Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Pollini-Bach, un incanto

Fonte: La Nuova Sardegna
8 giugno 2009

SABATO, 06 GIUGNO 2009

Pagina 39 - Cultura e Spettacoli

Il concerto del grande pianista chiude al Lirico il Festival di Sant’Efisio


Magistrale esecuzione del «Clavicembalo ben temperato»




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. Promessa mantenuta. Maurizio Pollini è tornato ancora al Lirico, questa volta per concludere in bellezza il IX Festival di Sant’Efisio. E se, due anni or sono, ne inaugurò la settima edizione con un recital dedicato a Schumann e Beethoven, questo giovedì ha invece eseguito per il pubblico del Comunale l’intero libro 1º del «Clavicembalo ben temperato» di Johann Sebastian Bach.
Un incontro, dunque, fra due veri titani. Da una parte Pollini, divenuto un mito, leggenda vivente, icona intramontabile del pianoforte. Acclamato da pubblico e critica, con oltre quarant’anni di incomparabile carriera, ha suonato nei maggiori templi della musica, dall’Europa all’America e al Giappone, esibendosi per le istituzioni e i festival musicali più prestigiosi al mondo che, regolarmente, se lo contendono per averlo nei propri cartelloni. Del numero di riconoscimenti, poi, lui stesso avrà di certo perso il conto: dall’«Anello d’onore» conferitogli dai Wiener Philharmoniker al «Premio - Una vita in musica: Arthur Rubinstein»; dal «Premio Arturo Benedetti Michelangeli» del Festival di Brescia e Bergamo al «Grammy Award» vinto nel 2007 con i «Notturni» di Chopin; dalla nomina di «Artiste étoile» per il Festival di Lucerna al «Premio dell’Accademia di Santa Cecilia», consegnatogli nel novembre 2006 dal Presidente della Repubblica Napolitano.
E poi, dall’altra parte c’è Bach, il sommo genio nell’arte del contrappunto e della fuga; compositore che, come nessun altro, assimila l’esperienza di tutti i predecessori attraverso un’esemplare modestia e un’impressionante facilità. In lui confluiscono infatti secolari energie musicali, l’antico e il moderno si fondono. L’evoluzione della musica, così come noi la conosciamo, senza Bach non sarebbe stata la stessa, non sarebbe insomma concepibile. E anche a un’opera come il «Clavicembalo ben temperato» si devono effettivamente diversi meriti: quello strettamente didattico, inerente alla distribuzione di più voci melodiche fra le mani; quello artistico, rappresentato dall’inestimabile approfondimento delle forme musicali di preludio e fuga; e non ultimo, quello tecnico-scientifico che ha permesso, nell’accordatura degli strumenti a tastiera, la suddivisione definitiva in dodici note per ogni ottava. Per dimostrare la praticità del «buon temperamento», Bach compose un preludio e fuga per ciascuna tonalità. Ed essendo dodici i toni, e due i modi possibili (maggiore e minore), realizzò in tutto ventiquattro preludi e fughe. La fortuna riportata dalla prima serie, fu tale da indurre Bach a realizzarne una seconda, cosicchè il «Clavicembalo ben temperato» è costituito da 48 preludi e fughe, divisi in due volumi.
Pollini regala quindi la sua personale lettura del 1º volume, da lui ancora mai inciso, ma di cui pare sia prossima la registrazione. Non è la prima volta che affronta Bach, di certo però non lo visita nella stessa misura con cui frequenta il repertorio classico e romantico. Il che sembra pure avvertirsi, in maniera evidente, nell’interpretazione originale e appassionata che ne offre. Non vi è dubbio: per Pollini, Bach è quasi un romantico. L’uso alquanto generoso del pedale, l’impetuoso e fluente fraseggio, la sonorità spesso calda e avvolgente, in altri casi più asciutta e puntigliosamente rifinita, la gamma sempre vasta di colori dinamici: nell’insieme, è un Bach piuttosto prossimo a Schubert oppure a Schumann. Ad ogni modo, lo scavo di queste pagine è eccellente, l’analisi delle fughe è superba, di toccante intensità soprattutto nei tempi più lenti. Gli applausi a fine concerto sono tantissimi, e Pollini ritorna più volte sul palco per riceverli tutti.