rinnovo. La conferma arriva dal servizio governo del territorio e tutela paesaggistica della provincia, che ha risposto al quesito delle associazioni ecologiste. Quindi, norme alla mano, l’orribile struttura in legno dev’essere rimossa. Obbligo teorico, perchè la stagione estiva dell’anfiteatro è stata già programmata in barba alla legge.
La notizia - osserva Stefano Deliperi - arriva proprio «mentre il presidente della commissione cultura del consiglio comunale Maurizio Porcelli vorrebbe spettacoli anche in pieno inverno all’Anfiteatro romano al modico costo di 500 mila euro». A conferma di una realtà ormai assodata: sentenze del Tar, pronunciamenti degli organismi di controllo, pareri di storici autorevoli e di archeologi qualificatissimi, nulla è bastato a convincere l’amministrazione comunale che il monumento deve tornare ad essere un monumento. E’ stata più forte la necessità di tenere in piedi uno spazio per manifestazioni pubbliche che in quasi vent’anni le giunte di centrodestra non sono riuscite a creare.
Ma torniamo agli aspetti tecnici del caso anfiteatro, trasformato in una sorta di stadio di San Siro con i sei miliardi concessi alla città in base al Giubileo del 2000. Quei soldi erano destinati, stando alla legge, al restauro di chiese monumentali, siti storici e culturali. Il Comune invece - ispirato dall’allora sovritendente del reatro lirico Mauro Meli - scelse di cancellare la visibilità del più importante dei monumenti della città. Lo scopo dichiarato era di aumentare la capienza dell’anfiteatro fino a cinquemila posti per dare spazio a grandi produzioni di musica lirica e sinfonica. Da allora, scomparsa la lirica e uscita dalla gestione dello spazio la Fondazione del teatro lirico, il teatro romano è passato alla gestione di imprenditori privati dello spettacolo. Privi di alternative, perchè la città non offre alternative.
Nel caso dell’anfiteatro però bisognerebbe rispettare la legge, ma secondo le due associazioni ecologiste esiste più di un punto interrogativo: già il Servizio tutela del paesaggio dell’assessorato regionale ai beni culturali aveva comunicato l’assenza di un’autorizzazione paesaggistica valida il 17 aprile del 2007, rispondendo a un’altra denuncia degli ecologisti. Poi, il 25 marzo 2009, è partita una nuova istanza «per la rimozione della persistente “legnaia” ormai illegittima» dall’Anfiteatro romano al Ministero per i beni e attività culturali, Direzione regionale per i beni culturali ed ambientali e ad altre autorità, compresa la Procura della Repubblica. «Alla magistratura - è scritto nella nota firmata da Deliperi - è stato richiesto di verificare l’opportunità di un eventuale sequestro penale del monumento ed ora le verrà inviata anche la comunicazione del Servizio Governo del territorio e tutela paesaggistica per le province di Cagliari e di Carbonia-Iglesias». Questo perchè «le recenti dichiarazioni dell’assessore comunale alla cultura Giorgio Pellegrini e le iniziative della commissione consiliare comunale della cultura depongono per un mantenimento sine die dell’attuale allestimento. Sta infatti per iniziare una nuova stagione estiva, nonostante la precedente analoga istanza. Anche la stagione degli spettacoli estivi 2008 si è regolarmente svolta, con tanto di lucrose sponsorizzazioni da parte di amministrazioni pubbliche. In realtà l’allestimento ligneo non è da anni munito di autorizzazione paesaggistica ed è quindi abusivo». (m.l)