Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Abbanoa, cadono le accuse Abuso d'ufficio, il pm chiede l'archiviazione per 4 dirigenti

Fonte: L'Unione Sarda
21 settembre 2017

L'indagine era cominciata nel 2013 dopo l'allarme su un maxi buco nei conti aziendali Abbanoa, cadono le accuse Abuso d'ufficio, il pm chiede l'archiviazione per 4 dirigenti 

Prima l'ipotesi di un buco sui conti da 800 milioni di euro, poi quello del mobbing e di incarichi dati senza bandire una gara pubblica. Accadeva quattro anni fa. Ma ora, tirate le somme di un'inchiesta lunga e complicata, la Procura ha deciso di chiedere l'archiviazione del fascicolo penale aperto a carico della società che gestisce le forniture idriche di quasi tutta la Sardegna.
LA RICHIESTA Terminati gli accertamenti della Finanza, il pubblico ministero Giangiacomo Pilia ha ritenuto non siano emersi solidi elementi d'accusa nei confronti del direttore generale Sandro Murtas, dell'attuale amministratore unico Alessandro Ramazzotti, del suo predecessore Carlo Marconi e del “credit manager” Massimo Cossu. Dovevano tutti rispondere di varie ipotesi di abuso d'ufficio anche a seguito dell'arrivo al palazzo di giustizia di numerose denunce presentate da dipendenti dell'azienda. Le verifiche non hanno fatto emergere reati, mentre nel caso del direttore generale sia il Tribunale del Riesame che la Cassazione avevano accertato l'interesse pubblico delle sue azioni.
L'INCHIESTA L'inchiesta era stata avviata nel luglio 2013 dopo l'allarme sui conti lanciato dal collegio dei sindaci e dai revisori di Abbanoa. A preoccupare era un presunto buco da 800 milioni di euro che aveva addirittura spinto il sostituto procuratore di Nuoro, Andrea Schirra, a depositare nel febbraio 2014 un atto di insolvenza al Tribunale fallimentare barbaricino. Una procedura poi passata per competenza a Cagliari chiusasi però con la rinuncia dello stesso pm Pilia a seguito della chiusura positiva del bilancio 2013 e della capitalizzazione dei debiti decisa dalla Regione.
I MOBBING E mentre la Procura indagava sul dissesto, al magistrato inquirente erano arrivate parecchie denunce di dipendenti su presunti episodi di mobbing. Da una parte funzionari che sostenevano di essere stati demansionati, dall'altra incarichi che l'ente avrebbe assegnato all'esterno senza procedure di evidenza pubblica. Su queste ipotesi il 22 marzo 2016 il gip Giampaolo Casula aveva disposto l'interdizione e la sospensione dal servizio di Sandro Murtas, decisione annullata un mese più tardi, il 26 aprile, dal Tribunale del Riesame e poi anche dalla corte di Cassazione.
LE CONTESTAZIONI Tra le contestazioni della Procura c'erano varie ipotesi di abuso d'ufficio: la nomina di un ingegnere (con una spesa di 130 mila euro) che avrebbe provocato il successivo demansionamento di una dipendente, l'affidamento di altri 23 incarichi per 210 mila euro dati senza bando pubblico, il trasferimento di un funzionario lasciato progressivamente senza collaboratori. Accogliendo le tesi degli avvocati Sergio Spagnolo e Mauro Carelli, difensori di Murtas, la Cassazione aveva spiegato che i manager erano impegnati «in un'operazione di risanamento e riorganizzazione della società che ha comportato la creazione di nuovi comparti, l'individuazione di specifiche professionalità non presenti, il recupero di ingenti crediti vantati da Abbanoa che si trovava in una grave situazione di dissesto economico e finanziario». Una condizione che aveva «giustificato misure urgenti e straordinarie, tra cui la creazione di una vera e propria task-force».
L'INTERESSE PUBBLICO In sintesi, gli indagati avevano agito per un interesse pubblico e con il solo scopo di risollevare l'azienda dal grave stato di crisi in cui versava. In merito alle denunce presentate dai dipendenti contro Murtas e il resto del management, inoltre, gli accertamenti non avrebbero riscontrato profili di rilevanza penale ma casi destinati ad approdare al massimo davanti al giudice del Lavoro.
I FALDONI Nel corso degli anni l'indagine su Abbanoa ha raggiunto una dimensione monumentale: migliaia di documenti, consulenze e verbali di interrogatori raggruppati in una quindicina di faldoni che ora sono stati consegnati all'Ufficio dei gip. L'ultima parola spetterà al giudice che, lette le conclusioni e verificati gli atti d'inchiesta, deciderà se archiviare. Solo successivamente i quattro dipendenti che hanno presentato le denunce per mobbing riceveranno una notifica e potranno, eventualmente, proporre le richieste di opposizione attraverso i propri legali.
Francesco Pinna