Sistu (Enas): «Nel bacino non arrivano più i reflui di Cagliari, ora è una riserva per l'agricoltura»
Una riserva strategica, così la chiamano all'Enas. È un serbatoio, il Simbirizzi, che verrà utilizzato solo nel caso in cui, Dio non voglia, anche le campagne del sud dell'Isola - come oggi quelle della Nurra, del Sulcis e della Gallura - comincino a patire la sete. Dentro ci sono sette milioni di metri cubi d'acqua del Flumendosa, un tesoretto idrico non da poco se si pensa che nel 2002 - la coda di un triennio di terribile siccità cominciato nel 1999 - arrivarono proprio da questo invaso i tre milioni di metri cubi di risorse idriche che permisero perlomeno di salvare le colture arboree. Le piante, beninteso, perché i frutti erano andati persi, così come tutte le colture del più grande comparto agricolo della Sardegna.
TRIENNIO NERO È quella storia lì, che ha segnato il destino da invaso di soccorso della diga costruita negli anni Cinquanta in territorio di Quartu. «Nei primi anni Duemila, proprio per salvare il salvabile dell'agricoltura del sud dell'Isola, vennero accumulati qui i reflui di Cagliari provenienti dal depuratore di Is Arenas e poi distribuiti nelle campagne», spiega Giovanni Sistu, amministratore di Enas, l'ente che gestisce i bacini dell'Isola. È accaduto così, spiega, «che si è giustamente andati in soccorso degli agricoltori stremati dalla siccità, ma poi non è stato più possibile utilizzare quell'impianto per usi potabili». È la normativa che lo impone. Insomma, se i reflui, pur depurati come risorse nuove di zecca, vengono accolti anche una sola volta in un invaso che serve i rubinetti delle abitazioni, da quel momento l'invaso potrà nutrire soltanto le campagne. È, dicono dagli uffici dell'Enas, quel che succederebbe alla diga del Cuga qualora dovessero esservi riversati i reflui depurati di Sassari. Un tema in questo periodo molto sentito nel nord dell'Isola, soprattutto nella Nurra, il territorio che più soffre la siccità.
ADDIO REFLUI A Sassari gli agricoltori invocano la distribuzione dei reflui depurati, ma se è per questo occorre dire che nel capo di sotto - dopo quell'intervento di soccorso del Simbirizzi nel 2002 - i reflui di Cagliari non sono stati più utilizzati. Ci sono stati studi per abbattere la salinità (è il primo problema), progetti, programmi d'intervento, ma tant'è. «È tutto fermo. Il Simbirizzi - confermano da Enas - non viene più riempito con le risorse depurate: ora è un impianto strategico, riserva di soccorso». Le acque ripulite dal depuratore di Is Arenas finiscono invece nello stagno di Molentargius, e il Comune di Cagliari ha appaltato un progetto per l'utilizzo dei reflui per il verde pubblico.
IL FUTURO Efisio Perra, presidente di Coldiretti Cagliari, dice che questa del Simbirizzi come serbatoio di soccorso «è una soluzione di buonsenso». Quel che va detto, aggiunge, «è che se noi agricoltori del sud dell'Isola oggi non soffriamo per la siccità come succede altrove è per il lavoro fatto in passato, soprattutto con le interconnessioni dei bacini». Quel che resta da fare, «è eliminare il problema della salinità estrema delle acque reflue di Cagliari: si potrebbe pensare a due reti di condotte cittadine separate. Ma dobbiamo pensarci adesso».
LA SOLIDARIETÀ Il direttore del Consorzio di Bonifica della Sardegna meridionale dice che in periodi di grande siccità, «si potrebbe ricorrere a una programmazione di solidarietà». Piccole restrizioni per gli utenti dell'acqua potabile, le chiama l'ingegnere Roberto Meloni. «Piccoli sacrifici che potrebbero portare anche a un risparmio di 20 milioni di metri cubi all'anno». E sarebbe importante, avvisa, che ai tavoli della programmazione «venissero invitati anche gli enti che distribuiscono l'acqua, come Abbanoa e i Consorzi di bonifica».
Piera Serusi