La rabbia dei Comuni
«Non potete toglierci
il diritto alla salute»
Da tutti i territori della Sardegna il messaggio è unico: «Non toglieteci gli ospedali e lasciateci quel poco che abbiamo».
È soprattutto la paura ad alimentare il grido di protesta dei sindaci sulla riforma sanitaria. Ieri mattina nel corteo erano tante le fasce tricolori a marciare verso il Consiglio regionale, sostenute da concittadini e associazioni. Temono i piccoli Comuni perché i numeri, che garantiscono la sopravvivenza delle strutture, non sono dalla loro parte e così «le zone considerate periferiche lo diventano ogni giorno di più», spiega Omar Hassan, presidente dell'Anci piccoli Comuni. A farne le spese saranno il «personale mortificato e i pazienti che subiscono le conseguenze della mancanza di lungimiranza della politica regionale».
L'ABBANDONO La riorganizzazione della rete ospedaliera ha l'obiettivo di razionalizzare le cure nel territorio sardo. Questo, però, significa che non tutti i reparti possono essere in tutte le strutture dell'Isola che dovranno fare riferimento ai grandi ospedali. Ma non tutti sono disposti ad assistere allo «smantellamento dell'ospedale».
Uno di questi è Luca Pilia, sindaco di Isili, in corteo per difendere la struttura del San Giuseppe: «Per noi il grande problema è l'interruzione della chirurgia - lamenta - dopo che sono stati spesi soldi pubblici per realizzare le sale adesso si vuole limitare l'attività». Nemmeno l'attivazione dell'emergenza-urgenza tranquillizza il sindaco perché «tutto è ancora incerto e noi vogliamo un ospedale vero».
DISTANZE E LACUNE Il sindaco di Pattada, Angelo Sini, spiega che «senza quello di Ozieri, l'ospedale più vicino è a Sassari, struttura già congestionata». Per quanto riguarda il risparmio, secondo Sini «non credo che ospedali come quelli di Ozieri o Thiesi incidano in maniera determinante sul bilancio». Mariella Pisci, del Comitato Sanità bene comune di Isili, racconta le difficoltà che «sta affrontando la comunità nell'ultimo anno e mezzo». Uno dei casi è «l'assenza dell'oncologa che faceva il servizio a domicilio per i pazienti che non avevano necessità del ricovero e che sono in difficoltà».
I NUMERI Alessandra Farina, 25 anni, infermiera disoccupata e assessora a Bono, arriva a Cagliari in rappresentanza del sindaco. Un centro di circa 3.500 abitanti che ora può contare su «un presidio distaccato per la dialisi e centro prelievi dove lavorano circa 30 persone». Un punto di riferimento per tutto il Goceano, destinato alla chiusura se «non ci sarà più l'ospedale di Ozieri». In rappresentanza del sindaco, da Bosa c'è l'assessore ai Servizi sociali, Salvatore Fois: «Ci battiamo per mantenere il Pronto soccorso attivo per ventiquattro ore con il personale ospedaliero». Perché questo accada è necessario raggiungere i 6.000 accessi all'anno, ma al Mastino di Bosa «arriviamo a 5.303, ma non si può basare tutto su un calcolo numerico».
Matteo Sau