Ciclismo: sul primo arrivo in salita un'impresa storica del Cavaliere dei 4 Mori Aru , una vittoria da fuoriclasse Trionfo al Tour: «Quando sto bene, io attacco»
Il primo scatto del 104° Tour de France è come il fulmine di Zeus che si abbatte sulla salita verso la Planche del Belles Filles: Fabio Aru arriva solitario al traguardo, scuote la classifica e riscrive la storia dello sport a 2400 metri dall'arrivo della corsa ciclistica più importante che un sardo abbia mai vinto. «Quando sto bene io attacco», ha scritto il 27enne scalatore su Twitter, con una frase destinata a essere scolpita nel granito. Ieri per lui è cominciata una nuova carriera: la svolta avviata a Ivrea, quando si vestì di tricolore conquistando la prima vittoria in una corsa di un giorno, ha trovato ieri un logico sviluppo.
L'ATTACCO La tappa partita da una Vittel dove teneva banco il dibattito sull'espulsione di Peter Sagan, era breve e cattiva. Due salite sequenziali negli ultimi 22 km di corsa: nella prima la Bmc di Richie Porte ha scandito il passo per abbattere il vantaggio di sei fuggitivi; nella seconda, Chris Froome ha schierato in fila i suoi a tirare: Kwiatkowski, Nieve, Henao, la maglia gialla Thomas, Landa. Il ritmo era infernale, il gruppo si è ridotto a meno di venti unità, perdendo nomi importanti (Mollema e i francesi Bargueil, Pinot, Rolland). Dei 5,9 km con pendenze in doppia cifra percentuale, metà erano passati quando la maglia tricolore ha cominciato a ondeggiare ben visibile nelle inquadrature frontali di una regia francese insopportabilmente sciovinista. Mancavano 2400 metri quando, sulla destra della sede stradale, Fabio è partito.
IL TRIONFO Froome ha cambiato un uomo, ha provato a mantenere un'andatura regolare, per rientrare sul fuggitivo in progressione. Ma Aru non ha mollato. Si è voltato a guardare, ha rilanciato l'azione. L'unico a tentare il contrattacco è stato Simon Yates (il vero capitano dell'Orica), mentre il team Sky è parso spiazzato. Si è dovuto impegnare Geraint Thomas per provare a chiudere, poi è partito Chris Froome e pochi lo hanno seguito. Anzi, prima Jacob Fuglsang (ormai ex co-leader dell'Astana), poi Nairo Quintana (che aveva provato a seguire Froome) e Alberto Contador hanno perso terreno, mentre Esteban Chaves ha accusato un calo anche più netto. Soltanto Porte, Bardet, Dan Martin ma anche Uran sono rimasti con il keniano bianco. Aru non ha mai esitato, anzi a mano a mano che il traguardo si avvicinava moltiplicava lo sforzo. Sino a pochi metri dall'arrivo, quando un vessillo dei 4 Mori segnalava la fine del “muro” al 20% di pendenza. Restava soltanto da alzare le braccia al cielo e attendere i rivali al traguardo per tirare le somme.
LA CLASSIFICA Con i punti del gmp, Fabio Aru oggi partirà vestito a pois rossi, altro primato per la Sardegna. Ma sono tanti i record che oggi scrive per la sua terra, tanto che il presidente Pigliaru ha subito cinguettato : «I Quattro Mori sventolano su La Planche des Belles Filles! Grazie Fabio Aru, ancora una grande impresa, ancora una grande emozione per la Sardegna». La maglia gialla invece scivola dalle spalle di Thomas a quelle ossute di Chris Froome, che ha ammesso: «Quando ho visto partire Aru, ho fatto un errore di valutazione». Un anno fa diceva di non sapere neppure dove fosse in classifica: un progresso c'è stato. Di sicuro lui e gli altri dovranno fare i conti con Fabio.
IL TEAM ESULTA In casa Astana, dove Fuglsang (16° a 1'07” da Aru) è il più deluso, si festeggia: «Fabio stava bene era in crescita», dice il gm Alexandre Vinokourov, «ci ha provato e ha vinto e con la maglia italiana, così è più contento». Poi aggiunge, a RaiSport: «Vediamo domenica con le vere salite cosa succede. Questa era una sola salita secca, ma è importante aver vinto subito». Ora due tappe per velocisti (oggi Vesoul-Troyes di 216 km), prima del weekend di salite. C'è spazio per godersi questo storico trionfo.
C. A. M.