L'INTERVISTA. Dalle estati al Lido ai palchi di tutto il mondo: storia di una star
Un prezioso Stradivari per la talentuosa violinista Tifu Tra un diamante e un violino? «Un violino, tutta la vita». Anna Tifu non è una donna che si lascia incantare dallo sbrilluccichio di un gioiello. Ci vuole ben altro, meglio un Marèchal Berthier. Un grande amore con tanto di nome, cognome e un valore di 15 milioni di euro che, però, non sembrano impensierirla un granché «perché se ci penso mi innervosisco e non suono come dovrei». Quindicimilionidieuro con i quali regalare sogni fatti di note, da riporre subito dopo in una custodia e da non far toccare a nessuno. Lo Stradivari con il quale la trentunenne cagliaritana gira il mondo è il violino del 1716 che Francesca Peterlongo, della Fondazione Canale di Milano, le ha affidato in una mattina di aprile di due anni fa e con il quale Anna ha registrato “Tzigane” il primo disco marchiato Warner, uscito il 16 giugno scorso e già andato esaurito (tornerà disponibile entro la settimana prossima).
Un sogno diventato realtà.
«L'ho sempre desiderato, è uno degli Stradivari più belli al mondo per il quale pago un'assicurazione di 19mila euro all'anno».
Nessuno sponsor o contributo da Comune o Regione per sostenere il talento di una cittadina illustre?
«No, mai avuto nessun aiuto».
Ex enfant prodige e figlia d'arte. Babbo Mircea (che lei chiama proprio Mircea) nato in Romania, è l'ex violinista del Teatro Lirico.
È stato lui a trasmetterle il sacro fuoco dell'arte?
«Da quando ero piccolissima volevo suonare come faceva lui ma provavo e, ovviamente, non era possibile. Serve studiare, applicarsi molto. Ma non quanto fanno gli asiatici che studiano 10 ore al giorno, perché per dare emozioni sul palco la vita la devi vivere. Io studio cinque ore al giorno e di più non potrei, non renderei. Ma così ho iniziato a sei anni e non mi sono più fermata».
Perché per quella bimba dagli occhioni verdi e i riccioli d'oro che alle bambole preferiva il violino la musica non è mai stata un capriccio. Ora Anna Tifu è una donna bella e giovane che si racconta dal divano della casa di famiglia nel cuore della città e che da tre mesi ha pure trovato l'amore. Si chiama Federico Colli ha 28 anni, è arrivato dopo un violoncellista coreano e un ingegnere di Portoscuso, ha già conosciuto mamma e papà «ed è quello giusto». Tra poco la raggiungerà a Cagliari dove Anna sta trascorrendo le vacanze.
«Questo è il mio posto del cuore. È qui che da ragazzina andavo in discoteca con le mie amiche o al Lido per le lunghe giornate di mare. Sono cresciuta al tennis club. Cagliari l'ho sempre vissuta tanto e in qualunque posto io vada, mi manca al punto da doverci tornare almeno una volta al mese. È la mia città e qui suono sempre molto volentieri».
L'ultima volta è stato due anni fa.
«Spero di tornare presto».
Troppo bella per essere brava?
«Questo è un mestiere in cui non puoi imbrogliare: tu sei lì col tuo strumento e devi suonare bene, da lì non si scappa. Il talento o ce l'hai o non ce l'hai».
E se Anna Tifu non fosse diventata Anna Tifu?
«Non so cosa avrei potuto fare, non ho mai avuto il tempo di pensarci. Ma io sono nata per fare la solista».
Una prima donna della musica classica ma molto pop.
«Prima donna no, ma non avrei mai suonato in un'orchestra».
Dagli scatti social sembra una donna molto sicura di sé.
«Me lo dicono in tanti quando vedono le foto glamour oppure quelle scattate mentre suono, ma sembra così perché il violino mi dà molta sicurezza. Di certo mi piace indossare un bel abito e sono consapevole del mio talento e delle responsabilità che ho verso questo talento».
Una precisina?
«Sono molto esigente. Se sbaglio una nota, mi metto a piangere. Ecco, dovrei imparare a essere un po' meno severa con me stessa. Siamo umani e una giornata storta ci sta, ma non bisogna mai pensare di essere arrivati».
Quando è arrivata la svolta?
«Nel 2007 quando ho vinto il concorso Enescu a Bucarest, dove tornerò a suonare nel 2019 per la prima di un concerto per violino che sta scrivendo apposta per me il grande compositore Micheal Nymar. Lì c'è molto attenzione per la musica classica. Per esempio, il disco è sponsorizzato da Samsung Romania che ha voluto aiutare un'artista rumena».
Ha anche la cittadinanza romena?
«No, italiana di papà romeno»
E in Italia? E a Cagliari?
«Qui no, qui sono un po' esterofili».
Mariella Careddu