Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I sindaci in trincea: «Salvate gli ospedali»

Fonte: L'Unione Sarda
11 luglio 2017

A Oristano primi cittadini compatti contro la riforma

 

 

 

 

 

La rete ospedaliera, difesa con i denti dall'assessore regionale Luigi Arru, è bocciata al 99,9 per cento dai sindaci su chiamata dell'Anci. «Non vogliamo la guerra ma ridiscutere il piano con le proposte dei diversi comuni che l'Anci, attraverso un'apposita commissione, elaborerà in maniera unitaria», anticipa il presidente regionale dell'associazione dei comuni Emiliano Deiana .
«GRUPPO DI LAVORO» Il gruppo di lavoro, aperto anche ai tecnici, è stato designato all'unanimità dai trenta sindaci presenti ieri a Oristano. In tempi brevissimi il contropiano «più aderente alle reali esigenze dei diversi territori, alle condizioni sociali e economiche e non solamente – è la precisazione al peperoncino - agli studi dei tecnici, certamente interessanti ma spesso lontani dalla realtà», sarà presentato alla commissione Sanità del Consiglio regionale e alla Giunta.
La riforma è necessaria a condizione non tagli i servizi, questa è la linea d'azione. Dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda a quello di Sassari Nicola Sanna fino a Pietro Arca , sindaco di Sorradile che «pur non avendo l'ospedale ha diritto a una sanità di livello come quella di Milano». Ognuno dei primi cittadini ha qualcosa da rimproverare e da rivendicare. Giovanni Arru , sindaco di Sorgono: «Il piano classifica l'ospedale di Sorgono in “zona disagiata”: sbagliato: noi siamo comune montano e in tale fascia deve rientrare l'ospedale. Solo così possiamo mantenere i servizi che abbiamo, compreso il pronto soccorso 24 su 24».
L'IRA DI TEMPIO Il sindaco di Tempio Andrea Biancareddu , rifiuta l'ospedale di base e non solo per questioni di campanile: «Se Olbia è di primo livello, Tempio non può essere da meno. Chi fa le riforme dovrebbe conoscere un po' di geografia». Domanda: ma se calano per esempio le nascite che senso ha tenere un reparto che non lavora ed ha meno di 500 parti all'anno considerati la soglia di sicurezza? Risposta: se tolgono i medici e le infermiere, si fa quello che si può, quasi niente. Ma la domanda c'è, eccome se c'è: Anche Sandra Aresu , assessore di Lanusei, ha qualcosa da chiedere. «Con l'ospedale di base rischiamo di perdere i servizi essenziali. Lanusei che è già isolato rischia di esserlo ancora di più».
L'IRA DEL SASSARESE Per tutti la riforma è necessaria, i risparmi sacrosanti ma senza farli sulla pelle delle zone più svantaggiate. «Buon senso», raccomanda il sindaco di Alghero Mario Bruno riprendendo il giudizio negativo sul piano ospedaliero nella parte che riguarda il nord Sardegna. «I sindaci del sassarese hanno elaborato un documento che tiene conto delle esigenze dei diversi territori, la Regione lo prenda in considerazione». Domenico Gallus , sindaco di Paulilatino e consigliere regionale, ricorda i passaggi istituzionali: domani in commissione l'esame degli emendamenti e discussione in aula il 25. «Con la Regione prendiamoci qualche giornata in più di tempo», suggerisce il collega in Regione Mario Tendas con un tam-tam ai colleghi della maggioranza che ottiene un pieno di “mi piace”.
ANCHE ZEDDA IN CAMPO L'ok al gruppo di lavoro arriva anche dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda , preoccupato per quel che sarà del San Giovanni di Dio, dove si chiude il pronto soccorso ma si tiene aperta la cardiologia, e per il Marino. «Assistiamo all'ennesima eliminazione di un presidio». Il collega di Sassari, Nicola Sanna , si dice «sorpreso che le esigenze dei territori non vengano prese in considerazione. Bisogna correggere le storture, ma esiste una volontà politica in questo senso?», si chiede. E poi sul risparmio (a parole) cita lo sconcio della base per l'elicottero piazzato sul tetto dell'ospedale sassarese: «fuori norma, ma chi paga?». «L'Anci si faccia sentire», suggerisce Paola Massidda sindaca di Carbonia per niente d'accordo sul piano ospedaliero. Chi più chi meno tutti qui a Oristano fanno pollice verso rinforzato dalla faccina triste e la lacrima di rabbia.
Antonio Masala