Rassegna Stampa

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VistaMusic, alla scoperta di I Fiori di Mandy e del loro rock ibrido nato da un viaggio in Irlanda

Fonte: web Vistanet Cagliari
2 ottobre 2017

VistaMusic, alla scoperta di I Fiori di Mandy e del loro rock ibrido nato da un viaggio in Irlanda

Una realtà musicale giovane, dinamica e intraprendente. Chi sono i “Fiori di Mandy”? Andiamo a scoprirlo in maniera più dettagliata con Edoardo, frontman del gruppo, ma che non ama definirsi leader.

Fiori di Mandy: come nasce questo nome e a cosa fa riferimento?

Il nome “Fiori di Mandy” nasce da un viaggio da me (Edoardo) fatto in Irlanda,circa due anni fa. Precisamente deriva da un incontro particolare avuto a Dublino. Mandy è una ragazza  australiana che fa la parrucchiera nel pieno centro della città. Era una di quelle persone dal carattere imprevedibile: in un minuto passavi dal trovarti pienamente a tuo agio,con una bella risata sempre pronta e parole in libera uscita a terribili quanto interessanti silenzi che creano sgomento. Ad ogni modo,una persona dalla sensibilità unica. Un incontro come tanti probabilmente,una sola eccezione:avvenne nel momento e nel posto giusto. Una volta tornato  casa,iniziai  suonare e condividere emozioni e necessità con Luigi e Raffaele,rendendoci conto che ciò che volevamo tradurre in musica corrispondeva al carattere di Mandy: nessun punto fisso,qualcosa di non rintracciabile ma estremamente sensibile. “I fiori” venne scelto per il potere evocativo delle parole unito al nome di Mandy. Ci piaceva come suonava,e le immagini d’altri tempi cui poteva ricondurre.

Qual è stato il tuo primo approccio alla musica e cosa ti ha spinto a coltivare questa passione?

Il primo approccio alla musica avvenne all’età di sette-otto anni,rimasi folgorato da “by the way” dei Red hot chilli peppers e le loro movenze animalesche su mtv. Poi arrivò il punk rock e tutta la musica ascoltata sino adesso,ma sin da bambino mi era chiaro che più che di passione per me si trattava di necessità : mangiare,bere,andare di corpo…la musica era diventata questo.

Come possiamo definire il vostro genere musicale? Si nota una chiara influenza rock, però sono ben chiare altre sfumature. Puoi spiegarci meglio?

Non rispondiamo mai con facilità a questa domanda. Non abbiamo un genere definito, né lo vogliamo avere..veniamo da tanti mondi e storie musicali e non diverse tra loro,ascoltandoci si riscontreranno queste influenze senza ombra di dubbio. Tra i nostri ascolti c’è indubbiamente il mondo del rock in tante sue sfumature,ma anche il jazz,l’elettronica,il rap,il pop,il blues e un bel po di altre cose. Siamo insieme da poco ma l’obbiettivo è arrivare a suonare come i fiori di Mandy,con influenze si,ma senza sentire il bisogno di dover essere per forza relegati sotto un genere. Che dire,speriamo di riusciri,nel prima o nel poi!

 

Riuscite a vivere solamente di musica? Quanto è complicato conciliare e far coesistere questa passione con una vera e propria realtà lavorativa?

Riuscire a vivere di sola  musica quando sei una realtà underground indipendente come la nostra è davvero difficile. Primo fra tutti c’è ancora poco spazio per le band che propongono musica inedita,son pochi i locali che trattano una politica di questo tipo e molti invece quelli che preferiscono ingaggiare cover band o simili. Secondo,noi studiamo ancora tutti,e con i soldi guadagnati dai live,dai dischi e dalle maglie ci paghiamo tutte le spese inerenti il gruppo( ristampa merchandising appunto,corde,viaggi,saletta ecc..). C’è chi tra di noi ha dei progetti secondari creati proprio per un ritorno economico personale: mai disdegnati lavori d’altro tipo,anzi!Vivere di sola musica è perciò difficile se non impossibile per realtà piccole come la nostra.

