Monastir e Ussana: «No, fare i parenti poveri non ci aiuta» San Sperate sta spingendo per Cagliari:
«Siamo parte della Città metropolitana»
Ora che il Consiglio dei ministri ha definito (servirà però un regolamento da adottare con un decreto del Presidente della Repubblica) persino la nuova sigla per le targhe automobilistiche della Provincia del Sud Sardegna (SU), l'Ente territoriale che sembra scontentare tutti appare più palese. E nei centri della seconda fascia, da San Sperate a Monastir, a Ussana (con Villasor, Nuraminis e Samatzai costituiscono l'Unione dei Comuni del Basso Campidano) ci si interroga.
Spingere per l'ingresso, dopo essere stati esclusi, nella Città Metropolitana o puntare sull'Unione dei Comuni: l'altro ente chiave della legge di riordino territoriale. Chi sembra avere le idee più chiare in questa congiuntura è San Sperate, dove sia Enrico Collu (sindaco riconfermato dal voto dell'11 giugno scorso) che la sua avversaria Amalia Schirru, hanno impostato la campagna elettorale per il reintegro nell'area inclusa nella Città Metropolitana che Modesto Fenu, ex consigliere regionale e organizzatore di un recente simposio sul tema, aveva definito “calata dall'alto”.
«San Sperate ha molti punti in comune con l'area della Città Metropolitana: cultura, economia e contiguità territoriale, e dovrebbe farne parte», ribadisce il sindaco Collu che, se dovesse servire, è pronto «a fare ricorso a un referendum popolare». San Sperate come Burcei insomma, ma per Collu «la consultazione popolare sarebbe un dispendio di soldi, perché il paese, già parte dell'Area vasta, deve stare di diritto con Cagliari». Una direzione opposta a quella dei comuni vicini.
«Ussana è un paese di 4 mila e 500 abitanti e non potremmo mai avere peso in un Ente grande come la Città Metropolitana: meglio puntare sull'Unione dei Comuni», ripete la vicesindaca Manuela Sedda. Il concetto, più o meno di Modesto Fenu che resta per ora l'unica voce sul tema per Monastir. «Esserci tanto per starci, e fare il parente povero e da periferia per Cagliari non farebbe bene a Monastir».
Ignazio Pillosu