L'intesa. Aran e sindacati hanno firmato il nuovo contratto per i dipendenti pubblici
Un ulteriore aumento dell'1% per le amministrazioni che rispettano il patto di stabilità
Accordo fatto per il contratto degli oltre 500 mila lavoratori di regioni, province e comuni. L'intesa sottoscritta da Aran e sindacati prevede un aumento medio a regime sul salario tabellare di 63 euro (+3,2%). Un ulteriore aumento dell’1% sarà a disposizione delle amministrazioni che hanno rispettato il Patto di Stabilità interno e le regole per il contenimento della spesa del personale. Gli enti più virtuosi disporranno di uno 0,5% in più.
TALI RISORSE DESTINATE alla contrattazione integrativa serviranno a premiare la maggiore produttività e il merito dei dipendenti. L'Aran, che rappresenta la controparte dei sindacati nelle trattative, sottolinea che l’aumento medio a regime previsto per i dipendenti delle Regioni e delle Autonomie Locali è la percentuale «riconosciuta in questa tornata contrattuale in tutti i comparti del pubblico impiego». Il Comitato di settore del comparto Regioni ed Autonomie Locali accoglie con soddisfazione la firma dell’ipotesi di accordo del contratto del personale del comparto, con la positiva sottoscrizione da parte di tutte le sigle sindacali. Apprezzamento per l'accordo raggiunto e ringraziamento per il lavoro fatto. Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani commenta l’accordo siglato per i dipendenti degli enti locali. «Si chiude così - ha aggiunto - un nuovo contratto in materia unitaria dando risposta positiva ad un comparto di oltre 500mila lavoratori». Nei giorni scorsi, l'Isae ha presentato alle parti sociali firmatarie dell'accordo sulla riforma del modello contrattuale, la metodologia con cui calcolerà l'indice previsionale per l'adeguamento delle retribuzioni al costo della vita per il quadriennio 2009-2012. L'indicatore, ricorda l'Isae, si basa sulla previsione dell'andamento dell'indice dei prezzi al consumo Ipca, che per l'Italia viene calcolato dall'Istat, e sarà depurato degli effetti delle variazioni di prezzi dei beni energetici importati. Il nuovo modello si applicherà ai contratti del triennio 2010- 2012, per i quali devono essere presentati entro i prossimi mesi atti di indirizzo e piattaforme sindacali. E l'inflazione previsionale per il 2009, al netto dei beni energetici importati, si attesterà all'1,5%, all'1,8% nel 2010 e nel 2011 al 2,2%. Nel 2012 riscenderà poi all'1,9%. Lo prevede l'Isae, in base all'accordo firmato dalle parti sociali a Palazzo Chigi lo scorso gennaio, con l'esclusione della Cgil. «È prevista per il triennio 2009- 2011 una crescita dell'inflazione del 5,6% e in quello 2010- 2012 del 6%. Si tratta di valori superiori rispetto all'inflazione programmata fissata dal Governo nel Dpef del giugno 2008 rispettivamente dell'1% e dell' 1,4 %», è stato il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.