« C i hanno raccontato che la riforma sanitaria è una tagliola implacabile per gli sprechi. Purtroppo la verità è un'altra: il piano della giunta regionale riduce qualità e quantità dell'assistenza in tutta la Sardegna e colpisce duramente Cagliari. C'è un'inspiegabile fretta di approvarlo entro la scadenza, che poi è una data fissata dalla stessa Regione e quindi facilmente modificabile». Massimo Zedda, sindaco della città metropolitana, fa rullare i tamburi di guerra e avverte: «Uno degli effetti sarà che i cittadini riprenderanno a fare i viaggi della speranza oltre Tirreno. E la Regione dovrà pagare il conto».
Perché non ha mosso le obiezioni durante la stesura del Piano?
«Difficile per me e gli altri sindaci fare un passo del genere perché ci hanno mostrato solo atti generici. Non abbiamo un potere d'intervento diretto sulle scelte né abbiamo partecipato alla costruzione delle decisioni, siamo solo i destinatari finali».
Cagliari pagherà il prezzo più alto?
«La Riforma moltiplicherà problemi che non riguardano solo la città metropolitana: anche il resto della Sardegna avrà ricadute pesanti».
Bocciatura senza appello?
«Si è deciso di intervenire in maniera radicale anche in settori che sono fiori all'occhiello. Il risultato sarà un impoverimento che doveva essere evitato senza però intaccare alla radice il problema dei costi esorbitanti».
Cosa contesta?
«L'idea che si badi solo ai conti tralasciando la salute dei cittadini. Il Piano sanitario prevede la cancellazione di alcuni reparti ospedalieri che hanno un riempimento dei posti letto superiore all'ottantacinque per cento, sovraccaricando di lavoro quelli che restano. Fanno bene anche i sindaci di Oristano, Nuoro, Sassari e Alghero a sentire puzza di bruciato, a pensare che la rete ospedaliera è disegnata come un'enorme scenografia teatrale dove tutto è di cartapesta e l'ospedale rischia di restare una scatola vuota. L'elisoccorso è ancora al livello di buona intenzione, non ci sono neppure le zone dove far atterrare l'elicottero di notte e tantomeno gli investimenti per realizzarle. Vedo solo tagli alla sanità, intesa come cura delle persone».
Cagliari?
«Avevano garantito i finanziamenti per un nuovo ospedale ma non ce n'è traccia. Invece chiuderanno il Civile senza un progetto per il futuro di quell'immobile nel centro della città. Si avvia lo smantellamento del Marino, con riduzioni consistenti di posti letto che allungheranno le liste d'attesa. Non bastasse, si programma la soppressione del Binaghi, centro di eccellenza regionale per sclerosi multipla e malattie respiratorie, nel quale sono stati investiti tanti milioni. Questa scelta toccherà i pazienti di tutta la Sardegna. Nel frattempo Brotzu, Oncologico e Microcitemico saranno sommersi dalle richieste di assistenza».
Affari d'oro per la sanità privata?
«Ci perderà la Sardegna e tutti i cittadini. Credo che la Regione abbia la necessità di ridurre la spesa sanitaria ma non si può fare in questo modo. Se oggi prenoti una mammografia la potrai fare tra mesi e mesi. Figuriamoci cosa accadrà dopo la riorganizzazione».
Le scelte che considera deleterie?
«L'accorpamento della Neurochirurgia del Marino col Brotzu - con la riduzione dei posti letto - provocherà l'emigrazione dei pazienti verso Roma perché Sassari e Nuoro non saranno in grado di far fronte alle richieste».
E poi?
«Il ridimensionamento dei centri trasfusionali in una regione con problemi specifici. All'Oncologico Chirurgia del seno accorpata alla Chirurgia generale è uno schiaffo a tutte le donne sarde. Un reparto di altissima specializzazione che si prende cura delle pazienti in momenti così particolari merita ben altra attenzione».
Microcitemico?
«La mancata istituzione di Radiologia pediatrica è una leggerezza che non ci possiamo permettere. Questi problemi mi sono stati segnalati da persone che non cercano primariati ma si preoccupano di una situazione ingestibile».
Il Brotzu?
«Il trasferimento di Chirurgia plastica al Policlinico è una sciocchezza dannosa. Nella cittadella di Monserrato non cureranno più gli ustionati, come invece avveniva al Brotzu. Di recente alcuni pazienti li hanno trasferiti a Sassari, lì non c'erano posti, quindi è stato necessario portarli a Roma. Il reparto di Emodinamica di Oristano lavorerà solo dodici ore per mancanza di medici, quindi chiunque abbia un infarto in mezza Sardegna dovrà essere curato al Brotzu».
Perché si spostano molti reparti ospedalieri al Policlinico?
«È giusto che cresca, l'importante è non sacrificare gli altri».
Pensa che ci sia un disegno per colpire il capoluogo?
«Non è più la sede dell'Azienda sanitaria e dimezzano gli ospedali mentre resta il riferimento per i due terzi della popolazione sarda. Significa che diminuiscono i posti letto mentre aumentano i pazienti in arrivo da una consistente fetta della Sardegna. Non capisco la logica che sottintende alla Riforma».
La soluzione?
«Ci vuole più tempo per approfondire alcuni aspetti e trovare finalmente un modo efficace per evitare di sperperare milioni nella spesa farmaceutica e negli appalti».
Ne ha parlato col presidente Pigliaru?
«Sì. Ha provato a tranquillizzarmi promettendo investimenti, una migliore qualità dell'assistenza sanitaria e l'eliminazione degli sprechi. Io vedo solo un taglio importante dei posti letto attuali, un ritardo nella riorganizzazione dei presidi nel resto della Sardegna. Le assunzioni vere e proprie sono bloccate, solo contratti a tempo determinato che costano il doppio».
I concorsi?
«Facciano quelli necessari. Di questo passo arriveremo al chirurgo interinale, alla somministrazione di lavoro chirurgico».
Che fine faranno gli immobili inutilizzati?
«Siccome nessuno ne parla, sono autorizzato a pensare che ci sia il rischio concreto che alcuni facciano la fine dell'ex Marino, da trent'anni un monumento al degrado».
Alcuni sostengono che le critiche alla Riforma sanitaria sono un passo nella direzione di una candidatura alle Regionali.
«Intervengo raramente ma questa è una questione vitale, nel vero senso della parola. Mi preoccupo perché la riduzione dell'assistenza in tutti i territori produrrà effetti a catena su Cagliari. E poi sono un cittadino sardo e mi auguro che tutti abbiano garantito il diritto alla salute in tutta l'isola».