Ma i fondi per gli interventi previsti in via Piero della Francesca e via Timavo sono bloccati
Il Comune: immobili troppo piccoli, devono essere ricostruiti
Via Piero della Francesca, quartiere Mulinu Becciu, e via Timavo a Is Mirrionis: sono i prossimi obiettivi del Comune. Qui si trovano abitazioni di edilizia popolare sulle quali, dopo quelle di piazza Granatieri di Sardegna, l'amministrazione cittadina ha deciso di intervenire al più presto.
«UNA POLITICA NUOVA» L'intenzione dell'assessore ai Lavori pubblici Gianni Chessa sarebbe quella di demolire e ricostruire tutto, posto che si tratta di «appartamenti per la grande maggioranza sotto gli standard abitativi e, dunque, fuori legge». Bivani o trivani che, in numerosi casi, non superano i 24 metri quadrati, mentre le norme «prevedono un minimo di 45 metri quadrati più i balconi. È normale far vivere le famiglie in condizioni simili? Ci sono genitori costretti a far dormire i figli nelle cucine. Serve una politica abitativa diversa».
FONDI BLOCCATI Per intervenire in via Piero della Francesca, 74 appartamenti, è disponibile un finanziamento di 10 milioni: 7 arrivati dalla Regione, il resto recuperato dal Comune. C'è un problema, però: un contenzioso amministrativo in corso da nove anni che blocca tutto. I comitati di quartiere non volevano che si costruissero le nuove case nelle aree individuate dalla Giunta allora guidata da Emilio Floris, in via Aresu e via Cimabue, e avevano fatto ricorso al Tar. Ora la Giunta del sindaco Massimo Zedda attende il pronunciamento del Consiglio di Stato, secondo grado di giudizio amministrativo, che dovrà stabilire se l'ente pubblico possa procedere o meno con gli interventi previsti, cioè la demolizione e la successiva ricostruzione. Se la decisione fosse favorevole, l'assessore Chessa prevede di avviare le opere «per la fine di settembre o l'inizio di ottobre». Tre anni fa il Comune aveva speso 800 mila euro in ristrutturazioni, ma ancora nel 2015 in un servizio su L'Unione Sarda si spiegava che «in quelle case parcheggio di Edilizia residenziale pubblica i segni del tempo si vedono tutti: macchie di umido, infissi scalcinati, tubi rotti, camere allagate, pavimenti da rifare». Oggi la situazione non è diversa.
In via Timavo sono 40 le abitazioni da abbattere e ricostruire. «È una delle urgenze della città, le condizioni sanitarie sono al limite - giura Chessa -. Gli appartamenti sono costruiti con pannelli prefabbricati nei cui canali naturali vivono e proliferano le blatte e i solai sono fatti col cemento armato». Poco più di un anno fa Michela Caria, presidente dell'associazione Antonio Gramsci in via Doberdò, chiedendo un intervento all'amministrazione pubblica perché restituisse vita al quartiere, aveva definito queste palazzine «un ghetto» dove «si vende droga 24 ore su 24 e nessuno va a vivere pur avendo l'alloggio».
IL REGOLAMENTO Alloggi che anche per l'attuale assessore ai Lavori pubblici «non sono più regolari neanche per la legge regionale 13 del 1989, che fissava gli standard abitativi. Una ventina di anni fa in Consiglio comunale passò un regolamento che consentiva di assegnare le case sotto quegli standard e ora l'intenzione è di chiedere a Regione e Avvocatura se sia giusto applicarlo. Tra San Michele, Pirri e Is Mirrionis ci sono 527 appartamenti sotto soglia».
Per le case di via Timavo però mancano i fondi. Servirebbero 5 milioni di euro per demolire e ricostruire, «ma se non ci aiuta la Regione in questo caso non potremo fare nulla» conclude l'assessore comunale Gianni Chessa.
Andrea Manunza