Chessa: «Avevamo promesso che al termine dei lavori sarebbero tornati al loro posto» I fasci littori in piazza Gramsci Simboli del Ventennio sono stati riportati nel luogo d'origine
Riverniciati e freschi di posa. I due fasci littori sono tornati in piazza Antonio Gramsci proprio nei giorni in cui non mancano le polemiche sui simboli del periodo fascista che per alcuni dovrebbero essere cancellati (la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha dichiarato nei giorni scorsi che in Italia non c'è stato un percorso simile a quello della Germania post nazista - ma ha smentito di aver parlato di una eventuale rimozione) e per altri mantenuti come testimonianze della storia del Paese.
L'ASSESSORE «Avevo assicurato che dopo la riqualificazione della piazza li avremo rimessi a posto e ho mantenuto la promessa. Senza entrare in questioni politiche, io non sono fascista ma non si può negare un pezzo di storia, tutto qua», spiega l'assessore comunale ai Lavori pubblici Gianni Chessa che sta seguendo da vicino gli ultimi dettagli dei lavori prima dell'inaugurazione. «Se la cittadinanza, tutta, chiederà che vengano rimossi ci penseremo, per ora è desiderio di pochi». A far storcere il naso ad alcuni è il fatto che i due simboli del ventennio trovino spazio proprio nell'angolo della città dedicata al grande politico, filosofo e pensatore nato ad Ales. Ma qui erano in origine e qui sono tornati.
PERCORSO STORICO Le tracce del periodo fascista in città sono però numerose. In piazza Galileo Galilei si impone Palazzo Mussolini. Un edificio colore crema di 116 appartamenti distribuiti su pennoni di cemento che visti dall'alto disegnerebbero una M. «Ebbene sì, abito qui. Purtroppo è proprio palazzo Mussolini e se lo sapesse mio nonno avrebbe molto da ridire. Lui era un minatore a Carbonia e quando venne il Duce lo costrinsero a scendere in piazza, ma non avrebbe voluto», dice Giuseppe Orrù, originario di Villaspeciosa. All'angolo tra via Pergolesi e via Petrarca, invece, si trova palazzo Vinceremo, mentre per le vie di Castello persistono scritte ispirate all'ideologia fascista.
«SAREBBE UN ERRORE» «Rimuovere questi simboli sarebbe un errore e in questo non c'è alcuna connotazione di consenso. Sono documenti che raccontano una storia - spiega il soprintendente ai Beni culturali Fausto Martino -. Bisogna impedire questa furia iconoclasta. E poi sono processi che di solito si registrano all'indomani della caduta di un dittatore, ma qui sono passati cento anni. Seguendo questa linea anche i monumenti degli antichi romani, che non erano esattamente democratici, dovrebbero essere rimossi. Che facciamo con l'Anfiteatro?».
Mariella Careddu