Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Molentargius, ancora paura: un altro pomeriggio di fuoco

Fonte: L'Unione Sarda
17 luglio 2017


Due ettari di verde distrutti, fiamme bloccate a ridosso della zona protetta Molentargius, ancora paura:
un altro pomeriggio di fuoco 

Un'altra notte di veglia. Decina di sentinelle alla finestra con gli occhi fissi sul parco per essere certi che non torni a bruciare, per mettere a tacere il timore di dover lasciare le proprie case all'improvviso. Va avanti così da giorni, da quando i piromani hanno preso a innescare roghi nell'oasi di Molentargius.
L'ALLARME È accaduto anche ieri quando poco dopo le 16 una colonna di fumo nero si è alzata dal canneto oltre l'ingresso 42 in fondo allo sterrato dove prima del tramonto una dozzina di capre è tornata a pascolare. Epilogo di un altro pomeriggio drammatico: due ettari di verde distrutti e la paura di non riuscire ad arrivare in tempo per mettere in salvo gli esemplari protetti della fauna che popola il paradiso davanti allo stagno.
Per più di due ore il fuoco e il fumo denso hanno riempito l'aria davanti ai balconi all'angolo tra via Mascagni e via Bizet Georges, una strana periferia a due passi dalla centralissima via Turati di Quartu. È qui che centinaia di persone vivono da giorni con il fiato sospeso: prima segnalano che dal canneto il fumo si è alzato ancora e poi aspettano che vengano i soccorsi. Dall'altra parte della strada, al centro di un piazzale abbandonato, c'è una palazzina su due piani che guarda lo stagno. «Lì vivono sei famiglie e l'altro giorno le hanno fatte evacuare. Sotto gli alberi, dove ci sono le macchine abbandonate, c'è chi dice che ci sia anche qualche bombola di gas. Se le fiamme fossero arrivate fin lì sarebbe stato un disastro»: Erika Mura ha 19 anni, fa parte del Paff (Protezione ambientale flora e fauna) e aspetta che vengano le 20 per prendere servizio. Il padre, Raffaele, è il responsabile dell'associazione e alle 19, dopo aver atteso che le squadre di volontari, vigili del fuoco e Corpo forestale bonificassero anche l'area intorno ai due ettari di canne andati in fumo, si è rimesso in auto per verificare un'altra segnalazione, un nuovo focolaio accanto a un container dall'altra parte del parco. La sensazione è che le forze non siano abbastanza. In questa striscia di verde che protegge l'ecosistema filtro in cui vive la preziosa colonia di fenicotteri, ma anche rari esemplari di garzetta, falco di palude, germano reale e pollo sultano, sono intervenuti due elicotteri della Forestale e circa cinquanta uomini e donne. Tra loro c'è Milena Sarritzu, una ragazza dagli occhi verdissimi e la pelle candida annerita dal fumo e dalla cenere. A bonifica completata sfila il copricapo e cerca un po' d'acqua per recuperare energia in attesa di sapere se ci sarà una nuova chiamata.
«Per fortuna oggi è domenica, perchè di solito nelle giornate lavorative quel piazzale viene usato come parcheggio», racconta Paolo Lepporeddu, uno degli inquilini del palazzo che si affaccia sul parco che brucia mentre porta il cane Tobia a fare due passi. «Qui abitano tutte persone che lavorano ed escono a qualsiasi ora, non si può continuare così. Chi appicca questi incendi non si rende conto della gravità del proprio gesto. Non voglio immaginare quanti animali siano morti nelle fiamme».
L'APPELLO Il presidente dell'associazione Parco di Molentargius, Vincenzo Tiana, ha lasciato l'area dell'incendio a tarda sera. «Sono andato a vedere la situazione che è grave. Negli ultimi giorni sono stati distrutti circa dieci ettari di canneto che ha una funzione importantissima per proteggere l'avifauna. Di certo chiederemo agli organi del Parco, al Comune e alla Regione di intervenire per creare una zona filtro, una fascia di salvaguardia. Bisogna porre fino a questa cementificazione, sarebbe utile iniziare con degli accertamenti che consentano di verificare se le case presenti a ridosso dell'area protetta siano regolari oppure no. Bisogna porre fine a questa speculazione». La richiesta di intervento indirizzata a Comune e Regione potrebbe arrivare già oggi. Intanto, però, resta il timore che le fiamme, pur non avendo raggiunto l'oasi in cui vivono decine di specie protette, possano aver provocato dei danni. «Di certo l'avifauna è stata disturbata perchè la zona interessata dall'incendio si trova davanti alla preziosa area umida di Bellarosa», conclude Tiana.
SULLA STATALE La giornata di emergenza è proseguita fino a tardi. Quando le squadre della Forestale non avevano ancora completato la bonifica nel parco e gli elicotteri sorvolavano ancora l'area, è arrivata una nuova chiamata. Stavolta dalla 554, non lontano dall'uscita per la Statale 131. Le fiamme hanno distrutto sterpaglie e qualche albero, ma la situazione è ritornata presto alla normalità
Mariella Careddu