A tuo avviso, fare musica in Sardegna è più complicato rispetto ad altre regioni?



In realtà credo di si, credo sia più complicato. Ora la mia esperienza si basa solo su territorio sardo, ma immagino che per un gruppo di una regione della penisola poter farsi conoscere e suonare in più posti sia più facile. Per gli artisti sardi uscire dalla propria regione è un grosso passo, parecchio difficoltoso, sopratutto per quanto riguarda i costi.

Come incentiveresti i ragazzi d’oggi ad approcciarsi alla musica e scegliere questa strada come obiettivo di vita?

Io consiglio sempre a qualunque persona, anche a chi entra nella vecchiaia, di approciarsi alla musica in caso non l’avesse ancora fatto. C’è sempre tempo e modo.
Penso sia indispensabile portare con se e farsi accompagnare nella propria vita da un qualsiasi tipo di musica; diventerà parte integrante delle proprie giornate e colonna sonora dei propri ricordi.
Quindi consiglierei vivamente ai ragazzi d’oggi di appassionarsi di musica, di uno strumento, perchè ripaga sempre.
Intraprendere una strada nel campo della musica vuol dire tanti sacrifici e tante difficoltà, ma la musica ti darà in cambio tante di quelle emozioni e sensazioni indescrivibili che non hanno prezzo.

Ascoltando i vostri brani si rimane rapiti dalla musicalità e dal sound di “Afrodite”: come nasce il testo di questa canzone?

Afrodite fu il primo pezzo scritto dal gruppo. Il testo nacque in realtà in maniera molto naturale: le parole uscirono con ritmo e vita propria. Il testo gioca sul potere evocativo delle parole utilizzate,oscilla tra il razionale e l’irrazionale e gira intorno al “tema” (se mai se ne volesse trovare uno e solo uno ) generale del pezzo che è la dipendenza all’interno dei rapporti umani,le difficoltà che si riscontrano nel gioco continuo “concedere”-“concedersi”. In generale il pezzo si sviluppò velocemente proprio per una questione di necessità: era il nostro modo di far uscire ciò che avevamo dentro

Cosa pensi della musica rock di oggi? Il rock è morto totalmente?

Questa è una domanda molto difficile. La verità è che forse il rock non è morto,ci sono tante realtà in tutto il mondo che sfornano opere valide sotto questa “attitudine” . Non ci sentiamo di poter affermare una cosa come “il rock è morto”. Sicuro è che questa parola ha perso molta della sua forza rispetto a tempi andati ormai,ma se fatto con una giusta propensione all’evoluzione e un sguardo giusto al passato,si può avere senza dubbio un futuro interessante.

Quali sono i vostri progetti futuri?

I nostri progetti futuri sono infiniti.  Un tour, un disco, un tour e via dicendo. Vogliamo suonare suonare suonare, creare, sperimentare e divertirci. Speriamo di poter condividere la nostra musica con una cerchia di persone più ampia e di crescere. Siamo molto contenti di come le cose ci stanno andando e siamo positivi sul futuro.

Esiste ancora un futuro musicale in Sardegna? Può questa regione affermare nuove realtà musicali come la vostra?

Partiamo dal presupposto che ancora non so se sia il caso di definirci “affermati”. Abbiamo il nostro piccolo seguito in Sardegna,ma tirare stime così “impegnative” non è compito nostro.Diciamo che per il momento,a un anno e poco più dalla formazione,non ci lamentiamo. Per il resto pensiamo che la Sardegna abbia un gran serbatoio di talenti cui attingere. In ogni parte dell’isola ci sono molte proposte validissime,dal blues all’hard rock al jazz sino arrivare al rap. Abbiamo condiviso il palco con tanta gente dotata di umiltà e tante cose da dire. Perciò si: un futuro c’è sicuramente.