L'esposizione si apre stasera a Palazzo di Città L'Isola con gli occhi
dei reporter Magnum
E ccoci. In un'Isola poverissima, appena usciti dalla guerra. Il Campidano è una landa desolata: non c'è un filo d'erba. Uomini e bestie sembrano donchisciottesche figure sospese nel nulla. In un'altra immagine una casa, con una piccola finestra e segni di quotidianità, ma tutt'attorno profondissimo silenzio. La vita è il dolcissimo sorriso di una bambina, zoccoli ai piedi, un vestitino, una brocca rotta in una mano, un secchio nell'altra. Sorride al passaggio di Sant'Efisio, la cui mano, inconfondibile, è in primo piano, fuori dal fuoco dell'obiettivo. Non importa più sapere se quello scatto è fatto a Funtana Mare, nell'Iglesiente, come dice la didascalia, o lungo la spiaggia di Giorgino. Resta il ritratto di una bimba al lavoro, mentre accanto passa la processione.
L'intenso, sorprendente scatto è anche la foto scelta per riassumere il senso di un percorso che si apre questo pomeriggio (alle 19) a Palazzo di Città, a Cagliari. “I grandi reporter della Magnum in Sardegna”, inserito in “Paesaggio e identità - Storie di luoghi, di donne e di uomini”, settanta immagini realizzate nella Sardegna del Dopoguerra e negli anni Sessanta del Novecento dai maestri del fotogiornalismo: Henry Cartier-Bresson e David Seymour (tra i fondatori dell'agenzia insieme a Robert Capa), Bruno Barbey, Werner Bischof , Leonard Freed e Ferdinando Scianna. Sguardi curiosi, attenti, capaci di leggere oltre quello che si vede, comunque intelligenti testimoni di una società povera, che lentamente si muove verso la modernità. Rigorosamente in bianco e nero, potenti, di grande suggestione, dicono della nostra identità, restituendoci una ricchezza di momenti di vita, lavoro, fede, preziosa e unica.
Ecco dunque l'altro sguardo su come eravamo (e in fondo siamo), l'osservazione di chi veniva dal Continente o da Parigi sotto le insegne della Magnum, l'agenzia fotografica nata settanta anni fa per tutelare il lavoro dei fotografi, arte considerata minore. L'allestimento, curato da Paola Mura, direttrice dei Musei civici di Cagliari, in collaborazione con Antonello Cuccu e la casa editrice Ilisso di Nuoro, e ospitato nelle due sale superiori di Palazzo di Città, completa la visione dell'Isola e della sua gente, documentata, questa volta, dalle opere degli artisti che compongono la Collezione Sarda inaugurata il 30 giugno scorso. «In questi due mondi - osserva Paola Mura - ci sono straordinari rimandi interni. Come lo scatto di Cartier-Bresson che immortala Foiso Fois mentre solleva un bicchiere per un brindisi».
Basta fare due piani in giù per ammirare la sua coloratissima “Mattanza” dove c'è tutto dell'antico rituale della pesca del tonno.
Un altro curioso rimando è una foto, sempre di Cartier -Bresson, fatta a Orani, il paese di Costantino Nivola: è una coppia in costume, seduta davanti alla porta di casa: guarda l'obiettivo, con regale diffidenza. «Il fotoreporter - precisa ancora Paola Mura - era stato ospite dell'artista, a testimonianza di come mondi, apparentemente altri, entrassero in contatto».
Gli spazi di Palazzo di Città consentono di sviluppare, con ordine, un grande racconto. «Rigorosamente in bianco e nero - osserva Antonello Cuccu - dice di una Sardegna che lentamente cambia. Facce, espressioni, sguardi fermati dall'obiettivo di David Saymor che, raccontando Sant'Efisio, ferma la sua attenzione su questo strano popolo che gli gira intorno».
Un'esposizione capace di ricostruire per immagini la propria esistenza non poteva non ospitare il lavoro del regista Fiorenzo Serra: sono fotografie, questa volta a colori, testimoni della giusta attenzione per l'Isola e l'ambiente.
La mostra, che si apre questo pomeriggio (e sarà raccolta in un catalogo con i testi di Goffredo Fofi), segna la tappa più significativa di “Cagliari Paesaggio”, l'iniziativa promossa dal Comune, in collaborazione con la Fondazione di Sardegna, per testimoniare il legame tra i luoghi e chi li vive. «È la Sardegna che esce dalla guerra - osserva Paolo Frau, assessore alla cultura del Comune -: a Cagliari, chi ha perso la casa è andato a vivere all'Anfiteatro romano o a Tuvixeddu».
Caterina Pinna