Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Che magia! La colonna indica la via

Fonte: L'Unione Sarda
11 settembre 2017

L'autore Storie e leggende/6  Antica Cagliari 

 

 

Q uando messer Betto Alliata, cittadino del comune di Pisa, intraprese le opere di scavo per l'edificazione di un piccolo caseggiato da situare tra la Porta dell'Angelo e il convento di San Francesco di Stampace non rimase granché stupito nel vedere riaffiorare, nel 1322, i resti della Cagliari romana e dei suoi molti luoghi sacri e di culto, segni materiali di un passato prestigioso e di una forte religiosità pagana. Per una curiosa e voluta coincidenza di date e di tempi, a distanza esatta di 500 anni, nello stesso punto veniva inaugurato un singolare monumento destinato a celebrare l'avvio dei lavori per la costruzione della Strada Reale di comunicazione tra Cagliari e Porto Torres. Sabato 6 aprile 1822 la cittadinanza cagliaritana si contende fin dalle prime ore del mattino, un posto in prima fila, nella vasta piazza San Carlo, per celebrare non solo il cinquantasettesimo compleanno del re Carlo Felice ma per presenziare ai discorsi ufficiali che suggellano la rinascita dell'antica via di comunicazione romana tra sud e nord dell'Isola. Evento mondano e patriottico, simbolo di rinascita degli scambi economici pensati dalla corte sabauda, tra il 1799 e il 1814, durante la permanenza cagliaritana: il tracciato viario ripercorre l'asse longitudinale del convento di San Francesco, porta santa d'accoglienza dei viaggiatori che arrivavano nella città.
PUNTO ESATTO Con estrema cura era stato individuato il punto esatto nel quale collocare il monumento, così come non erano casuali simboli e misure, fregi e frasi in quel vasto spazio urbano che prenderà poi il nome dal vicerè Ettore Veulliet marchese d'Yenne. Ne erano ben consapevoli i due curatori dell'opera, uniti ambedue da una forte propensione per l'alchimia, l'esoterismo e la ricerca spirituale. Carlo Cerruti, ingegnere militare del Reale Corpo Ponti e Strade e don Emanuele Vialardi, intendente generale delle Regie Finanze, piemontesi di nascita ma con origini savoiarde e radici francesi vantavano una non comune attitudine per la magia e l'alchimia. La loro propensione per le scienze nascoste aveva trovato un terreno fertile nella Torino di casa Savoia dove il magico si mescolava al religioso, in luoghi permeati di mistero e avvolti dal manto dell'arcano. Questo legame, stando alle voci di palazzo, aveva radici molto più profonde: pareva infatti che i due protagonisti della realizzazione e della costruzione della colonna miliare cagliaritana, fossero in qualche maniera legati - per via di discendenza - alla reggente Cristina di Francia, la Madama Reale, andata in sposa appena tredicenne a Vittorio Amedeo I di Savoia.
CRISTINA Le cronache del tempo parlano di lei come una tra le più affascinanti donne di corte, amante dell'arte e della musica, profonda conoscitrice dell'alchimia e della magia. Sul finire del 1600, complice il suo consigliere spirituale e maestro di scienze arcane Francois Galup de Castevil, pare responsabile dell'avvelenamento del consorte reale, deceduto durante un banchetto a Vercelli: non diversa sorte toccherà al figlio Carlo Emanuele II ucciso da un veleno somministrato da mani femminili. Spregiudicata e accorta nel condurre i destini del regno sabaudo, Cristina avrebbe avuto alcune discendenti dal suo amante Filippo d'Agliè, finito poi in carcere su mandato del cardinale Richelieu. In questo terreno culturale, nel quale i sotterranei del Palazzo Reale di Torino erano il luogo preferito da alcuni esponenti della casata dei Savoia per sperimentare e apprendere l'Alchimia, muovono i loro passi Vialardi e Cerruti che si destreggiano con abilità e acume tra le stanze - anche quelle più oscure e nascoste - di palazzo. Da attenti conoscitori della storia di Cagliari avevano scelto con accuratezza il luogo nel quale porre un simbolo esoterico di estrema portata. Ogni minimo dettaglio dell'opera era stato curato al fine di rappresentare con forza i principi base dell'alchimia pratica e spirituale: la colonna, simbolo portante del mondo sorregge la sfera, rappresentazione del globo terrestre, mentre la piramide sovrastante è il principio cardine che attrae le forze benefiche.
MONUMENTO Quel sabato 6 aprile 1822 alla confluenza di energie sotterranee, viene scoperta la colonna che, per volere dei due progettisti, misura esattamente 22 piedi d'altezza. Da amanti del magico Vialardi e Cerruti avevano voluto lasciare una ulteriore traccia geometrica e numerologica, raddoppiando il numero 11 che rappresenta la capacità di vedere oltre le apparenze ed è manifestazione dell'illuminazione degli adepti alle scienze nascoste. I due alchimisti erano ben consapevoli che il monumento avrebbe avuto molteplici chiavi di lettura, a rappresentare non solo un evento costruttivo ma ideato per lasciare chiari segnali rivolti ai cultori dell'alchimia. Nel posare la prima pietra di questo obelisco, una sorta di asse teso verso il cielo, era stata preparata una pergamena celebrativa sulla quale figuravano i simboli delle scienze nascoste: erano ben al corrente i due progettisti della presenza di uno «spirito del luogo», un essere benefico che lo rendeva positivo e armonico. Bastava solo aver l'accortezza di percorrere il perimetro del monumento per tre volte, in senso orario per poter trarre giovamento dalla forza di questo luogo. Così, si raccontava ancora, che la porta cittadina dedicata all'Angelo facesse parte dei luoghi magici di Cagliari, nei quali lo spirito benefico delle divinità pagane andava a proteggere i viandanti. Così come pare li protegga ancora.
Pierluigi Serra