Interrogazione di Vargiu al ministro dell'Interno sulla questione sicurezza
Via Mazzini, il sit-in fa flop Pochissimi in piazza per protestare contro la chiusura
Hanno preferito il mare. O il supermercato. O un'ora di sonno in più, magari con il condizionatore acceso lontano dalla calura di via Mazzini. Qualunque cosa abbiano scelto di fare ieri i duecento firmatari della petizione depositata mercoledì in Comune per chiedere la riapertura di uno degli accessi a Castello, non erano lì: davanti alle transenne a manifestare insieme ai Riformatori Pierpaolo Vargiu (deputato), Giorgio Angius e Raffaele Onnis (consiglieri comunali), Alessandro Palomba (coordinatore cittadino), e a Simona Ferrari, residente e promotrice della raccolta-firme che ieri ha atteso invano l'arrivo dei vicini di casa.
PRESENTI Nel momento di massima affluenza davanti alla transenne erano in sette: agli organizzatori si sono aggiunte due signore - del civico 16 e 8 - che comunque si sono dette favorevoli alla causa. «È una questione di sicurezza. È impensabile chiudere via Mazzini e far sì che l'unica uscita dal quartiere sia quella che passa da Cammino nuovo. Se dovesse succedere qualcosa saremmo prigionieri, come topi», ipotizza Simona Ferrari pensando al suo appartamento in via Corte d'appello.
QUESITO AL MINISTRO E proprio sul tema della sicurezza si concentra l'interrogazione che il parlamentare Vargiu ha indirizzato al ministro dell'Interno Marco Minniti al quale chiede che interroghi la prefettura sulla giustificazione addotta dalla vice sindaca Luisanna Marras durante il dibattito sollevato in Consiglio comunale. Alla voce “chiusura via Mazzini”, la numero due di Palazzo Bacaredda ha sostenuto che tra le cause che hanno spinto l'amministrazione a optare per la chiusura c'è quella di evitare attentati sulla falsa riga di quelli che hanno seminato morte a Nizza con un camion lanciato sulla folla (in questo caso sarebbe la folla dello shopping in via Manno). «Lo vorrei proprio vedere un terrorista in grado di attraversare con un camion Porta dei leoni», ha ironizzato Vargiu che nel documento parla di «giustificazione apparentemente comoda, che tappa la bocca a qualsiasi contestazione, ma pericolosissima per il procurato allarme tra la popolazione».
TAXI CERCASI Venendo alle questioni pratiche, i residenti hanno qualcosa da aggiungere. Giovanna Franceschi, oss quasi sessantenne con affaccio sulla transenna contestata, assicura che qui non «viene neanche l'ambulanza». La vicina (che rifiuta con tenacia di presentarsi con nome e cognome) aggiunge che neppure i tassisti vogliono più passare a prenderla davanti al portone. «Quando ho chiamato perché avevo necessità di un taxi mi hanno dato appuntamento in piazza Costituzione perché per fare tutto il giro avrebbero impiegato troppo tempo. Mi sembra una cosa assurda». Da risolvere anche il problema dei lavori alle facciate degli edifici che, tra queste strade strette, possono provocare enormi problemi alla viabilità. L'impalcatura per la ristrutturazione della scuola Manno in via Lamarmora riduce a tal punto la carreggiata da impedire il passaggio dell'autobus. «Il risultato è che un'intera area del quartiere non è servita dal servizio di trasporto pubblico» conclude Angius.
ZTL INTELLIGENTE Ìn linea di principio nessuno è totalmente sfavorevole alla chiusura al traffico, purché tutto sia fatto in maniera armonica e sulla base di un progetto condiviso. «Va bene una zona a traffico limitato che consenta l'accesso solo ai residenti che comunque qua devono poter vivere. Invece ora la ztl fa sì che fino a mezzanotte possa entrare chiunque con il risultato che quando noi rientriamo dal lavoro i parcheggi sono tutti occupati e noi dobbiamo lasciare l'auto lontanissimo», spiega ancora Simona Ferrari. Chi lascia l'auto «lontanissimo» e all'ora di cena si appresta a tornare a piedi verso casa è costretto a fare i conti con un altro tema caldo del rione: gli ascensori che funzionano. O forse no.
Mariella Careddu