BUONCAMMINO.
Lo studio dei vincoli e le ipotesi di intervento: sul tavolo le proposte
Ex carcere, si decide il futuro Lunedì primo incontro tecnico tra il Comune e la Regione
Casa dello studente, museo, centro di aggregazione, beauty farm o albergo? L'ex carcere di Buoncammino è ancora di proprietà del ministero della Giustizia che ha trasferito dentro il muro di cinta gli uffici prima sparsi in città. Il Demanio sarebbe ben felice di cederlo in cambio di altri spazi consoni alle sue esigenze. Comune e Regione vogliono farsi trovare pronte e, come stabilito dall'articolo 14 del nostro Statuto, una volta dismesso, avere piena disponibilità di quell'edificio. Per farci cosa?
IL VERTICE Per iniziare a discutere del futuro dell'ex carcere, lunedì è in programma all'assessorato regionale agli Enti locali un primo tavolo tecnico con il Comune. Al vertice parteciperanno, per il Municipio, la vicesindaca Luisa Anna Marras, l'assessora Francesca Ghirra e il direttore generale, per la Regione, il capo di Gabinetto e la dg dell'assessorato agli Enti Locali. Dovranno iniziare a declinare l'input politico fissato dall'assessore Cristiano Erriu e dal sindaco Massimo Zedda. Sarà fondamentale (coinvolgendo la Sovrintendenza, per evitare gli errori del passato) capire quali sono i vincoli e le possibilità di intervento. Contemporaneamente i tecnici dovranno studiare le soluzioni per gli spazi da offrire al ministero per il trasferimento degli uffici ora ospitati nell'ex carcere. Una soluzione potrebbero essere le palazzine di via Bainsizza, ora occupate abusivamente da alcune famiglie. L'importante è non farsi trovare impreparati sul tema del patrimonio pubblico ed evitare che potenziali elementi di sviluppo si trasformino in spese (un esempio su tutti l'ex caserma di Monte Urpinu, dove la Regione spende centinaia di migliaia di euro per la vigilanza).
Durante l'incontro verrà discussa anche la cessione di altri spazi. Le aree di sosta di piazzale Trento, Parcheggio cuore, via Caprera e viale La Playa. Dovrebbero essere ceduti al Comune, che però non avrebbe interesse all'acquisizione.
UNIVERSITÀ IN CAMPO Da viale Trieste non arriva alcuna conferma, ma sembra che tra i tanti, la più attiva sia l'Università che potrebbe trasformarlo in Casa dello studente. La posizione dell'edificio è strategica: sorge tra il polo Umanistico, le facoltà di Ingegneria, Scienze economiche, giuridiche e politiche, l'Orto botanico e il vuoto urbano dell'ex clinica Macciotta (chiusa) e il ridimensionato Ospedale civile. In questo caso ci sarebbe da ridisegnare la mappa degli studentati. Una volta conclusi i lavori in viale La Playa, probabilmente la Casa dello studente in via Roma (ex Albergo Moderno) non sarebbe più necessaria. L'Ersu ha a disposizione 5 milioni di euro per la sua messa a norma. Soldi che, nel caso il palazzo all'angolo con via Sassari non dovesse essere più destinato ad alloggi per studenti, sarebbe opportuno dirottare su altri fronti.
IL DEGRADO Da quando i detenuti sono stati trasferiti nella struttura di Uta (il 23 novembre 2014), il vecchio istituto di pena (realizzato nel 1855 su progetto di Giovanni Imeroni) è stato occupato dai dipendenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (prima ospitati in uno stabile in affitto di via Tuveri), dalla Prefettura (Ufficio richiedenti asilo) e dalla Procura della Repubblica (che nella sezione femminile ha trasferito gli archivi). Quelli che un tempo erano uffici, caserme o alloggi degli agenti sono occupati dai dipendenti pubblici che vorrebbero (è pur sempre un edificio con sbarre e grate) un diverso posto di lavoro. Discorso più complicato per la parte detentiva. L'intonaco cade a pezzi e degrado ed erbacce stanno invadendo le due sezioni. Una situazione che ultimamente è precipitata, tanto che non vengono concessi più permessi per la visita delle celle e degli spazi teatro di dolore, passione e testimonianza di un passato che non c'è più.
Andrea Artizzu